’93: Bossi con Craxi. 2013: Grillo con Berlusconi? La prima gallina che canta…

beppe_grilloROMA – Non ci saranno, ma se ci saranno, come saggezza popolare insegna, la prima gallina che canta è quella che ha fatto l’uovo. Sono i famigerati franchi tiratori, quelli che solo pochi mesi fa hanno chiuso la strada del Colle a Romano Prodi e che 20 anni fa salvarono, sia pure solo in aula a Montecitorio, Bettino Craxi. I franchi tiratori che oggi, in vista del voto di Palazzo Madama sulla decadenza di Silvio Berlusconi tutti temono o dicono di temere o evocano o auspicano. Li teme, poco, molto poco, il Pdl, preoccupato che tra le sue fila possa sedere qualcuno interessato più alla poltrona che al Capo, e li teme molto di più il Pd che, come dice Beppe Grillo nel suo blog, “morirebbe se il Cavaliere venisse salvato”. Ma se nell’elezione per il Presidente della Repubblica i franchi tiratori, i 101 che bocciarono Prodi, venivano dal Pd, oggi le cose sembrano stare in modo diverso. I primi a “cantare”, a chiedere il voto palese, sono stati quelli del MoVimento5Stelle. Esattamente come 20 anni fa quando, nel 1993, la Lega che esponeva il cappio per i ladri di Mani Pulite, in Parlamento votò, via franchi tiratori, contro l’autorizzazione a procedere per Bettino Craxi.

Fece così allora la Lega di Bossi, allora era il partito più anti sistema che c’era. E fece così proprio perché era un partito anti sistema. Mostrare al mondo che il Parlamento, il “Palazzo”, quella che poi si sarebbe chiamata “La Casta” copriva con un voto segreto uno dee “suoi”…Mostrare che le differenze tra democristiano, comunisti e socialisti erano fittizie e comunque meno forti della solidarietà di “casta”…Mostrare lo schifo del voto segret che salva “l’infame” era il sistema migliore per infliggere al sistema un colpo mortale. E funzionò: dopo quel voto il governo Ciampi traballò, i ministri Ds ne uscirono…Fu utile alla Lega di allora organizzare i franchi tiratori pro-Craxi. tanto utile che ci sono voluti una quindicina di anni per scoprire che poi tanto anti sistema la Lega non era.

Organizzare franchi tiratori pro Berlusconi potrebbe essere molto utile…a chi? Solo ad M5S: “l’obbrobrio” del voto segreto che salva Berlusconi…il governo Letta che traballa, i ministri Pd che mollano… Solo a Grillo potrebbe convenire, solo con la sua lettura del paese e con la sua strategia combacia la scena dell’aula che salva Berlusconi…Salvo solo in aula peraltro e solo dalla “decadenza”. Per nulla salvo perché negli stessi giorni arriva dal Tribunale di Milano la “interdizione”. Solo a Grillo potrebbe convenire vi siano franchi tiratori. Il che non vuol dire che Grillo li organizzerà. Anzi la previsione è che franchi tiratori non ve ne saranno.

Ma è bene ragionare: se ve ne saranno, se l’aula del Senato non dovesse votare la “decadenza” di Berlusconi da senatore a norma della legge Severino, chi ne pagherebbe le conseguenze fino ad esserne “asfaltato” è il Pd. Quindi dal Pd non verranno franchi tiratori. Chi ne trarrebbe il maggior vantaggio è M5S. Il che non vuol dire che lo faranno. E non lo faranno per un motivo molto semplice, aritmetico: per salvare Berlusconi in aula ci vogliono 43 voti. Troppi per una manovra coperta e segreta, troppi per venire da un solo gruppo senatoriale…si vedrebbe anche nel segreto. Per far 43 bisogna mettersi d’accordo tra franchi tiratori di diverse e forse avverse famiglie politiche, per questo con tutta probabilità non succederà. Eppur ci sono sia tentazione che timore.

“Sono sicuro che Grillo dirà a 20 dei suoi di votare per Berlusconi. Vuole sputtanarci, farci esplodere. La Lega fece lo stesso per l’arresto di Craxi. Agitavano il cappio ma organizzarono i voti che salvarono il segretario socialista — spiega  Miguel Gotor, ex spin doctor di Bersani e senatore alla prima legislatura —. La Seconda repubblica crollò e giunse l’ora di Bossi”. “Con Berlusconi succederà proprio come con Craxi. Se c’è qualcuno che lo salverà nel voto segreto”, sussurrava giorni fa il senatore del Pd Ugo Sposetti, “quelli saranno i grillini”. Idea folle? Non proprio, almeno visti i precedenti. I “cittadini” e gli elettori di Grillo inorridiranno all’idea e la scacceranno come falsa ma, esattamente due decadi or sono, il 29 aprile del 1993, la Lega che come oggi i grillini chiedono, anzi urlano e pretendono, raccoglieva consensi al grido di “a casa la casta”, decise poi in aula per il salvataggio del principe della casta.

“Presenti 565, votanti 564, astenuti 1, maggioranza 283, favorevoli 273, contrari 291”, annunciò l’allora presidente della Camera Giorgio Napolitano leggendo l’esito dello scrutinio — segreto, ovviamente — con cui l’Aula di Montecitorio aveva appena respinto l’autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi. Era il 1993 e la conseguenza di quel voto, di quel salvataggio, fu la crisi del governo Ciampi. Quattro ministri del neonato governo, Luigi Berlinguer, Augusto Barbera, Vincenzo Visco e Francesco Rutelli, si dimisero subito. Un altro, Paolo Savona, li seguì a ruota. Il partito di Bossi, agendo apparentemente contro logica, ottenne in un sol colpo la fine dell’odiato esecutivo e la “prova provata” che erano “tutti uguali” tranne la Lega. Non è detto che il copione si ripeta, e anzi non si ripeterà, ma è indubbio che oggi il MoVimento5Stelle si trovi esattamente nelle stesse condizioni. Se Berlusconi venisse salvato dal Senato il Pd, come Grillo stesso sottolinea, imploderebbe. E con lui il governo. E alle successive elezioni l’uomo da battere sarebbe inevitabilmente quel Grillo che potrebbe facilmente agitare la salvezza del Cavaliere come la prova della colpevolezza della casta.

I più spaventati dal possibile esito della votazione, e dai franchi tiratori, sono quindi proprio quelli del Pd. I democratici hanno infatti tutto da perdere e, per fugare i dubbi sull’operato dei loro senatori di fronte agli elettori, le stanno pensando tutte. E’ ad oggi probabile che, se con voto segreto si procederà, darà ordine il Pd a tutti i suoi eletti a Palazzo Madama di votare in moto che i fotografi possano immortalare la prova che hanno votato contro il salvataggio del Cavaliere. Modi, un filo cervellotici e al limite del paranoico, ne esistono. “Io lo proporrò all’assemblea dei miei colleghi — annuncia Gotor — . I 108 senatori del Pd devono mettere nella buca dello scranno solo l’indice della mano sinistra. In quel modo è fisicamente impossibile esprimere un voto diverso dal ‘sì’ (alla decadenza di Berlusconi da senatore, ndr). Ci mettiamo d’accordo con alcuni fotografi che riprendono la scena, postiamo tutto sui social network ed evitiamo guai”.

Dal fronte M5S anche il senatore Mario Giarrusso promette che fotograferanno tutto con lo smartphone. Escamotage a parte la paura però rimane. La base dei democratici, ancora scottata dall’affondamento di Prodi, freme e non perdonerebbe mai un voto che non dia come esito la decadenza. Ed è per questo che lo stesso Pd si è detto favorevole alla proposta dei grillini di votare col voto palese. Richiesta fatta in primis proprio da Grillo, ma qui torniamo alla “prima gallina che canta”. Anche perché, come dovrebbero sapere persino gli inesperti uomini di Grillo, votare col voto palese è cosa pressoché impossibile. L’attuale regolamento di Palazzo Madama prevede che, in presenza di una richiesta in tal senso fatta da soli 20 senatori, si debba procedere con lo scrutinio segreto. Tempi per cambiare i regolamenti non ce ne sono, anche se Giarrusso afferma il contrario, su Berlusconi si voterà nella prima metà di ottobre e, ad occhio, almeno 20 fedeli pronti a chiedere il segreto dell’urna il Cavaliere li dovrebbe trovare.

Teatro quindi, teatro quello fatto da Grillo nel chiedere il voto palese e nel definire il voto segreto “un abominio”. Abominio o meno che sia, il voto segreto esiste e con ogni probabilità sarà quello obbligato per la tanto attesa votazione. Teatro che nasconde però preoccupazioni vere e diametralmente opposte, quelle del Pd e del Pdl, e che potrebbe nascondere anche qualche calcolo utilitaristico.

Perché è in fondo l’utilità, spesso la propria, che muove i franchi tiratori. Non sono questi infatti dei folli, delle schegge impazzite, ma uomini e donne, senatori e deputati che agiscono comunque con una logica. A volte meramente personale e altre di partito. Limitandoci ai due esempi citati in cui il voto segreto ha regalato esiti inattesi, nel 1993, il salvataggio di Bettino Craxi fu utilissimo, forse indispensabile, all’esplosione in senso positivo del Carroccio; nel 2013 invece l’affossamento di Prodi poteva ed era voluto sia da chi gli preferiva Stefano Rodotà sia da chi voleva le larghe intese che un Prodi al Quirinale avrebbe precluso. Chi sono dunque i famosi 101 del Pd che non votarono Romano Prodi presidente della Repubblica? Sono quelli che volevano il governo con Grillo e presidente Rodotà e quelli che volevano “larghe intese” con il Pdl. Quei 101 sono “di destra e di sinistra” dentro il Pd. Perciò furono così tanti. Oggi non c’è nessuno dentro il Pd, né destra né sinistra che sopravviverebbe a un Berlusconi salvato, quindi di franco tiratore Pd non ce ne sarà neanche uno.

 

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