ROMA – Potrebbe uccidere più della metà della popolazione mondiale, cioè oltre 3 miliardi e mezzo di persone. Teoricamente il virus dell’aviaria geneticamente modificato, mantenendo lo stesso tasso di mortalità che aveva il virus originario, cioè di quasi il 60%, potrebbe arrivare a tanto. Il super virus dell’aviaria è stato creato da due università attraverso due ricerche autonome giunte però a risultati simili e ora, alla vigilia della pubblicazione dei dati delle ricerche, il governo americano ha chiesto che quei dati vengano tenuti segreti. Troppo pericolosi per essere divulgati. Preoccupazione giusta e comprensibile ma allora perché creare in laboratorio un virus potenzialmente in grado di sterminare l’umanità? Perché la conoscenza è fondamentale risponde più o meno all’unisono la comunità scientifica internazionale.
La creazione del super virus aveva acceso un dibattito all’interno della comunità scientifica già alla fine di novembre, quando era stata diffusa la notizia che i ricercatori dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam avevano prodotto una variante estremamente contagiosa del virus dell’influenza aviaria H5N1 in grado di trasmettersi facilmente a milioni di persone. Gli scienziati hanno scoperto che bastano cinque modificazioni genetiche per trasformare il virus dell’influenza aviaria (che finora ha ucciso 336 persone nel mondo su 573 casi registrati, con una mortalità quindi 58,6%, dati Oms del 15 dicembre 2011) in un agente patogeno altamente contagioso che potrebbe scatenare una pandemia. Il virologo alla guida degli esperimenti, Ron Fouchier, aveva riconosciuto che la variante geneticamente modificata è uno dei virus più pericolosi che siano mai stati prodotti.
Ora, alla vigilia della pubblicazione dei risultati della ricerca, simile a quella condotta dall’università Wisconsin in collaborazione con l’università di Tokyo, è arrivata richiesta di censura da parte di una commissione che fa capo al governo statunitense a due riviste scientifiche del calibro di Science e Nature. Il National Science Advisory Board for Biosecurity – creato ad hoc dopo l’emergenza antrace – sulla scia della preoccupazione per un possibile utilizzo terroristico dei dati, ha chiesto ai direttori delle due prestigiose pubblicazioni di non divulgare parte dei dettagli di due studi sperimentali che documentano la realizzazione di un “supervirus” dell’influenza aviaria ottenuto in due laboratori, negli Stati Uniti e in Olanda. Le conclusioni della ricerca possono essere pubblicate, “ma non i dettagli sperimentali e i dati che potrebbero rendere possibile una ripetizione degli esperimenti di laboratorio”, è scritto nella raccomandazione inviata alle riviste.
Secondo gli esperti governativi la pubblicazione dei dettagli potrebbe risultare particolarmente interessante per i bioterroristi. L’alterazione del virus messa a punto in laboratorio ha “maggiori potenzialità di essere contagiosa per l’uomo”, avverte l’organo Usa. Da qui la richiesta di togliere “i dettagli sperimentali e i dati sulla mutazione che permetterebbero la replica degli esperimenti”.
Se è vero che il parere della commissione non è vincolante, i direttori delle due principali riviste scientifiche mondiali hanno fatto sapere che “prenderanno in seria considerazione l’avvertimento a patto che si studi un modo per far arrivare le informazioni agli scienziati che ne dovessero aver bisogno”, riporta il quotidiano statunitense. La giustificazione degli scienziati per aver creato il supervirus è infatti quella di poter permettere agli esperti di tutto il mondo di prepararsi in anticipo ad un’eventuale nuova pandemia più aggressiva delle precedenti.
Se gli autori delle pubblicazioni e molti altri colleghi difendono il diritto della comunità scientifica ad essere informata dei progressi della ricerca, l’Nih replica che farà in modo che tali informazioni siano disponibili per gli esperti con le dovute credenziali. Il sistema, spiega Anthony Fauci alla Bbc, sarà messo a punto prima della prevista pubblicazione degli studi, a gennaio. Ma se Science e Nature decidessero di procedere con la pubblicazione completa, senza censure, ammette, non sarebbe possibile fermarli.
La conoscenza è potere, è vero, ma non tutti gli scienziati concordano sulla bontà dell’idea di creare il super virus. Secondo alcuni scienziati, non solo i dati non vanno pubblicati, ma la ricerca stessa non andava fatta. “È solo una cattiva idea quella di trasformare un virus letale in un virus letale e altamente contagioso”, ha commentato Richard Ebright, biologo molecolare della Rutgers University nel New Jersey. Pubblicate o no, oramai, il super virus esiste.
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