Zuckerberg e il caso Facebook: “Vogliono farlo ancora per influenzare il voto”

Facebook analytica e lo scandalo della manipolazione dei voti
Zuckerberg, Facebook e il problema della manipolazione del voto (nella foto Ansa, Mark Zuckerberg)

ROMA – Si possono influenzare, sono state influenzate nel recente passato e tenteranno di farlo ancora in futuro.

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La manipolazione del voto e della volontà popolare attraverso i social network è ormai un dato di fatto e non più una semplice paura. Una realtà assodata per cui il creatore di Facebook Mark Zuckerberg ha appena chiesto scusa, riferendosi al caso di Cambridge Analytica, ma che lui stesso teme possa ripetersi. “Sono sicuro che qualcuno tenterà di influenzare le elezioni di medio termine”, ha detto Zuck lanciando già un nuovo allarme insieme al mea culpa per quanto successo. “Cambieremo, staremo più attenti”, promette il papà di Facebook affidando la sua rinnovata attenzione ad una nuova etica nata in lui insieme alle figlie.

Una promessa che visti i precedenti non rassicura molto, almeno finché il potere dei ‘signori’ della Rete rimarrà pressoché assoluto. Prima della promessa a far rumore è però l’ammissione contenuta nel messaggio e nella successiva intervista data da Zuck alla Cnn. Lui ha comprensibilmente provato a spiegare quel che è successo assumendosene da una parte la responsabilità, in quanto patron di Facebook, e dall’altra provando ad argomentare come fossero lui e il suo social parti lese, sfruttate da malintenzionati che hanno abusato della loro buona fede e del loro scarso controllo.

La notizia è però che i cosiddetti malintenzionati hanno avuto successo, sono riusciti nel loro intento così bene che sicuramente ci proveranno ancora. Le elezioni quindi, stando alle parole di Zuckerberg, non solo si possono influenzare ma già lo sono state, da Trump alla Brexit. E non sono state influenzate con post elettorali mirati, o almeno non solo con quelli perché l’americano innamorato delle armi e nostalgico del Ku Klux Klan difficilmente avrebbe votato per i democratici e per la Clinton, ma attraverso le famigerate fake news. Attraverso cioè una disinformazione mirata che condiziona l’utente elettore ‘vergine’, quello cioè che non sa esattamente cosa votare e il cui voto è quindi influenzabile. Sono stati guidati così gli elettori americani quando hanno mandato Donald Trump alla Casa Bianca e sono stati guidati così gli elettori che al di qua dell’Atlantico hanno votato per la Brexit.

Il rosso presidente e il ‘leave’ avrebbero vinto comunque? Certo è possibile, ma ormai non possiamo nasconderci che la Rete e la sua manipolazione abbiano giocato un ruolo importantissimo se non decisivo. Ma questo è il passato. Un passato da cui non siamo al sicuro perché è lo stesso Zuck a lanciare l’allarme per le prossime elezioni di mid-term, cioè le elezioni in cui gli americani sono chiamati a rinnovare buona parte del loro Parlamento a metà del mandato presidenziale. Ma quella del papà di Facebook è una visione comprensibilmente americocentrica, per quanto avendo oltre un miliardi di utenti questa visione sappia quasi di provinciale. Il rischio è infatti più grande e soprattutto più diffuso. Oltre a quelle americane possono essere influenzate tutte le elezioni e tutti i voti, compresi i nostri. “Ora l’unica cosa che mi interessa è costruire qualcosa per cui le mie figlie, crescendo, possano essere orgogliose di me”. Basterà?

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