ROMA – Roma si governa così…Alcuni sono i galera per Mafia capitale, alcuni scampati vanno in TV spiegano alla Raggi ma i congiuntivi a Di Maio chi li insegna? Cesare Lanza si interroga in questo articolo pubblicato anche sul suo blog.
“La pignoleria non è affatto un difetto, tanto più in questo clima dilagante di sciatterie, frettolosità, superficialità e imprecisioni. Puntualizzare mi sembra una virtù preziosa. Su Fb, dove questo grande regista è molto assiduo, ho letto una nota di Luciano Odorisio sulla sindaca di Roma Virginia Raggi.
Condivido in pieno e la trascrivo, non senza aver aggiunto che Odorisio un secolo fa ha firmato una sua bellissima opera prima, come tale premiata al Festival di Venezia: Sciopèn. Uno dei più graffianti racconti sulle volgarità e le meschinità della provincia italiana, con una (almeno per me) eroticissima, indimenticabile Giuliana De Sio.
“Io non scrivo a “favore” della Raggi, che non conosco ancora, io scrivo in “attesa” della Raggi, di quel che farà… Dopo Mafia Capitale, alcuni sono in galera, altri invece sono in TV a spiegarci come si governa Roma, forse è lecito cambiare… Aspettando la Raggi, vittima e protagonista al tempo stesso di lotte (intestine presumibilmente), assisto ad una violenza inaudita nei suoi confronti e contro il M5S, unica opposizione che possa contrastare la presa di potere dell’uomo che sussurra all’iPhone, lo stesso uomo che fra 20 anni direte “Chi, io? Mai votato”… Bene, io non difendo nessuno, ma neanche posso assistere in silenzio a questo fuoco di fila di regime, spesso inventando e coprendosi anche di ridicolo… Mi sia permessa una battuta ironica, mi sia permesso del sarcasmo… Cosa sono io? A saperlo… Continuo a definirmi di sinistra, sono di sinistra, ma la mia sinistra non la vedo più… Ce ne sarà un’altra, la sto aspettando, nel frattempo mi batto contro il regime… contro una voce che sta diventando unica, contro le bugie clamorose, contro chi giudica per “il colore dei calzini” per intenderci… Sarò stato chiaro?”. Fine della citazione di Luciano Odorisio.
Anch’io sorrido, come tutti, di fronte a quel congiuntivo sbagliato di Di Maio e la sua convinzione che Pinochet fosse dittatore in Venezuela. Però… vero è che Di Maio, che fino a ieri aveva un aplomb fantastico, l’abito giusto del futuro premier, si sta rovinando con le sue mani, tra gaffe culturali e politiche. Però… vogliamo mettere in riga tutti gli strafalcioni di congiuntivi, di grammatica e di sintassi della nostra classe politica? L’elenco sarebbe interminabile. Sul Venezuela anziché il Cile, non giustifico.
Di Maio, prima di parlare di cose che non conosci, potresti documentarti o, almeno, tacere. Sui congiuntivi, invece, mi autonomino avvocato difensore. Chi, a cominciare dal sottoscritto, non ne sbaglia qualcuno? Vogliamo, anche qui, fare un elenco degli infortuni – per il rispetto del linguaggio – dei nostri uomini politici, anche i più famosi? E, tuttavia, una giustificazione ve la propongo, è quella che dico a mia moglie quando con pignoleria mi contesta. Se non rinnovassimo il linguaggio, per ignoranza o per audacia, parleremmo ancora come nel film, irresistibile, di Monicelli con protagonista Vittorio Gassman “L’armata Brancaleone”.