Ronaldo pensaci. Guadagnerai pure tanti soldi giocando a calcio in Arabia Saudita, però….. Può succedere quanto è accaduto a Cristiano Ronaldo che dopo aver segnato un gol su calcio di rigore si è fatto il segno della croce.
Non si può, è vietato in quel paese “in quanto espressione pubblica della fede cristiana”. Allora il super campione portoghese dovrà certamente pagare una multa se non difendersi dinanzi alla giustizia.
E’ una notizia che lascia esterrefatti in un mondo che è ormai globalizzato. Potrebbe addirittura sembrare uno scherzo, ma non lo è. Dunque, partecipare al campionato di Saudi League (così è definito) impone regole assurde. D’accordo, chi va a giocare da quelle parti incassa fior di milioni. Tanti quanti non ne prenderebbe mai in Europa. Così, tanti assi che hanno calcato pure i campi italiani si son lasciati attrarre dal dio danaro e non hanno avuto dubbi anche se in Italia erano nella “rosa” di squadre importanti.
Allora, guardiamo il rovescio della medaglia e figuriamoci che uno di questi campioni (del nostro Paese o di un altro non importa) venga acquistato da una società italiana, anche di prestigio. Che so? La Juventus, il Milan, l’Inter, il Napoli. E facciamo l’ipotesi che questi atleti riescano a fare un gol in Saudi League e ad esultare come avviene sempre in questi casi. Quindi, se non è di fede cristiana e segua i princìpi della sua religione, può darsi che si rivolga al suo Dio nella maniera in cui è abituato nel suo Paese.
Eppure, i giocatori di grido che se ne sono andati dall’Italia o dall’Europa sono tanti. Ai milioni promessi (molti da farti impallidire) non si dice no e non si rimane dove i guadagni sono assai inferiori. Questo fenomeno coinvolge soprattutto la vita di quei giocatori che sono ormai sul viale del tramonto, ma hanno conservato un nome che ha varcato ogni confine. Fanno gola a quegli emiri stramiliardari che vogliono stupire il mondo e se ne infischiano di somme che da noi del vecchio continente non potremmo permetterci.
Così, Ronaldo e tanti altri come lui hanno detto addio al loro Paese facendo questo ragionamento. Se io rimanessi a giocare dove gioco avrei due o al massimo tre anni di “vita sportiva”. Probabilmente là dove andrò avverrà la stessa cosa, però tornerò nella mia terra con un portafogli pieno di milioni.
Che cosa si può dire a proposito? Ogni opinione potrebbe sembrare assurda o paradossale. Ma ormai la consuetudine si è fatta legge, è come se il calcio sia stato usucapito da un altro sport che non ha nulla a che fare con il nostro vecchio e caro football. Così i campioni che hanno una grande fama continueranno a partire e magari, adesso che hanno imparato la lezione, staranno più attenti a farsi il segno della croce se non addirittura a seguire l’esempio dei giocatori sauditi. Speriamo di no, se vogliamo ancora tanto bene al dio pallone.