Russia, purghe in vista dopo il fallito golpe, ma ora Putin non è più un uomo solo al comando

Russia, purghe in vista dopo il fallito golpe, ma ora Putin non è più un uomo solo al comando e il suo cerchio magico è diviso e corrotto

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 2 Luglio 2023 - 17:26 OLTRE 6 MESI FA
Russia, purghe in vista dopo il fallito golpe, ma ora Putin non è più un uomo solo al comando

Russia, purghe in vista dopo il fallito golpe, ma ora Putin non è più un uomo solo al comando

Russia, purghe all’orizzonte. Tremano i fedelissimi di Putin, quelli almeno che hanno atteso in silenzio e alla finestra la fine del caos.

I vecchi appoggi sono al capolinea, lo zar ne sta cercando dei nuovi. Il che porta ad una prima conclusione: Putin non è più un uomo solo al comando anche se mantiene un’elevato consenso politico . Dice anche Sergio Romano, ex ambasciatore in Unione Sovietica, grande conoscitore della Russia: ”Al netto delle esternazioni retoriche contro coloro che ha definito traditori nell’ora in cui la colonna della Wagner avanzava verso Mosca, Putin è apparso quasi defilato, non totalmente in controllo della situazione”.

Seconda considerazione: piano a decifrare “l’effetto delle mosse di Progozhin”. Ci vuole tempo. L’architettura del potere in Russia è molto complessa, i militari sono al fianco delle formazioni mercenarie e le figure centrali sono alquanto enigmatiche. Di più ancora: le transizioni di potere in Russia non avvengono mai dall’oggi al domani. Una cosa comunque appare certa: il cerchio magico di Putin “ è sempre più diviso, debole, corrotto” come assicura l’analista Anna Zafesova, 54 anni, russa con cittadinanza italiana.

RUSSIA, GLI UOMINI CHIAVE DI PUTIN

Sono meno di dieci: sette uomini ed una donna. Poi c’è tutto un sottobosco opaco, non quantificabile. I capisaldi del regime putiniano – la stabilità e l’irremovibilita’ – sono stati spezzati. Quasi 25 anni impiegati dal leader russo a eliminare intorno a se’ qualunque possibilità di una alternativa, di un “ numero due”, di qualcuno a cui dedicare parte del potere, sono stati polverizzati da un blitz di una Armata di mercenari assoldata dallo stesso Putin. Il mito dello Zar è andato in frantumi. Questi gli uomini che gli sono rimasti accanto in queste ore difficili.

DMIBTRY PESKOV – È il portavoce del Cremlino dal 2012. Uno degli uomini più vicini al presidente. Ha il grado di consigliere di Stato. Chiama i compagni ucraini semplicemente “nazisti”.

VLADIMIR POTANIN – È considerato un fedelissimo di Putin. Un magnate, secondo uomo più ricco della Russia. Ha un patrimonio di 28 miliardi di dollari (secondo Forbes) ed è prorietario di  tre mega yacht ; il “Serene” è di 134 metri.

MARGARITA SIMONYAN – Giornalista, 43 anni, è il grande capo della Tv di propaganda russa RT. Armena, la chiamano la “Bambola di ferro”. È una propagandista scatenata. Ultimamente ha clamorosamente svoltato nel pacifismo. Vorrebbe fermare la guerra e trattare. Un voltafaccia sorprendente. Dov’è il trucco?

NIKOLAI PATRUSHEV – Intimo dello Zar (è di San Pietroburgo),ex capo FSB, oggi è il segretario del consiglio di Sicurezza. Ha il grado di generale d’Armata.

ALEKSEJ DJUMIN – Ex guardia del corpo di Putin viene considerato in ascesa. Sostituirà un leader della élite militare. Attualmente è governatore di Tula. In passato ha guidato le Forze speciali russe. Ha 50 anni. È stato insignito del titolo di “Eroe della Federazione Russa”.

BORIS  ROSENBERG – Azionista di Gazprom, la multinazionale russa controllata dal governo (400 mila dipendenti). È uno degli oligarchi più fedeli a Putin. Altro miliardario.

RAMZAH  KADYROV – Leader ceceno,  46 anni , da sempre con Putin. In questa ultima circostanza si è esposto tardivamente, solo lunedi 26. Fa parte di “Russia Unita”, partito conservatore con posizioni liberiste.

YURI KOVALCHUK – Ha passato tutto il lockdown con Putin. Ha ispirato l’invasione in Ucraina. È considerato il banchiere personale  di Putin.E l’oligarca che controlla la disinformazione russa.

LA LEZIONE DI PRIGOZHIN

Il Presidente russo ha impiegato un quarto di secolo, dice Anna Zafesova, a costruire un sistema dove della opposizione non esiste nemmeno l’ombra. Ma da amante della storia non ha imparato una lezione che Prigozhin ora gli ha ricordato: i dittatori e gli zar russi sono caduti quasi sempre sotto i colpi dei propri parenti, attendenti o consiglieri. E Putin questo lo sa.