Jens Weidmann “capo dell’influente Bundesbank tedesca mette in guardia i politici europei dell’ Eurozona: devono evitare di insistere sulla svalutazione dell’ euro, sostenendo che ogni politica di indebolimento della valuta porterebbe a una maggiore inflazione”: lo scrive il “Financial Times”. E aggiunge che “ il capo della banca centrale tedesca, sostiene che il recente apprezzamento della moneta unica non è il segnale di una seria sopravvalutazione”.
Anzi, c’è il rischio che se i vari paesi cominciassero a svalutare le loro monete in una vera e propria guerra valutaria, questo potrebbe innescare un meccanismo negativo che vedrebbe alla fine rimanere sul campo solo dei perdenti.
Parole rivolte soprattutto alla Francia di François Hollande, che preme per un abbassamento del valore dell’euro. Parole argute, apparentemente sagge, che nascondono il fatto che con l’ euro al valore attuale di 1,34/1,35 contro dollaro le esportazioni francesi (e anche quelle italiane) soffrono la concorrenza sui mercati internazionali.
Bizzarramente, a dirlo è proprio la principale banca tedesca, la Deutsche Bank, che in uno studio riportato da “Blitz quotidiano” ha affermato che l’euro forte non danneggia in egual modo le esportazioni dei vari, grandi paesi europei: quelle italiane cominciano a soffrire per un euro a 1,17 (e quindi sono già in difficoltà e infatti le imprese italiane stanno riducendo i margini di utile per poter esportare), quelle francesi hanno cominciato a soffrire a 1,24 mentre quelle tedesche soffriranno solo da un rapporto euro/dollaro da 1,54 in su. Ecco perché herr Weidmann può permettersi di respingere ogni richiesta di svalutazione dell’euro.
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