Camera e Senato in vacanza, Corte dei Conti e Consiglio di Stato bloccati

di Salvatore Sfrecola
Pubblicato il 16 Agosto 2013 - 07:17 OLTRE 6 MESI FA
Camera e Senato in vacanza, Corte dei Conti e Consiglio di Stato bloccati

Luigi Giampaolino: in pensione ma senza sostituto

A metà maggio è scaduto il Consiglio di Presidenza della Corte dei conti, il Consiglio Superiore della magistratura contabile. Più o meno negli stessi giorni è scaduto il Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa (T.A.R. e Consiglio di Stato).

I magistrati hanno eletto i loro rappresentanti, mentre il Parlamento, Camera e Senato, cui compete la scelta della componente non togata, c.d. “laica”, non provvede e rinvia tutto a settembre, con grave danno per la funzionalità degli Istituti.

In particolare alla Corte dei conti il 18 agosto va in pensione il Presidente Luigi Giampaolino. Va scelto il suo successore, un adempimento nel quale ha un ruolo determinante il Consiglio di Presidenza che deve indicare al Governo il nominativo del nuovo Presidente, perché il Consiglio dei Ministri deliberi in conseguenza ed il Capo dello Stato adotti il relativo provvedimento.

Non è, ovviamente, solo questo l’adempimento che si richiede al Consiglio di Presidenza. Ad esso spettano le assegnazioni dei magistrati agli uffici, il conferimento di incarichi istituzionali e l’autorizzazione ad accettare quelli extraistituzionali. In sostanza il Consiglio è al centro dell’attività della Corte, e il regime di prorogatio del vecchio Consiglio scaduto da più di due mesi crea disagio e imbarazzo agli stessi componenti che si ritengono “prorogati” e che assumono decisioni sulla cui legittimità sono stati espressi più dubbi. I membri togati della prossima consiliatura sono stati eletti, ma rimangono fuori della porta. Il vecchio Consiglio, infatti, continua a lavorare, a bandire concorsi per l’assegnazione di posti, e ad adottare importanti decisioni. Ad esempio ha modificato il regolamento sulla permanenza in servizio del magistrati ultra settantenni. Insomma opera come se fosse nel pieno dei propri poteri.

Continuerà certamente a riunirsi anche dopo il 18 agosto, giorno del collocamento a riposo di Giampaolino. È vero che il Presidente aggiunto, Raffaele Squitieri assicura la presidenza del collegio, ma è indubbiamente una situazione non ordinaria. Il Consiglio di Presidenza si riunirà in assenza di un membro di diritto, il Presidente della Corte.

È una evidente, gravissima trascuratezza da parte del Parlamento e anche del Governo che dovrebbe insistere nella nomina dei membri di designazione parlamentare.

L’Associazione magistrati ha sollecitato il Governo e le Camere. Le stesse che mette in mora Cittadini Europei, l’Associazione di consumatori presieduta da Dino Barbarossa che ha inviato un messaggio ai Presidenti del Senato e della Camera ricordando che oltre ai Consigli di Presidenza della Corte dei conti e della Giustizia Amministrativa va rinnovato anche quello della Giustizia Tributaria.

L’appello sottolinea “la delicatezza e l’importanza di siffatte nomine, è evidente. Gli eletti andranno a perfezionare la composizione di organi collegiali fondamentali per l’equilibrio democratico del nostro Paese, fondato sulla separazione tra i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario e sull’autonomia e indipendenza della magistratura. I Consigli di Presidenza in questione infatti costituiscono gli organi di autogoverno dei magistrati amministrativi (TAR e Consiglio di Stato), della magistratura Contabile (Corte dei Conti) e della magistratura tributaria (Commissioni Tributarie), vigilando sulla piena indipendenza e imparzialità delle magistrature speciali, così come il Consiglio Superiore della Magistratura fa con i giudici ordinari”.

Nell’occasione si ricorda come la presenza dei “membri laici”, eletti dalle Camere, ha lo scopo di evitare che tali organi di governo delle magistrature “possano assumere un ruolo di rappresentanza meramente corporativa del rispettivo ordine giudiziario, in totale estraneità rispetto al circuito democratico. Per questo motivo la legge 205/2000 ha previsto per il Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa la presenza di “quattro cittadini eletti, due dalla Camera dei deputati e due dal Senato della Repubblica a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, tra i professori ordinari di università in materie giuridiche o gli avvocati con venti anni di esercizio professionale”. Analogamente il Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti, prevede tra i suoi membri quattro componenti nominati da Camera e Senato tra professori universitari ordinari di materie giuridiche e avvocati con almeno quindici anni di esperienza, come anche il Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria”.

La componente di nomina parlamentare è essenziale. Essa porta nelle assise di gestione del personale di magistratura la sensibilità politica del Parlamento e, a sua volta, trasferisce presso le istanze politiche le esigenze funzionali al buon servizio giustizia acquisite nell’esercizio delle delicate funzioni. In sostanza c’è uno scambio di conoscenze e di esperienze che bene ha messo in risalto Beniamino Caravita di Toritto, ordinario di Diritto pubblico nell’Università di Roma e componente del Consiglio di Presidenza della Corte dei conti, in un volume, “Gli organi dei garanzia delle magistrature – Profili istituzionali del governo autonomo del potere giudiziario” (Jovene, Napoli, 2013), uno studio che si inserisce nella collana “Studi federalismi.it” quale risultato di una ricerca de “La Sapienza – Università di Roma”. Il volume raccoglie i contributi di alcuni studiosi che, come scrive Caravita nell’introduzione, “secondo una linea metodologica di ricerca comune, si sono voluti interrogare sul ruolo e sulle funzioni del CSM e degli altri Consigli di Presidenza che governano il personale magistratuale in Italia. L’esigenza di affrontare ed approfondire questo argomento – continua Caravita – è sorta a seguito della constatazione di un vuoto quasi ventennale nel panorama degli studi di dottrina sul fronte dell’analisi dei profili organizzativi ed istituzionali della Magistratura, quanto piuttosto con riferimento agli altri soggetti dell’ordinamento che, in analogia con il CSM, sono chiamati a garantire e tutelare l’autonomia e l’indipendenza del potere giudiziario”.

Aggiungiamo che viviamo un permanente dibattito sul tema della riforma della Giustizia in tutti i settori, con riguardo alle norme sull’esercizio della funzione (basti per tutti la proposta di “separare” le carriere dei giudici e dei pubblici ministeri) e sulla normativa sostanziale e processuale che attiene alle materie di competenza delle diverse giurisdizioni.

Se ne parla ogni giorno, spesso in tono di dura contrapposizione tra le parti politiche, anche con riferimento al rapporto tra i poteri dello Stato, un profilo essenziale al buon funzionamento della democrazia in uno stato che voglia essere effettivamente “di diritto”.

In questa ottica è evidente che non consentire il buon funzionamento delle istituzioni cui la stessa politica ha demandato il ruolo di garanzia delle magistrature è da parte del potere politico una grave trascuratezza, se non una prevaricazione inammissibile in uno stato costituzionale. Gli organi di garanzia sono, infatti, espressione di quella indipendenza delle magistrature che i Costituenti hanno voluto per assicurare i cittadini che la legge è veramente “uguale per tutti”.

Il Parlamento se ne va in vacanza alla vigilia di Ferragosto senza decidere sui membri laici. È solo trascuratezza o il ritardo nasconde il mancato esito positivo delle solite trattative per individuare chi designare, perché effettivamente adatto alla funzione o necessita di una collocazione magari perché non rieletto in Parlamento?

Non sembri un indebito sospetto. Ma è noto, come insegna l’esperienza, che i partiti spesso scelgono chi in quelle assise deve rappresentare soprattutto le loro idee ed i loro interessi di parte. O essere “ricollocato”.

Il documento di Cittadini Europei cita “indiscrezioni”, non sappiamo quanto attendibili, secondo le quali entrambe le Camere sarebbero “in procinto di nominare quattro membri laici tutti espressione dei partiti che sostengono l’attuale maggioranza di governo, escludendo quindi i partiti di opposizione”. Aggiungendo che “la ratio degli organi di autogoverno è garantire l’indipendenza dei giudici speciali, come previsto dall’art. 108 della Costituzione”.

Cittadini Europei, dunque, “si vuole fare portavoce di un’istanza di trasparenza avvertita in più settori della società civile. Trasparenza nella scelta dei membri da designare, trasparenza nella procedura di nomina, trasparenza nella valutazione dei curricula dei candidati”. Perché esprimano “una particolare sensibilità rispetto al problema della terzietà e dell’indipendenza del giudice, per questo dovranno essere, oltre che competenti, come richiesto dalla legge, oltremodo indipendenti ed equidistanti dagli interessi e dalle dinamiche di partito, in modo da non essere influenzati nell’esercizio delle loro funzioni”. A tale riguardo il documento suggerisce che i candidati siano selezionati “all’esito di una procedura comparativa tra soggetti tutti egualmente dotati delle medesime caratteristiche in termini di competenza e professionalità, slegati da appartenenze politiche o da, seppur teorici, conflitti di interesse”.

Sollecitazioni assolutamente condivisibili. Sta di fatto che la decisione è rinviata a settembre, uno sgarbo istituzionale.