Marò: al Ministero Esteri qualcuno sa di diritto?

di Salvatore Sfrecola
Pubblicato il 25 Marzo 2013 - 09:13 OLTRE 6 MESI FA
giulio terzi

Terzi: figuraccia mondiale

I marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno riscattato, tornando in India, con il loro “obbedisco!”, come Garibaldi,  la brutta figura fatta dalle autorità italiane (con la “a” minuscola) nel corso dell’intera vicenda. Riprendo, da “Un sogno italiano.it” i punti salienti della vicenda:

Cominciata male, perché l’episodio dell’uccisione dei due pescatori, ragionevolmente scambiati per pirati in una zona di mare da quelli infestata, accaduto in acque internazionali, non richiedeva la loro consegna alle autorità indiane, anche se certamente la giurisdizione indiana non andava esclusa a seguito dell’uccisione di cittadini di quel paese.

Cominciamo col dire che il mercantile italiano doveva rimanere in acque internazionali in attesa, come sembra fosse, di una unità militare italiana.

Un errore, dunque, del comandante e dell’armatore (che sembra lo abbia consigliato ad entrare in acque territoriali indiane), probabilmente per motivi di interesse commerciale, senza escludere le responsabilità delle nostre autorità che avrebbero dovuto prelevare i due militari, magari con un mezzo aereo per metterli al riparo e riportarli a casa, impregiudicate le iniziative dell’autorità giudiziaria italiana e di quella indiana.

Invece nulla è stato fatto, come è stato un errore affidare la gestione della vicenda alla diplomazia, quando sarebbe stato necessario impostare immediatamente la questione sul piano del diritto, come era stato consigliato al Ministro della difesa che, invece, ha ceduto alla rivendicazione della competenza del Ministro degli affari esteri.

Di errore in errore – mi sono chiesto più volte chi sono i consulenti giuridici del Ministro degli esteri, quale competenza hanno sul piano del diritto internazionale – si è venuta a determinare una crisi internazionale fomentata da esigenze elettoralistiche indiane.

In questo contesto, divenuto sempre più difficile da gestire, fino al sequestro dell’Ambasciatore italiano, un vero e proprio atto di guerra, si è andata delineando quella che è stata definita una sconfitta internazionale per il governo Monti che fino a mercoledì aveva affermato, per bocca del Ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sarebbero rimasti in Italia.

Anzi, Terzi su Twitter aveva precisato: “La giurisdizione è italiana. Siamo disponibili a trovare soluzioni con l’ India in sede internazionale. Intanto i nostri marò restano in Italia”.

Adesso il contrordine, con il ritorno in India. Franco Frattini che della Farnesina è stato a lungo titolare, ha twittato: L’ Italia mantiene la parola data “ma vorrei capire questi “stop and go””.

Si è detto che “la situazione si sta normalizzando, e non stiamo mandando i nostri militari allo sbaraglio, incontro ad un destino ignoto. Non rischiano la pena di morte”. Ma forse una condanna lunga sì.

Né sembra possibile sperare in un provvedimento di clemenza dopo la sentenza, considerata la caparbietà delle autorità indiane che hanno “usato” la vicenda a fini politici e di lotta di potere, anche nei confronti della vedova Gandhi, Sonia Maino, italiana e, pertanto, sospetta.

La figuraccia internazionale, perché, comunque la si guardi, di questo si tratta, è stata sottolineata dalla stampa.

La situazione non è facilmente rimediabile, il giudizio di una Corte “speciale” già denota una scarsa serenità delle autorità giudiziarie indiane che appaiono pesantemente condizionate dalla politica, con la conseguenza che il caso continuerà ad essere oggetto di scontri fra le fazioni di questo paese di antica civiltà ma con scarse basi giuridiche e nessuna voglia, almeno al momento, di definire la questione su basi diplomatiche che, in Italia, appaiono condizionate da interessi commerciali, pubblici e privati.

Intanto comincerei a privare della scorta le navi mercantili dell’armatore della petroliera Enrica Lexie.