Piero Fassino e Luigi De Magistris. Torino uguali Napoli: sperperi no controlli

di Salvatore Sfrecola
Pubblicato il 27 Ottobre 2013 - 07:37 OLTRE 6 MESI FA
Piero Fassino e Luigi De Magistris. Torino uguali Napoli: sperperi no controlli

Luigi De Magistris (a sin.) e Piero Fassino. Napoli e Torino unite nella difesa degli sprechi e nel rifiuto dei controlli

I controlli non piacciono ai politici: in genere e quelli della Corte dei conti in particolare. Con i soldi dei contribuenti loro, i politici, ci vogliono fare quello che vogliono senza nessuno nei piedi che gli ricordi la legge. Non vogliono rendere conto a nessuno.

L’Associazione Magistrati della Corte dei conti ha espresso sconcerto e forte preoccupazione per le dichiarazioni del Presidente dell’ANCI e Sindaco di Torino, Piero Fassino, e del Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris sulla invadenza dei controlli della Corte dei conti nei confronti dei Comuni.

L’Associazione “nel ricordare che le funzioni giurisdizionali e di controllo esercitate dalla Corte dei conti sono svolte nell’interesse esclusivo dei cittadini e dello Stato-comunità, e che le stesse sono previste dalla nostra Costituzione (artt. 100 e 103) a tutela della sana e corretta gestione delle risorse pubbliche, e ai fini del coordinamento della finanza pubblica e della tutela dell’unità economica della Repubblica in relazione ai vincoli derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea, come ha più volte avuto modo di affermare la Corte Costituzionale, respinge con fermezza le affermazioni fatte dai due esponenti politici, non senza rilevare che in un Paese democratico gli amministratori pubblici devono rispondere ai cittadini contribuenti dell’impiego delle risorse pubbliche, e che non può invocarsi l’autonomia al solo fine di sottrarsi a controlli e responsabilità”.

“Nel ricordare, infine, che i controlli della Corte dei conti sono previsti dalla legge e vengono svolti nel pieno rispetto dell’autonomia degli enti locali nell’ottica del coordinamento e del conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, ritiene che le dichiarazioni rese dai due esponenti politici sono tanto più gravi in quanto fatte a fronte della grave situazione economica e finanziaria del Paese, in un momento in cui, mentre si chiedono ai cittadini sacrifici insostenibili, la cronaca continua a far registrare numerosi e gravi episodi di sperpero di denaro pubblico”.

Fin qui il comunicato.

Ho già scritto una “lettera aperta” all’on. Fassino, mettendo in risalto il carattere inusuale delle espressioni usate da una personalità politica di primo piano e di riconosciuto equilibrio.

Perché, dunque, criticare i controlli, di legittimità e di gestione, svolti da una magistratura indipendente che, come ha messo in risalto il comunicato dell’Associazione, costituisce un insostituibile strumento di garanzia della legalità e della buona gestione? Perché gli amministratori della casa “di vetro”, come si usa dire della amministrazione pubblica, desiderano non trasparenza ma oscuramento, tanto che di essi alcuni hanno detto e scritto “forse hanno qualcosa da nascondere?”.

Non è certo questo, ne siamo certi, l’obiettivo di Piero Fassino e di Luigi de Magistris, dei quali è noto il culto della legalità. Molto più probabile è che i due sindaci siano stati sollecitati da qualche loro collaboratore aduso a gestire con disinvoltura i fondi di bilancio senza controlli. Sicché le verifiche della Corte, di legalità e sana gestione, costituiscono un fastidioso impaccio sulla strada della gestione disinvolta dei denari dei cittadini.

Non è una illazione la nostra. La cronaca giudiziaria e ciò che è sotto gli occhi di tutti i cittadini dicono di sprechi, di servizi inefficienti eppure costosi, di forniture a costi esagerati, di procedure assurde che penalizzano cittadini ed imprese. Basti guardare le condizioni delle nostre città con sedi stradali malamente rattoppate, marciapiedi impraticabili per disabili e persone anziane. Lavori lautamente pagati ma eseguiti nell’assoluta noncuranza delle regole dell’arte. Tanto i controlli ed i collaudi sono approssimativi e spesso mancanti o compiacenti.

Il cittadino ha molteplici motivi di lamentarsi di come gran parte delle nostre città sono amministrate. Che poi le risorse siano insufficienti è un fatto che nessuno nega. Ma occorrerebbe usarle al meglio, non dilapidarle.

Cosa c’entra in tutto questo l’“invadenza” dei controlli ce lo dovrebbero spiegare Fassino e de Magistris, controlli ex post, quindi non sospetti di ostacolare o rallentare l’azione amministrativa.

La polemica è, dunque, speciosa, avviata per compiacere la platea di amministratori spesso incompetenti e comunque convinti di poter avere le “mani libere” in ragione del consenso elettorale alla loro persona ed al programma esposto in occasione delle elezioni.

Anche questo è un equivoco ricorrente ma inammissibile in uno stato di diritto. Il consenso elettorale è espressione massima della democrazia ed individua coloro che i cittadini intendono governi la cosa pubblica secondo le indicazioni contenute nell’indirizzo politico elettorale e di governo. Tuttavia l’eletto, che risponde agli elettori delle scelte e delle realizzazioni, non per questo è legibus solutus.

Sarà giudicato per le sue realizzazioni dal corpo elettorale, se ha realizzato un campo di calcio, una piscina, un parco giochi o un’oasi per anziani. Ma se quelle opere saranno realizzate con dispendio di pubbliche risorse non è il corpo elettorale a giudicare ma un magistrato, che potrà essere un giudice penale, in presenza di reati, o la Corte dei conti se con dolo o colpa grave avrà causato danno all’ente: una spesa inutile o superiore al dovuto, una mancata entrata, la trascuratezza della gestione dei beni patrimoniali.

Da Fassino e de Magistris i cittadini si sarebbero aspettati un grazie alla Corte dei conti. Non è venuto questo riconoscimento. Con grande delusione delle persone perbene.