Pnrr e Corte dei Conti: lo slalom fra le migliaia di norme per combattere la corruzione e difendere l’efficienza

Alla vigilia del Pnrr, la Corte dei Conti, Sezione del Lazio, ha vissuto un anno impegnativo, ricorda Salvatore Sfrecola in questo articolo pubblicato sul suo blog “Un sogno italiano“.

C’è stato di tutto. Dalla concessione di finanziamenti o di contributi pubblici in assenza dei presupposti previsti dalla legge. Alla mancata loro utilizzazione. Alla stipula di contratti di locazione, attivi o passivi, a prezzi diversi da quelli di mercato.

E poi l’affidamento di appalti per la realizzazione di opere pubbliche o per l’acquisizione di servizi, a margine dei quali si sono spesso registrati episodi di corruzione o di concussione. A margine di episodi di corruzione o concussione da parte di amministratori e dipendenti pubblici.

La corruzione – ha spiegato il presidente Tommaso Miele – “è ancora assai diffusa e rappresenta un male endemico della nostra pubblica amministrazione”

“Agevolata da una legislazione alluvionale e poco chiara, assai farraginosa”.

E denuncia “una legislazione spesso ipertrofica e confusa nelle prescrizioni… sovrabbondante, complessa, poco coerente e finanche contraddittoria”, tendenza che “si è amplificata durante la crisi pandemica, con la proliferazione e l’affastellamento di regimi speciali e derogatori che hanno dato luogo a un “diritto dell’emergenza”, senza avere la minima cura della qualità delle regole”.

Un fatto di civiltà giuridica e di democrazia. Oggi il cittadino e gli stessi operatori del diritto, i dirigenti delle amministrazioni pubbliche, e finanche gli addetti ai lavori per trovare e stabilire il regime regolatorio di una fattispecie, devono ricostruire un puzzle e muoversi in uno slalom fatto di norme primarie contraddittorie, norme secondarie, leggi, leggine, decreti-legge che si succedono in contraddizione prima ancora che vengano convertiti in legge, statuti, regolamenti, circolari, atti di indirizzo, linee guida, queste ultime assurte, nelle intenzioni di qualcuno, a soft law.

“La Corte costituzionale aveva già evidenziato come ciò arrechi “un pregiudizio alla chiarezza delle leggi e alla intelligibilità dell’ordinamento” (sentenza n. 58 del 2018), comportando un aumento delle dimensioni e una maggiore complessità dei testi normativi”.

“Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – ha ricordato Miele – , nei mesi scorsi, ha sottolineato come “la moltiplicazione dei decreti legge adottati a distanza estremamente ravvicinata abbia determinato un consistente fenomeno di sovrapposizione e di intreccio di fonti normative”.

E poi: l’affidamento di incarichi di consulenza esterni da parte delle amministrazioni pubbliche in assenza dei presupposti previsti dalla legge; l’illegittima erogazione di finanziamenti; casi di assenteismo da parte di dipendenti pubblici; l’espletamento di incarichi professionali da parte di professori universitari in posizione di tempo pieno, o in assenza di autorizzazione; il mancato riversamento di una quota dei compensi in caso di espletamento di incarichi professionali esterni da parte di dipendenti pubblici; danno da disservizio e; all’immagine.

“In un momento come quello attuale – ha detto Miele – , in cui la salvaguardia degli equilibri dei bilanci e dei conti pubblici e la corretta gestione delle risorse pubbliche sono di fondamentale importanza, soprattutto in vista delle ingenti risorse finanziarie che l’Unione Europea trasferirà al nostro Paese nell’ambito del PNRR, il ruolo e le funzioni della Corte dei conti, piuttosto che essere indeboliti, debbano essere salvaguardati e valorizzati”.

Per gestire le ingenti risorse che l’Europa ci mette a disposizione nell’ambito del Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR), previsti dal programma Next Generation EU, occorre una pubblica amministrazioine rinnovata, efficiente e al passo con i tempi, caratterizzata da digitalizzazione ed innovazione.

L’innovazione e il rinnovamento della pubblica amministrazione non possono riguardare, tuttavia, solo l’aspetto strutturale e organizzativo, ma devono investire, dal punto di vista sostanziale, anche l’aspetto funzionale, per soddisfare in tempi rapidi le esigenze dei cittadini, delle famiglie e delle imprese. Occorre superare le lentezze e le complessità procedimentali, le duplicazioni delle competenze per il rilascio delle prescritte autorizzazioni, che hanno fin qui scoraggiato gli investitori stranieri ad investire nel nostro Paese, rappresentando un freno per le imprese e per tutta la nostra economia.

A questo radicale processo di rinnovamento della pubblica amministrazione la Corte dei conti non vuole restare indifferente e non vuole restare fuori da esso. Per essere al passo con i tempi e fare la sua parte nell’ambito di questo processo la Corte dei conti deve seguire un percorso di rinnovamento parallelo, pronta a raccogliere le sfide che l’attuale congiuntura economica del Paese presenta.

Ferme restando la collocazione istituzionale e la connotazione magistratuale della più antica magistratura del Paese, e la conseguente autonomia, indipendenza e imparzialità sia nello svolgimento delle funzioni giurisdizionali e di controllo che la Costituzione le assegna, è questa la sfida che attende la Corte dei conti, e a questa sfida essa deve guardare nell’interesse della stessa Corte, delle istituzioni, delle amministrazioni pubbliche, e soprattutto, dei cittadini.

Il giudicare non deve mai diventare “mestiere”, abitudine, fredda applicazione della legge, come se fosse una mera elaborazione di dati in un computer: il giudice deve essere umano, si deve sempre, e ogni volta, far carico del caso specifico e del fatto che la questione su cui è chiamato a giudicare, anche se per lui è abitudinaria, assume per l’imputato, o per le parti nel giudizio civile, o per il convenuto nel giudizio innanzi alla Corte dei conti, una valenza “particolare”, una importanza e una rilevanza vitale, nel senso etimologico della parola, nel senso che può cambiargli la vita.

Il giudice non deve dimenticare che dietro le carte di un processo, dietro ad un fascicolo pieno di carte, ci sono persone – e famiglie – che soffrono “la pena del processo”, soprattutto se innocenti, persone a cui vanno date risposte in tempi ragionevoli, in tempi quanto più possibile brevi. Il tempo che scorre è già una condanna”.

“Nell’esercizio della sua funzione il giudice non deve mai considerarsi estraneo al tormento di colui che è chiamato a giudicare, e giammai deve porsi nei suoi confronti con l’alterigia del migliore, con la presunzione del sapere, con la certezza di chi si ritiene depositario del giusto e del vero, con il vacuo compiacimento del potere. Il giudice deve accostarsi con umiltà alle responsabilità del suo servizio, e deve sapere che ogni suo giudizio, anche il più convinto e meditato, è solo un tentativo di accertare una verità che resta pur sempre, ed in ogni caso, relativa”.

“Per questo gli amministratori e i dipendenti pubblici non devono guardare alla Corte dei conti, nelle sue diverse funzioni, con timore o con diffidenza. Essi devono, piuttosto, vedere nella Corte dei conti la migliore e più sicura alleata per realizzare e garantire quei diritti alla legalità, al buon andamento, all’imparzialità dell’azione amministrativa, e alla corretta gestione delle risorse pubbliche che la nostra Carta costituzionale ha voluto garantire ed assicurare a tutti i cittadini”.

 

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