Renzi e staff: tanti giovani, troppi giovani senza esperienza? Entusiasmo. ma…

Renzi e staff: tanti giovani, troppi giovani senza esperienza? Entusiasmo. ma...
Matteo Reni. Vincerà la vera sfida, dopo quella delle primarie?

Non c’è dubbio che abbia colpito positivamente l’attenzione dell’opinione pubblica e dei commentatori il fatto che Matteo Renzi, a poche ore dal risultato delle primarie, abbia presentato il suo staff, una segreteria composta da giovani, meno che quarantenni, i quali lo hanno aiutato negli ultimi mesi seguendo per lui le problematiche relative a vari settori, dalle riforme all’economia, dal lavoro alle infrastrutture e via dicendo.

Questa imbarcata di giovani, tutti professionalmente qualificati, ha sollevato peraltro alcune critiche in relazione al fatto che, come pure Matteo Renzi aveva detto nel discorso subito dopo la comunicazione dei risultati elettorali delle primarie del Pd, le idee nuove non sono un fatto anagrafico ma corrispondono alla capacità della persona di immaginare e realizzare obiettivi di politica istituzionale, economica e sociale. In tal modo facendo ritenere che avrebbe arruolato fra i suoi collaboratori non soltanto giovanissimi ma anche altri, meno giovani, ma ugualmente innovatori e dotati di una qualche esperienza nelle istituzioni della Repubblica.

Non lo ha fatto in questa fase, molto probabilmente per confermare agli occhi della gente questa scelta di rinnovamento profondo nel quale si è impegnato, ma è certo che Matteo Renzi, che ha dimostrato di saper impersonare il buonsenso, si avvarrà di colleghi di partito e di consulenti anche tratti tra persone di maggiore esperienza e di specifica conoscenza nelle varie politiche pubbliche.

È infatti evidente che molte delle questioni all’ordine del giorno, le quali consistono nella necessità di passare dalla formulazione teorica alla realtà delle realizzazioni, dalla impostazione di un problema alla sua concreta attuazione, richiedono una approfondita conoscenza del fenomeno che si vuole disciplinare, delle leggi che lo riguardano, della normativa dell’amministrazione e della capacità degli uomini che ad esso sono applicate perché solo con il concorso di queste positive conoscenze è possibile realizzare gli obiettivi dell’indirizzo politico amministrativo in modo da soddisfare le esigenze che si intendono affidare alla cura del Governo e del Parlamento.

In sostanza, si vuol dire che non sfuggirà certamente a Matteo Renzi che per impostare bene un programma e per decidere sulla sua corretta realizzazione è necessaria una conoscenza non solo teorica ma anche pratica del settore nel quale si intende operare. Ed anche qualche dato storico su come le cose sono andate fino a questo momento, i successi ed i fallimenti degli anni passati. Lo dimostra l’insuccesso tante volte verificato di programmi costruiti in laboratori universitari anche prestigiosi, nella considerazione che quei progetti non tenevano conto della reale situazione sulla quale si voleva intervenire e della normativa di settore.

La conoscenza delle reali dimensioni e caratteristiche di un fenomeno, di un aspetto della vita economica e sociale o istituzionale è necessaria per capire quali sono le esigenze che emergono e che si intende affrontare. La realtà in sostanza è spesso diversa, molto diversa, da quella che si immaginano nelle istituzioni culturali e scientifiche in ragione delle variabili numerose che poi caratterizzano la vita di un certo settore economico e sociale.

Ugualmente la conoscenza della normativa di settore, che non può non essere un punto di riferimento anche per chi intende innovare anche profondamente che va approfondita nella sua concreta capacità di realizzare o di non realizzare gli obiettivi di politica economica e sociale oggetto della riflessione e della proposta.

Sicché chi volesse dare una prospettiva diversa, nuova e più moderna, ad un particolare aspetto della vita delle persone e delle istituzioni dovrebbe intervenire sulla legislazione di settore modificandola, ma avendone effettivamente percepito difficoltà e pregi. Il rischio, in assenza di questa analisi, è quello di non migliorare la situazione ma di creare ulteriori aggravi, ulteriori difficoltà. Com’è accaduto sovente in passato.

Un esempio classico la riforma del titolo quinto nella seconda parte della Costituzione immaginata per rendere più responsabile l’amministrazione locale in uno spirito “federalista” ma rivelatasi una fucina di contenzioso che impegna la Corte costituzionale senza realizzare quegli obiettivi di politica economica e sociale che si intendevano come prioritari nel quadro di una nuova articolazione degli enti che costituiscono la Repubblica. Oggi, di quella riforma del 2001 tutti dicono male, compresi coloro che l’hanno voluta, sicché è nei programmi di tutti una rivisitazione approfondita di questa parte essenziale della nostra Carta fondamentale.

Tutte queste esigenze di intervento, importanti e fondamentali nell’ottica di Matteo Renzi, richiedono approfondimenti severi e rapidi perché il Paese non può attendere ulteriormente il rinnovamento della legislazione in molti settori destinati a concorrere alla crescita dell’economia.

Vogliamo dunque sottolineare l’importanza, che certamente non sfuggirà a Matteo Renzi, di avere quella straordinaria capacità tecnica di impiegare al meglio le risorse umane disponibili mettendo insieme entusiasmo ed esperienza, l’entusiasmo dei giovani e l’esperienza che, come diceva un mio antico collega, non è dovuto all’età ma alla capacità, che alcuni hanno, di far fruttare intuizione e impegno maturali sul campo.

È la sfida che attende Renzi, la sfida con la quale si misurano tutti coloro i quali si impegnano in politica, che non sempre viene vinta perché non sempre chi comanda ha effettivamente le doti di capo, cioè di delineare gli obiettivi e di guidare la struttura, l’apparato alla loro realizzazione, scegliendo sempre i migliori. È quella che Alberoni chiama l’“Arte del comando”, un’arte difficile nella quale eccellono solo coloro che la storia, poi, incorona come capi.

 

 

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