Ricambio generazionale di Renzi: slogan che nasconde il vuoto generazionale

di Salvatore Sfrecola
Pubblicato il 6 Luglio 2015 - 06:47| Aggiornato il 7 Luglio 2015 OLTRE 6 MESI FA
Ricambio generazionale di Renzi: slogan che nasconde il vuoto generzionale

Largo ai giovani. Ma sono solo slogan

ROMA –  Salvatore Sfrecola ha pubblicato questo articolo anche sul suo blog, Un sogno italiano col titolo “La riforma Renzi: dietro uno slogan il caos”.

Chi sarebbe contrario al “ricambio generazionale”, cioè all’ingresso di forze giovani nel mondo del lavoro in sostituzione di più anziani, destinati ad un pensionamento anticipato? Nessuno, a cominciare dai padri e dai nonni che assistono ai tentativi, spesso frustrati, di figli e nipoti di conquistare un posto di lavoro. Lo deve aver pensato anche il Presidente del Consiglio, abile comunicatore, che ne ha fatto uno slogan che fa bella mostra di sé, oltre che nel programma di governo, anche nella rubrica, cioè nel titolo, dell’articolo 1 del decreto legge 24 giugno 2014, n. 90. Riguarda la Pubblica Amministrazione e la magistratura, settori dove il Governo è il dominus delle proposte e delle realizzazioni, con il consenso del Parlamento, s’intende.

Tuttavia, come spesso è accaduto da quando Matteo Renzi è al governo, dietro lo slogan niente. Anzi accade il contrario. “Ricambio”, ci spiega il Vocabolario della Lingua Italiana Treccani (vol. III**, a pagina 1401), nel settore del lavoro “traduce l’ingl. labour turnover usato per indicare il complesso degli spostamenti interprofessionali, interaziendali, territoriali e soprattutto internazionali di mano d’opera”. Dunque uno spostamento, definito “generazionale”, nel senso che se ne vanno alcuni ed altri entrano nel mondo del lavoro. Proposito certamente nobile, come si è detto, perché destinato ad assicurare lavoro a chi ne è privo. Ma saggezza politica e senso della realtà devono considerare che il cambio non può essere in contemporanea, nel senso che uno esce ed uno entra, e neppure a costo zero, perché chi esce ha certamente un trattamento di pensione superiore allo stipendio del giovane che entra. Ma questo è un costo sociale ed è indubbiamente meritevole di essere sopportato. Quel che va tenuto in considerazione è, invece, l’effetto dell’esodo, un vuoto di organico che naturalmente crea problemi che possono anche essere gravi se le carenze riguardano alcuni importanti “servizi” di pubblico interesse, dalla sicurezza alla giustizia. Anche perché escono quelli con più esperienza che dovrebbero, secondo la logica che ha governato fin qui la provvista di personale, affiancare ed istruire i nuovi, come avviene, in magistratura, per gli “uditori” giudiziari.

È di tutta evidenza, infatti, che mentre è facile mandare a casa da oggi a domani dirigenti, civili e militari, e magistrati, non è con identica celerità che si acquisiscono forze fresche. Servono concorsi. ”Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso”, si legge nell’art. 97, comma 3, della Costituzione. Ci vuole del tempo, anche perché serietà esige una selezione ed i candidati sono certamente più, molti più, dei posti messi a concorso.

Ho detto che in alcuni settori, ad esempio, della sicurezza e della giustizia, il ricambio può creare grossi problemi. Nelle Forze di Polizia, ad esempio, l’invecchiamento per effetto del blocco delle assunzioni, ha abbassato il livello di capacità di reazione degli apparati. Un tempo le pattuglie di Polizia e Carabinieri erano composte da giovani capaci di un impegno fisico con energumeni delinquenti o drogati. L’età media si è elevata e la risposta non può essere la stessa. Una cosa è un conflitto a fuoco, che ben può impegnare agenti di 35-40 anni, altro è il confronto fisico che richiede un giovane di 20-25 anni, adeguatamente addestrato.

Vediamo la magistratura. Le associazioni dei magistrati hanno convenuto con l’abbassamento della età da 75 (opzionale, a richiesta e con il consenso degli organi di autogoverno) a 70. Ma come applicato con immediatezza il nuovo limite di età falcidia i vertici di Corti, Tribunali e Procure immediatamente, mentre l’immissione di nuovi magistrati passa attraverso concorsi selettivi che, anche per questo, richiedono parecchi mesi.

Questo vuoto di organico è la prova della incapacità della classe politica di simulare gli effetti delle norme che adotta, a meno che non si sia voluto depotenziare il sistema giudiziario. Quel che i maligni dicono della “rivoluzione” di Renzi, tagliare le teste per portare ai vertici persone fedeli.

Infatti, sarebbe stato possibile, nello stabilire il nuovo limite di età, definire una disciplina transitoria che impedisse il “vuoto generazionale” graduando l’esodo in relazione ai nuovi, possibili ingressi. Ad esempio consentendo la permanenza in servizio di coloro per i quali era stata già autorizzata la proroga.

Emblematico il caso della magistratura in primo piano nella lotta agli sprechi ed alla corruzione, la Corte dei conti, di recente gravata di ulteriori compiti di controllo in relazione alla verifica del rispetto degli equilibri di bilancio degli enti locali in grave carenza di entrate. Negli ultimi 5 anni sono cessati 98 magistrati. Per cui la dotazione organica pari a 613 unità, risulta coperta per meno del 70%. Attualmente sono in servizio 426; 2 andranno a riposo prima della fine dell’anno (ne rimarranno 424); 37 andranno a riposo dall’1.1.2016 (ne rimarranno 387); 11 andranno a riposo nel 2016, a partire già dal 2 gennaio (ne rimarranno 376). Per 26 ministeri, 20 regioni, oltre 100 province, più di 8000 comuni. Se in ognuno di questi enti c’è anche solo uno sprecone o un corrotto c’è da temere per le casse dello Stato.

Intanto l’unico concorso autorizzato è a 18 posti. Esattamente diciotto.

Ad oggi, dunque, è all’orizzonte solo un “vuoto generazionale”.