Roma, candidati possibili e improbabili: tutti i nomi

di Salvatore Sfrecola
Pubblicato il 12 Ottobre 2015 - 11:17 OLTRE 6 MESI FA
Roma, candidati possibili e improbabili: tutti i nomi

Roma, candidati possibili e improbabili: tutti i nomi (foto Ansa)

ROMA – Il nostro Salvatore Sfrecola ha scritto anche sul blog Un sogno italiano questo articolo, col titolo “Candidati possibili e improbabili. Identikit di un Sindaco: requisiti personali e professionali”:

Domani, forse, Marino presenterà le sue dimissioni, così prendendo atto di essere stato sfiduciato dal suo stesso partito e dal suo Segretario che, in tono perentorio, aveva detto: “se sa governare governi o vada a casa”. E così è. Va a casa un Sindaco che ha fortemente deluso i romani, che pure lo avevano votato con il 63% dei consensi sul quale aveva pesato il forte astensionismo dopo la parentesi “nera” di Alemanno (ma si deve considerare anche il 40% dei voti dei candidati che si sono dimessi a seguito dell’inchiesta “mafia capitale”) ed ha messo in imbarazzo fortissimo il suo partito che non ha potuto difenderlo al termine di un lungo stillicidio di figuracce, culminate nella pantomima delle spese di rappresentanza. Il Partito Democratico, infatti, teme che la gestione Marino sia destinata a pesare sul prossimo risultato elettorale.

I partiti, dunque, si preparano al confronto, definiscono i programmi, mettono in campo gli uomini migliori, cominciando a riflettere sulla candidatura più adatta a sedere sul seggio più alto del Campidoglio. Vengono alla ribalta del dibattito politico e giornalistico i primi nomi, taluni quasi naturali, come quelli di Giorgia Meloni e di Alessandro Di Battista, i leader di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, e del Movimento Cinque Stelle a Roma. Nel Partito Democratico, alla ricerca di un recupero di credibilità dopo lo shock per la vicenda Marino, si sente fare nomi autorevoli: Raffaele Cantone, Dario Franceschini, Giovanni Malagò, Roberto Giachetti. Tanto per cominciare, perché le meditazioni saranno lunghe e sofferte in vista di una campagna elettorale che inizia in questi giorni con obiettivo la primavera prossima. Anche se è probabile che qualcuno provi a rinviare nel tentativo di recuperare consensi.

E così anche noi azzardiamo qualche prima riflessione, cominciando col tracciare un identikit ideale del candidato Sindaco di una grande città che è anche la Capitale d’Italia. In una realtà difficile, dove diffuso e antico è il malcontento per la cattiva gestione dei servizi comunali che, quando non è stata caratterizzata da illeciti, è comunque da annoverare tra le più inadeguate per il ruolo della città, la sua storia, la sua economia basata sui servizi e sul turismo, settori ai quali dal Campidoglio non è mai arrivata una risposta adeguata, anche quando alcune gestioni hanno avuto un tratto appena dignitoso.

Cominciamo a trarre qualche conclusione dall’esperienza Marino. Era prevedibile il flop del personaggio, considerate le sue caratteristiche caratteriali. Ombroso, autoreferenziale, evidentemente lontano dalla mentalità dei romani, senza una squadra, scarso conoscitore della amministrazione e della struttura amministrativa comunale. Non poteva che finire com’è finito, del tutto inadeguato rispetto ad una situazione complessa con una eredità pesante dal punto di vista finanziario e soprattutto amministrativo. Diciamoci chiaramente che la struttura amministrativa del Comune di Roma e delle aziende collegate ha livelli estremamente bassi di efficienza. Basti pensare alle numerose indagini della magistratura penale e della Corte dei conti che hanno messo in risalto negli anni scorsi inadeguata acquisizione di mezzi di trasporto e insufficiente manutenzione, tutte situazioni che hanno pesato sulla gestione del servizio. Così come sulla manutenzione della rete stradale che qualcuno aveva pensato sarebbe stata oggetto di particolare attenzione da parte di un Sindaco che affermava di muoversi in città in bicicletta e che pertanto avrebbe dovuto conoscere ogni buca del centro storico e non solo, e quindi provvedere ad indirizzare l’azione dell’amministrazione nella manutenzione delle pavimentazioni.

Invece abbiamo avuto un Sindaco permaloso, allergico non solo alle critiche ma anche alle osservazioni più banali dettate da spirito di collaborazione da parte di cittadini e il giornalisti.

Ma passiamo oltre e vediamo le candidature di cui parlano in questi giorni i giornali, cominciando da Raffaele Cantone, certamente il nome più prestigioso fra quelli che sono stati fatti, un magistrato di grande valore con una lunga esperienza, opportunamente preposto all’Autorità Nazionale Anticorruzione (A.N.AC.) con poteri notevoli per intercettare il malaffare. Cantone ha smentito l’ipotesi di una sua candidatura che credo sia stata confezionata nelle redazioni dei giornali in ragione della diffusa illegalità che caratterizza l’amministrazione comunale di Roma che lui stesso aveva rimproverato quanto alla assegnazione di appalti senza gara, giustificati dall’urgenza. Cantone non è disponibile a mettere a repentaglio il suo prestigio in una situazione obiettivamente difficile da governare. Inoltre ha espressamente detto di voler portare avanti la sua esperienza all’Anticorruzione.

Da scartare anche l’ipotesi Franceschini, un Ministro che non si è rivelato all’altezza del ruolo importante che gli è stato riservato nel governo e che, a parole, aveva giustamente interpretato come essenziale per l’economia del Paese, il turismo. Invece non se ne è parlato. Neppure un programma, neppure un’idea vaga. Viene da lontano, da Reggio Emilia e non appare portatore di una esperienza amministrativa significativa.

Giovanni Malagò, presidente del CONI, romano, nasce come imprenditore, dirigente sportivo, del quale si dice molto bene. Gli si riconoscono capacità organizzative nel settore, ma ha anche lui ha una controindicazione. Quella, appunto, di essere stato un imprenditore e c’è da scommettere che se fosse candidato qualcuno, nel partito che lo presenta (il fuoco amico!) e nelle altre forze politiche andrebbe a cercare qualche peccatuccio che inevitabilmente è nell’esperienza dei nostri imprenditori. Cose banali certamente, ma che possono essere enfatizzate al momento giusto. L’esperienza di Silvio Berlusconi insegna. Allo stesso modo appare inopportuna la candidatura di Alfio Marchini, detto Arfio, imprenditore, una famiglia di imprenditori. Pensate che qualcuno non potrà trovare un episodio che possa metterlo in difficoltà, magari un caffè offerto ad un funzionario che ha seguito una sua legittima pratica amministrativa?

Tra i nomi che si fanno c’è anche quello di Roberto Giachetti, ex radicale, tra i fondatori della Margherita, vicepresidente della Camera, frequentatore di talkshownei quali interviene con un piglio tra lo scanzonato e lo scocciato, come se fosse lui a fare un piacere ai politici ed ai giornalisti con i quali si confronta. Dice spesso cose ragionevoli e sensate ma ho difficoltà nel ritenere che possa riscuotere un consenso tale da invertire la caduta di popolarità del Partito Democratico a Roma.

Infine c’è Giorgia Meloni, nata come guida dei giovani di Alleanza Nazionale, una breve esperienza di Ministro per le questioni giovanili che non gli ha potuto assicurare una adeguata esperienza amministrativa, ma che con una martellante presenza televisiva e nelle piazze è cresciuta, anche perdendo le asperità di un eloquio romanesco un po’ ruspante. La sua provenienza da AN, che mantiene nel simbolo di Fratelli d’Italia, le assicurano consensi del centrodestra moderato, specie per essersi emancipata da Fini. È stata anche benedetta da Silvio Berlusconi che la considera un ottimo candidato alla poltrona di primo cittadino della Capitale.

Per tirare un po’ le somme, è evidente che i due candidati forti sono Di Battista e la Meloni. Non sappiamo se il primo correrà effettivamente. Lui lo ha smentito richiamando le regole del Movimento che escludono candidature di parlamentari, ma è evidente che in ogni caso si dovrà fare i conti con il Movimento Cinque Stelle che cresce nei sondaggi e vanta in Consiglio comunale esponenti che hanno dimostrato chiarezza di idee e notevoli capacità anche in rapporto al controllo sulla gestione Marino, a cominciare dalla puntuale verifica delle spese di rappresentanza che hanno costituito l’ultimo scivolone per il sindaco.

C’è poi la lista Noi per Salvini che i sondaggi accreditano con quozienti non irrilevanti (si parla di un 15-18%) capace di assicurare un apporto significativo al centrodestra. La corsa è appena iniziata e il traguardo non si vede chiaramente all’orizzonte, tenuto presente che il governo potrebbe essere indotto a spostare le elezioni di Roma dalla primavera all’autunno. Luigi Zanda, capogruppo del PD in Senato, renzissimo, paventa pericoli per l’ordine pubblico in costanza del Giubileo. È facile, infatti, ritenere non opportuno che i pellegrini in visita a Roma assistano a comizi e manifestazioni politiche in un anno dedicato alla Divina Misericordia.

In realtà la preoccupazione è forte. A Milano, Roma e Napoli potrebbe iniziare la fine dell’avventura renziana.