Innanzitutto, ancora una volta, il virus. Purtroppo. Con 947 nuovi casi nella sola giornata di ieri. Il che significa un aumento del 140 per cento in un mese.
Covid, la situazione è preoccupante? Anche se fosse così non si dice, perché non si vuole gettare il panico tra la popolazione. Però i dati sono questi e destano perplessità. Non soltanto in Italia, ma dappertutto. Si pensi che in Francia in 24 ore si sono verificati 4500 contagi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia un allarme: “Il vaccino non si avrà prima di due anni” e nel frattempo che cosa succederà? Nel nostro Paese c’è tanta confusione: gli scienziati non sono tutti d’accordo. Così che invece di aiutare la politica, la dividono. Il governo ha timore di sbagliare e tergiversa, mentre le spiagge viaggiano per conto loro, con un’anarchia che fa impallidire chiunque
Si teme una Sardegna come “bomba virale”. Le istituzioni dell’isola insorgono e parlano di una guerra contro di loro. Si vuole rendere obbligatorio il tampone per chi ritorna da quegli incantevoli posti, ma il braccio di ferro non consente nessuna decisione. C’è chi addossa tutta la responsabilità alle forze che guidano il Paese apparse imprudenti prima e ora titubanti. Con il chiacchiericcio e le polemiche da cortile non si risolvono i problemi che hanno una precedenza assoluta che si chiama scuola.
Non sono pochi quelli che sostengono che le lezioni non possono riprendere se il virus non rallenta la sua corsa. Il governo e il ministro Lucia Azzolina sono di avviso diametralmente opposto e continuano a dire che le lezioni cominceranno regolarmente il 14 febbraio.
Intervengono i sindacati accusati di boicottare l’inizio dell’anno scolastico e Maurizio Landini punta il dito contro la prima responsabile di questa situazione (Azzolina) che non si rende conto del pericolo che corrono i giovani. “Preferite una riapertura pericolosa o una didattica a distanza certamente più sicura?”. Il ministro entra nel mirino dei social e dei giornali che non la pensano come lei. “Io speriamo che me la cavo”, titola stamane il Manifesto prendendo per i fondelli il ministro.
Banchi, gel e mascherine: questo suggeriscono gli scienziati per il 14 settembre, però in qualche scuola di Roma già si diffonde la voce di una proroga della cassa integrazione per i dipendenti. Che vuol dire? Risposta piuttosto ovvia. In questo ginepraio senza fine, chi è al governo preferisce non intervenire nel dibattito (usiamo un eufemismo) e sceglie di tacere, tranne il premier che continua a tempestare i suoi più stretti collaboratori, spronandoli a cercare una soluzione. “Sulla scuola non possiamo fallire perché sussiste il rischio di andarcene tutti a casa”.
Se dai Palazzi che contano non si spendono parole sul problema dell’istruzione è perché tra le forze politiche si preferisce battibeccare sulle elezioni regionali e sul referendum per l’appuntamento del 20 settembre. Ognuno tira acqua al suo mulino. Si vorrebbe di nuovo un accordo fra Pd e 5rStelle con l’aiuto di una terza gamba “liberale” guidata da Matteo Renzi.
Ipotesi che ha ben poche probabilità di riuscita, mentre per il referendum che riguarda il taglio dei parlamentari la confusione è ancora più grande, se possibile: Salvini, Meloni e Di Maio (strana sintonia) dicono si, al contrario dei Dem che sono spaccati e non sanno che pesci prendere. Insomma, ci si prepara ad un settembre molto infuocato con una unica vera speranza: quella di prevenire e limitare il più possibile il ritorno del Covid19.