Ansa. Morto Fausto Balzanetti, grande giornalista, pioniere dimenticato

Pubblicato il 17 Gennaio 2012 - 22:32 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Fausto Balzanetti, uno degli uomini che trasformarono l’agenzia di stampa Ansa da erede della Stefani e una delle colonne del giornalismo in Italia, è morto nel pomeriggio del 16 gennaio, a Roma. Aveva 87 anni.  I funerali saranno celebrati mercoledì 18, nella parrocchia di Santa Croce al Flaminio, via Guido Reni, Roma.

Con la morte di Balzanetti, si può dire che un altro italiano di quelli che non ci sono più è uscito di scena: quella non era un’Italia migliore, anzi, tutt’altro, ma molti di quegli italiani erano migliori di quelli di oggi.

Balzanetti era fuori dal giro da oltre un quarto di secolo e probabilmente il suo nome dice poco alla maggior parte dei giornalisti italiani di oggi. Lo hanno commemorato i redattori del Corriere della Sera, con un necrologio carico di firme, ma non per il grandissimo giornalista che fu, ma perché padre di Andrea, un capo redattore del Corriere a Roma.

L’Ansa lo ha ricordato con due “takes”, nella serata di lunedì.

Nato a Roma nel 1924 aveva cominciato a lavorare come

giornalista nel 1945 quando l’agenzia era ancora nella vecchia sede di via Propaganda Fide, ed era ancora controllata dal Pwb (Psychological warfare branch, delle forze di occupazione americane) in una stagione pionieristica per l’ANSA.

Fausto Balzanetti ha fatto parte, con Sergio Lepri e Bruno Caselli, di un nucleo storico di professionisti dell’agenzia che sono stati definiti: ”autentici

giganti dell’informazione che hanno garantito la correttezza e la completezza dell’ANSA”, che davano ” poco spazio per ingerenze e manipolazioni”, diciamo il minimo possibile in anni di scontro mondiale e di guerra fredda.

Lo ha ricordato così Sergio Lepri: “Balzanetti è stato il primo redattore assunto all’agenzia ANSA dopo la sua fondazione nel 1945”.

Lepri, fiorentino, era arrivato all’Ansa dopo essere stato capo redattore del Giornale del Mattino diretto da Ettore Bernabei (Rai, Lux Film) e capo ufficio stampa di Amintore Fanfani primo ministro.

Ricorda ora: “Quando arrivai a dirigere l’ANSA, l’agenzia era ancora ad uno stadio davvero artigianale, oltre a

due capi redattori c’era un solo redattore assunto, Fausto

Balzanetti, giovane e volenterosissimo cronista”.

Con Balzanetta, ricorda ora Lepri “abbiamo lavorato negli

anni tra i più difficili della storia recente dell’ Italia, quelli del terrorismo e delle Brigate Rosse”.

Era un gruppo di professionisti rigorosi, severi, che contribuirono a un miglioramento diffuso del linguaggio dei giornali italiani. Furono sforzi eroici, in un’Italia tormentata tra ricostruzione, boom e terrorismo, purtroppo in gran parte persi nell’Italia post da bere.

Lepri aveva una cura ossessiva della correttezza delle espressioni, della precisione delle notizie. L’Ansa era allora, l’unica fonte di informazione per i giornali, la Rai,spesso anche per gli alti comandi romani e i ministeri (vi si aggiunse poil’Agenzia Italia dell’Eni, ma decisamente con meno mezzi).

Mentre Caselli era sempre severo, l’annuncio di una sua telefonata ti faceva tremare, Balzanetti, con la sua bonomia romana, sempre di buon umore anche quando era furibondo, per i giovani redattori era l’amico anziano che leggeva tutto e non si faceva sfuggire un errore e non ne perdonava uno.

Erano gli anni pre ’68 e le reprimende giravano in rete e occasioni ce ne erano tante.

Anche oggi ce ne sarebbero molte occasioni, forse anche di più, ma ormai non usa, le notizie non sono giuste o sbagliate, ma ideologicamente corrette o no.

Balzanetti, grande professionista e uomo dalla profonda

umanita’, era diventato vicedirettore dei servizi italiani nel 1973.

Ma il nuovo clima che si era ormai diffuso nei giornali e anche nell’Ansa non piaceva più al bonario ma severo e austero pioniere, che, appena compiuti 60 anni, nel 1984, aveva lasciato l’agenzia.