Le infelici battute di Silvio Berlusconi sul colore della pelle della famiglia Obama, la “first family” americana, sono arrivate al “Question time” della Casa Bianca. Un corrispondente del settimanale Time ha chiesto un commento e il portavoce di Obama, Robert Gibbs, ha risposto lapidario: “Nel mondo ci sono questioni molto più importanti di questa”.
Si può dire senz’altro che si è trattato di una grande lezione di stile, che deve raggelare in realtà il sangue agli italiani tutti, perché fino a quando Berlusconi occuperà una carica pubblica in Italia, il che sarà per molti anni, i riflessi del suo comportamento sul piano internazionale sono un problema di tutti.
Il riferimento alla abbronzatura di Obama non ha in sé nulla di grave: una battuta da bar, certamente gradita da una moltitudine di elettori di Berlusconi e forse non solo da quelli. Anche in America, non tutti si sono scandalizzati leggendo di questa e delle altre gaffes di Berlusconi sulla coppia presidenziale. C’è chi sostiene che Obama avrebbe avuto poche chances di essere eletto fino a quando il suo concorrente, John McCain, ha scelto come candidato alla vice presidenza la governatrice dell’Alaska Sarah Palin. E c’è comunque da tenere sempre presente che la consapevolezza della razza, che poi genera il razzismo, è molto forte in un paese dove origini e colore della pelle fanno parte del processo identitario e difensivo dei cittadini.
Il problema per Berlusconi e per gli italiani è che la battuta non è rivolta al passeggero della nave dove cantava da giovane o a un ambulante senegalese su una spiaggia sarda, bensì è rivolta al presidente degli Stati Uniti, che per i prossimi tre anni, e magari per altri quattro, sarà l’uomo più importante al mondo per l’Italia.
Obama, al di là del santino che i giornali italiani ne hanno ritagliato, è un politico duro e spietato, come deve essere peraltro un grande leader politico di un grande paese e di un pezzo del globo. Si è formato a Chicago, città che per lunga tradizione è una delle più dure, dal punto di vista politico e non solo, del pianeta. Si è visto come, pochi giorni dopo la sua elezione, ha scaricato il governatore dello stato dell’Illinois, suo compagno di partito e probabilmente anche suo grande elettore, Rod Blagojevich, arrestato per una frase un po’ greve e criminale pronunciata e intercettata da un procuratore della Repubblica locale ufficialmente schierato dall’altra parte. Lo ha scaricato come se non lo avesse mai conosciuto.
Dando una lezione di stile a tanti, Obama ha fatto finta di niente quando Berlusconi per la prima volta ha fatto riferimento alla sua abbronzatura, in una conferenza stampa congiunta con il primo ministro russo Dimitri Medvedev (il quale, da buon russo razzista, non poteva che ridersela divertito). Ha replicato semplicemente trattando con freddezza Berlusconi alla prima occasione, il G20 di Londra: si è fatto chiamare da Berlusconi “Mr.Obama” e ha accettato di posare accanto al nostro nella foto di gruppo solo perché era una foto di gruppo.
Ci sono stati altri incontri fra i due e le foto documentano il gelo da parte di Obama e la tensione sul volto di Berlusconi. Poi il colpo finale, il G20 di Pittsburgh, anche questo documentato da tante foto che hanno fatto il giro del mondo: l’abbraccio formale di Obama, molto freddo, come quando a un funerale ci si manifesta reciproco cordoglio tra sconosciuti e soprattutto il saluto di Michelle a Berlusconi, che ha giustificato che più di un giornale inglese scrivesse che lei lo aveva tenuto “at arm’s length”, alla distanza del braccio, tipo quando un cameriere al ristorante ti dà a tutti costi la mano e tu non capisci perché.
Berlusconi era tesissimo, perfettamente consapevole dell’importanza del buon rapporto con gli Obama, legittimante per lui non solo agli occhi dell’occidente, ma anche di personaggi che a lui piacciono tanto e tanto vezzeggia, come Vladimir Putin, Recep Erdogan, Muammar Gheddafi, i quali probabilmente non se lo filerebbero più se non vedessero in lui, oltre al rappresentante di un paese con cui si possono fare grandi affari, anche un possibile intermediario con la potenza economica e militare numero uno al mondo.
Berlusconi non è soltanto un politico di successo, è anche uno degli uomini più ricchi d’Italia e anche del mondo e questo lo porta inesorabilmente a sentirsi superiore a tutti quei politicanti con cui ha a che fare nei suoi contatti internazionali, che sono obiettivamente delle mezze figure e diventano importanti solo per l’importanza del paese che rappresentano. Forse lo diverte anche l’idea, dopo avere messo nel sacco il mondo politico italiano e mezza Italia, di rigirarsi anche quei leader internazionali e la cosa sembra gli riesca, non sappiamo a che prezzo per noi, con alcuni di essi.
Obama però è un osso duro e non cede allo charme di Berlusconi e questa cosa al nostro non va giù. Di qui la battuta pronunciata alla festa del Pdl domenica 27 settembre.
Ancora una volta Obama ha reagito con gelo. Ma possiamo essere ben certi che ce la farà pagare: e non solo con un finto abbraccio.
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