Corte dei conti, lotta a corruzione e evasione, democrazia

di Sergio Carli
Pubblicato il 4 Aprile 2012 - 08:14 OLTRE 6 MESI FA

Invece di rassegnarsi alla crisi morale che ci travolge ancor più di quella economica, il giudice della Corte dei conti Salvatore Sfrecola, presidente della sezione del Piemonte, nel suo blog “Un sogno italiano”, lancia una specie di manifesto anti degrado morale, mettendo in prima fila ” il ruolo delle istituzioni di garanzia”, come la Corte dei conti, cui “è affidato il compito di assicurare il buon funzionamento dello Stato e degli enti pubblici”.

Frutto della recessione internazionale, la crisi italiana è aggravata da  un fatto strutturale, il disordine della pubblica amministrazione che a sua volta rende più gravi gli effetti della corruzione. Questa non è un fenomeno peculiare nostro, è comune a tutto il mondo, ma da noi pesa di più e fa più danno, perché la macchina amministrativa a tutti i livelli che non funziona: non c’è solo la corruzione, ma è un loop di inefficienza, assenteismo, menefreghismo, cattiva organizzazione, incompetenza, approssimazione, un lungo desolante vocabolario.

Sono “condizioni difficili per il nostro Paese”, che hanno portato ad un Governo “tecnico”, in un “contesto nel quale maggioranza e opposizione non sono state in condizione di assumere la responsabilità “politica” di misure necessarie ma impopolari”. Sono parole, quelle di Sfrecola, appassionate, al confine tra l’ideale e il duro, pratico, banale senso del dovere. Scrive Sfrecola che ruolo della Corte dei conti è la “difesa del buon uso del pubblico denaro e della corretta gestione dei patrimoni pubblici”. Cioè la “difesa della democrazia, perché evasione fiscale, corruzione e sprechi minano il rapporto tra cittadini ed istituzioni, fanno crescere la protesta che purtroppo spesso nella storia è stata incanalata da movimenti o partiti i quali diventano inevitabilmente gestori monopolistici del potere. E declinano le libertà”.

“Buon funzionamento”, scrive Sfrecola, “significa, in primo luogo, corretto esercizio delle attribuzioni istituzionali. L’evasione fiscale, la corruzione e gli sprechi richiedono un’attenzione tutta speciale da parte della Corte dei conti, cui la legge attribuisce il controllo della spesa, la vigilanza sulle entrate (chi se ne ricorda più?) e l’esercizio dell’azione di responsabilità in caso di illeciti fonte di danno, cioè del colpevole, mancato accertamento delle entrate, di spese inutili, di violazione delle procedure contrattuali in ragione di fatti di corruzione e di sprechi nella gestione finanziaria e patrimoniale”.

Passo successivo del ragionamento è “che la Corte dei conti diviene garante della democrazia, come è stato da sempre per le istituzioni cui gli ordinamenti hanno affidato il controllo della spesa pubblica nelle forme più varie, dalla verifica dei conti resi dagli agenti della riscossione e dei pagamenti, ai controlli di legittimità e sui risultati delle gestioni”.

Continua: “Se, dunque, inefficienze, illegalità e sprechi continuano a minare le stesse ragioni della pacifica convivenza, mettendo in forse la democrazia, è necessario un rinnovato impegno della Corte dei conti che, non a caso, la legge ha posto al vertice del sistema dei controlli, un sistema articolato che si basa su verifiche e riscontri interni (in particolare degli Uffici centrali del bilancio), in forme varie, compresa quella ispettiva, presente in tutte le amministrazioni, in particolare nel Ministero dell’economia e delle finanze che dispone dell’Ispettorato generale di finanza (articolazione della Ragioneria generale dello Stato) che effettua su tutte le amministrazioni pubbliche accertamenti approfonditi su ogni aspetto della gestione”.

Ma tra i principi e la loro applicazione in mezzo c’è il mare dell’organizzazione e dell’operatività: “Occorre che la Corte dei conti abbia gli strumenti, anche informatici, per rendere effettivo questo suo ruolo di supervisore degli organi di controllo”, per dare “effettività alle sanzioni, non solo a quelle interdittive dei provvedimenti illegittimi, ma anche a quelle che, all’interno delle amministrazioni, conseguono a procedimenti disciplinari, fino alla rimozione dei responsabili. […] In assenza di esempi di questo genere non c’è speranza”. Ancora: “La questione di fondo è quella della effettività della sanzione, comunque si chiami e chiunque sia chiamato ad irrogarla”.

Purtroppo in Italia si tende a andare nella direzione opposta. Sfrecola ricorda l’infelice tempo della Bicamerale, il grande abbraccio tra Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema, rivelatosi alla fine rivitalizzante per il primo, esiziale per i giornali, sotto il cui baldacchino molte istituzioni italiane corsero gravi rischi. Una ipotesi sul tavolo “prevedeva che il controllo sulla gestione da parte della Corte dei conti non dovesse verificare il profilo della legalità”.