Quello dei Migranti è uno dei temi su cui si registra il fallimento della classe politica e dirigente italiana.
Invece di pensare a come preparare l’Italia all’inevitabile è indispensabile afflusso di immigrati, si scannano come gatti in calore o come figuranti di talk show.
Per un pugno o due di voti grattano la pancia ai più zotici e stolti dei nostri concittadini. Gli altri in risposta si appiattiscono su ideologie post sessantottine in nome delle quali negano l’evidenza della vita. Confondono ciò che è consono e elegante con ciò che è vero.
Intanto i Paesi del nord Europa si accaparrano la meglio immigrazione: ingegneri e tecnici dall’Est post comunista e dal medio oriente fonte della nostra civiltà e ci lasciano i migranti africani che con tutto rispetto, al massimo sono in grado di pulire dieci metri di marciapiede e poi sedersi ad aspettare l’elemosina.
Il razzismo, come il classismo, con buona pace dei tanti intellettuali di pseudo sinistra che ci bombardano di sciocchezze, è insito nel dna umano. Dai figli di Noè in giù, la storia dell’umanità è intrisa di razzismo. In fondo era razzista anche Gesù quando contrapponeva alla durezza d’anomo degli ebrei la bontà del samaritano.
Venendo ai nostri tempi, pensate al razzismo degli italiani del Nord nei confronti dei meridionali.
Resta peraltro una delle tante deviazioni dell’animo umano, un borbottio, un mugugno contro il diverso. Se non avete visto il film Come un gatto in tangenziale, procuratevelo: è più istruttivo di dieci trattati.
Però la realtà italiana va avanti per conto suo, ignorando i mal di pancia di Salvini e soci. All’anagrafe risultano residenti oltre 5 milioni di stranieri, la statistica non tiene conto degli irregolari.
Mi affaccio alla finestra di casa mia a Roma e guardo, compiaciuto, il miscuglio di razze/etnie che si può contemplare in attesa dell’autobus, turisti a parte. Penso che siamo prossimi a realizzare quella società multietnica che è peculiare degli Usa, il Paese più ricco, più libero epiù forte del mondo.
Poso un libro di storia e corro indietro di mille, duemila, tremila anni: i grandi imperi, da Babilonia a Roma a quello ottomano e poi quello inglese e a quello sovietico, sono stati tutti aggregati multietnici.
Non ci sono alternative. Nord e sud del’Europa dovranno colmare entro il 2050 un vuoto demografico misurabile in 7 milioni di persone per la Germania e 5 per l’Italia.
I tedeschi, forti dell’esperienza (mi risparmio facili battute) fatta con l’assorbimento di milioni di italiani e turchi prima e di polacchi e russi poi, sono trent’anni che si preparano.
Gli italiani sono secondi solo agli inglesi nel più bieco e stupido razzismo. E gli inglesi già stanno scoprendo dove il loro stupido razzismo li ha portati. E a loro scorno, mezzo governo è fatto di indiani (tra cui il primo ministro), neri e altre provenienze che fanno inorridire le loro masse. E anche i francesi sono sulla buona strada.
E allora sarebbe davvero il caso di mettere da parte pregiudizi e ideologie e guardare in modo pragmatico ai nostri problemi. Gli immigrati devono affluire in Italia perché ci servono, non per carità cristiana o perché strutture di accoglienza amiche possano lucrare sui contributi.
Per questo ci vuole un filtro all’origine.
Non è di destra dire che deve essere l’Italia a scegliere e non gli scafisti.
È banale buon senso.
Gli errori si pagano cari. Quasi duemila anni fa i goti aprirono i cancelli dell’impero romano ribellandosi a una cattiva (rapace) gestione del loro flusso migratorio da est a ovest.
Allora era in atto un mutamento climatico che portava carestia e fame nelle steppe.
Il risultato lo leggiamo nei libri di scuola. Le invasioni barbariche sconvolsero l’Europa, Roma cadde e l’Italia diventò quel miscuglio di razze o etnie o popoli come preferite dire che impiegò mille anni per ritrovare una identità nazionale, quella italiana.
Che vi piaccia o no, la nuova melting pot è in eboliìlizione. E i vostri nipoti ne bneficeranno. A patto che si faccia, oggi, come fanno tedeschi e danesi a casa loro, non come piace a Pd e Chiesa.