ROMA – Nuovo Governo e nuovo Presidente della Repubblica sono due partite che sono intrecciate.
I politici litigano per i dieci saggi del Quirinale, ma, nota Stefano Folli sul Sole 24 Ore,
“il vero nodo è la sfida per la presidenza della Repubblica. Le attuali sono solo scaramucce in vista della battaglia che comincerà subito dopo il 15 aprile. E il rischio è che il Parlamento non riesca a scegliere. O a scegliere bene. Il ruolo di equilibrio del Quirinale nel cortocircuito italiano è troppo prezioso per comprometterlo con miopia politica”.
Il Presidente uscente, Giorgio Napolitano, è alla fine del suo “semestre bianco”, in cui non può sciogliere le Camere, perché il 14 maggio sarà il suo ultimo giorno in carica. Dice di non pensarci nemmeno a essere rieletto, anche se montano le implorazioni per una sua riconferma, ma da quello che fa sembra intenzionato a dare all’ Italia un Governo prima di lasciare e per evitare elezioni anticipate a breve termine.
“la resa dei conti è nei fatti [e ] la prossima settimana [si terrà la Direzione del partito]. Il fronte che è pronto a contestare a Bersani tutti i passaggi compiuti nel periodo che va dalla mezza vittoria del 25 febbraio al congelamento di Giorgio Napolitano si allarga ogni giorno di più: l’ipotesi del governo del Presidente rimane in piedi anche dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato. Ed è questa l’opzione che registra un’alleanza traversale tra Matteo Renzi, Dario Franceschini, Walter Veltroni, Massimo D’Alema e il vicesegretario Enrico Letta nella versione di un esecutivo che abbia solo un obiettivo: cambiare la legge elettorale”.
“Bersani è pronto a svolgere il ruolo di regista per le tappe future (a cominciare dalla scelta del presidente della Repubblica) con le mani libere «del segretario del Pd», ruolo che non è in discussione. E non vuole metterlo in discussione il diretto interessato, con un passo indietro o di lato. Soprattutto, in vista della partita per il Quirinale”.
“guidare le trattative per il Colle, dire l’ultima parola. […] Questa linea espone certo il segretario al vento dei sospetti, dei veleni e delle interviste”.
“fantasma che ossessiona le ultime notti di Arcore: l’elezione tra due settimane di un presidente della Repubblica «ostile », figlio dell’abbraccio «mortale » tra Bersani e Grillo, una prospettiva che nel fortino Pdl porta dritto ai nomi di Gustavo Zagrebelsky o a Stefano Rodotà, se non a Romano Prodi”.
“Occhio, ci rifilano Prodi. Pd e Grillo pronti all’intesa sull’ex premier al Quirinale. In alternativa spunta persino la [Ilda] Bocassini”.
“Berlusconi si è impuntato, senza dubbio perché la tentazione di un ritorno alle urne è in lui sempre più forte”.
“nonostante che i sondaggi, a dire il vero, non gli garantiscano affatto la ragionevole certezza di un successo in entrambe le Camere. Insomma, è alta la probabilità che ci si trovi poi nella stessa ingovernabilità di oggi. Uno scenario che comincia ad assomigliare in forme inquietanti a quello che accadde nella repubblica tedesca di Weimar. Quando si votava e si rivotava, e intanto si sprofondava nella palude dell’impotenza”.
1. Ha successo “l’ultimo tentativo di Napolitano di creare i presupposti per un accordo tra le principali forze politiche evitando uno scontro finale sul Quirinale che diventerebbe anche istituzionale. Naturalmente se ci sarà un’intesa sul Colle sarà più facile determinare un nuovo Governo con gli stessi protagonisti del patto, soprattutto se saranno Pd e Pdl, che mettono ai voti un candidato comune, a scelta fra Gianni Letta e Marcello Pera, insieme con altri nomi più di confine tra i due partiti, Massimo D’Alema, Giuliano Amato, Oppure ancora il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e il ministro della Giustizia Paola Severino, senza escludere Emma Bonino:che ha il profilo bipartisan visto che fu nominata commissario europeo grazie all’appoggio del centro-destra, ma è stata anche ministro per il commercio con l’estero con Prodi e vice-presidente del Senato con il centro-sinistra. Resta in campo anche l’ipotesi dell’ex presidente del Senato, Franco Marini.2. la rottura con il Pdl e l’accordo con Grillo. In questo caso lo schema di gioco diventa quello che ha portato all’elezione dei presidenti delle Camere. E proprio ricalcando questo schema in pole position ci sarebbe il presidente del Senato Pietro Grasso. Nell’ambito più politico, è accreditato di simpatie tra i grillini soprattutto Romano Prodi, l’unico che ha battuto Berlusconi due volte e, quindi, con una nota di merito alta. sempre con un alto tasso di anti-berlusconismo ci sono Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Corte costituzionale, e Stefano Rodotà già Garante della Privacy. Sembra, invece, avvantaggiato dalla sua presenza nel gruppo di lavoro nominato da Giorgio Napolitano, Valerio Onida, ex presidente della Consulta, anche lui figura gradita a sinistra e tra i grillini.3. un accordo con Grillo, che è il meno probabile perché ha come conseguenza non la formazione di un governo con il Pd – al quale il Movimento ha già detto di no – ma piuttosto il ritorno alle urne. Invece l’accordo con il Pdl potrebbe allontanare il voto e dare al Pd l’ossigeno per riorganizzarsi dopo le tensioni nel partito create dal post-voto e soprattutto dalla gestione Bersani durante la crisi. La subordinata è un accordo tra il Pd e Monti: i numeri sarebbero sufficienti visto che a Pd e Sel mancano 9 voti per eleggere un capo dello Stato e Scelta civica ne ha 71. Il punto debole, però, è che Monti dopo l’esperienza elettorale e con un governo sempre più debole appare come un’opzione residuale.
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