Sergio Cofferati ha pubblicato questo articolo anche sul suo blog con il titolo: “Piano Juncker per gli investimenti, nessun cambio di passo: la montagna ha partorito il topolino”.
C’era grande aspettativa sul piano di Juncker da 300 miliardi per finanziare nuovi investimenti strategici nell’Unione Europea.
Il piano rappresentava uno degli elementi chiave dell’accordo grazie al quale il Gruppo dei Socialisti e dei Democratici aveva deciso di sostenere Jean Claude Juncker come Presidente della Commissione Europea (scelta che io non avevo peraltro condiviso). Esso avrebbe dovuto rispondere al drammatico calo del livello degli investimenti di questi anni ed avrebbe dovuto rappresentare il primo passo per il superamento delle politiche di austerità e per una nuova impostazione di crescita e di sviluppo.
Il piano è stato presentato dal Presidente della Commissione Europea durante la seduta plenaria a Strasburgo. È triste constatare che, al di là degli annunci e delle dichiarazioni pubbliche, la montagna delle aspettative abbia partorito un topolino. Le necessità riconosciute dell’economia europea hanno ceduto il passo alla mancanza di coraggio, malamente dissimulata, e all’incapacità di superare le opposizioni dei governi conservatori e dei loro rappresentanti all’interno della Commissione Europea.
Il piano presentato dalla neo-eletta Commissione Europea a Strasburgo è insufficiente per tanti motivi. Credo sia utile sottolinearne i tre principali:
1) nessuna risorsa aggiuntiva viene messa a disposizione per gli investimenti, la base per questa complessa proposta è rappresentata infatti da soli 21 miliardi (13 se vogliamo considerare i “soldi veri”) che provengono dalla Banca Europea degli Investimenti o da finanziamenti che erano stati assegnati precedentemente ad altri progetti;
2) la Commissione immagina che, attraverso successivi effetti leva con il coinvolgimento anche di soggetti privati e pubblici, la base iniziale di 21 miliardi (definita Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici) possa arrivare a mobilitare 315 miliardi di investimenti complessivi. L’effetto leva immaginato, per cui ogni euro del fondo di base genera 15 euro d’investimenti, è del tutto irrealistico. Si tratta di una professione di fede in un sistema poco chiaro d’ingegneria finanziaria che rivelerà alla prova dei fatti la sua drammatica inefficacia e insufficienza;
3) infine l’unico passo avanti positivo che la proposta della Commissione lascerebbe intravedere, cioè la possibilità per gli Stati Membri di sostenere questo piano con contributi che non sarebbero conteggiati nei calcoli del Patto di Stabilità, resta ahimé tutto da chiarire nel contenuto e nelle eventuali modalità.
Ancora una volta quindi, a livello europeo, aspettative e buoni propositi cedono il passo ad una triste realtà di promesse non mantenute e di strumenti palesemente insufficienti per raggiungere gli obiettivi che si pongono. Il tutto è tra l’altro condito da una fanfara di dichiarazioni trionfali del tutto fuori luogo, che sfiorano il ridicolo.
Ma la Commissione Juncker non doveva rappresentare un cambio di passo?
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