Di poche cose si può essere certi nel nostro Paese, una di queste è sicuramente la certezza dell’incertezza della politica in Italia. Ci troviamo a dover raccontare uno scenario che si evolve di giorno in giorno, spesso con stravolgimenti inaspettati.
Da tutta questa confusione l’unico partito che sembra trarne vantaggio è il Movimento Cinque Stelle. La sinistra litiga, la destra non si compatta. O forse sì. La svolta liberale di Forza Italia sembrava stridere con quella populista intrapresa dalla Lega Nord e da Fratelli d’Italia.
Eppure dal partito di Silvio Berlusconi arrivano segnali distensivi verso il Carroccio. Alla manifestazione del 28 gennaio scorso a Roma organizzata dall’improbabile trio Salvini-Meloni-Toti ha partecipato ufficialmente sia una delegazione di Forza Italia sia una del movimento giovani azzurro.
Ancora è notizia di questi giorni, l’accordo raggiunto con la Lega a Padova. Dopo aver fatto cadere il sindaco Massimo Bitonci, e dopo l’espulsione dei forzisti considerati “traditori”, Il partito di Berlusconi e quello di Matteo Salvini ha trovato nuovamente l’accordo sul sindaco uscente, ricandidandolo con l’appoggio di tutte le forze del centro destra.
Decisione questa che ha lasciato non pochi malumori dietro di sé all’interno di FI, segnando di fatto una spaccatura nel partito a Padova. Infatti l’accordo sul leghista Bitonci alla guida della città per le prossime amministrative non sarebbe bastato a ritrovare la pace tra i due alleati storici. L’intesa, annunciata dal fedelissimo di Arcore Niccolò Ghedini, potrebbe agevolare il dialogo tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini a livello nazionale, dopo il gelo di queste settimane sul nodo delle alleanze, ma a livello locale non aiuterebbe a sopire i mal di pancia interni a Forza Italia.
La conferma di Bitonci, infatti, non sarebbe piaciuta affatto ai forzisti più ortodossi, come Simone Furlan, che sta lavorando, a quanto scrive l’Adnkronos, a un nuovo progetto politico. L’obiettivo è coinvolgere tutto il fronte moderato padovano per dare alla città un candidato sindaco espressione della società civile. Il ‘piano’ di Furlan potrebbe essere l’occasione per sperimentare un progetto più ampio, di carattere nazionale. Una sorta di laboratorio politico per il futuro da allargare anche a livello nazionale.
Tanta confusione insomma, come se non ce ne fosse già abbastanza. Confusione che regna sovrana anche sulle prossime elezioni. Lega e FdI, insieme al M5S, puntano ad elezioni immediata, Forza Italia frena.
“Chi dice di votare domani mattina fa solo un po’ di propaganda. –dichiara Maurizio Gasparri– Noi vogliamo anche puntare a governare con una coalizione di centrodestra di cui Forza Italia sia la locomotiva. E quindi vogliamo una legge che consenta di avere una maggioranza alla Camera e al Senato. Questo, se si votasse domani mattina, non sarebbe possibile. Noi diciamo che con una legge elettorale disomogenea e confusa sarebbe un errore votare, perché non avremmo governabilità. Però non vogliamo perdere tempo – ha aggiunto -. Non appena la Corte Costituzionale renderà note le motivazioni della sentenza sull’Italicum, riteniamo che si possa fare una legge analoga per Camera e Senato e avviarci verso la campagna elettorale”.
Ma la questione non riguarda solo la legge elettorale, in ballo c’è anche l’attesa per la sentenza del ricorso alla Corte europea di Strasburgo che potrebbe rimettere in corsa Berlusconi permettendogli di candidarsi alle prossime politiche. Anche le primarie sono sul tavolo della trattativa tra alleati, da un lato Salvini preme per averle, dall’altro gli azzurri sostengono convintamente che un leader già esiste ed è Silvio Berlusconi.
Possibile che nell’insistenza del voto a breve del Carroccio ci sia l’intenzione di scongiurare il pericolo di Berlusconi candidato premier? Certo l’incandidabilità dell’ ex cavaliere spianerebbe (forse) la strada a Salvini, che se la dovrebbe comunque vedere con i sogni di gloria di Giorgia Meloni e le manie di protagonismo di Giovanni Toti, che nell’ultimo periodo si sta facendo riconoscere per l’infallibilità di non azzeccare una mossa giusta che sia una.
Gli elettori stanno alla finestra a guardare stancamente le diatribe all’interno delle coalizioni. Il M5S dall’alto della sua totale incapacità governativa (Roma ne è l’esempio lampante) rischia di vincere mandando alo sfascio un’Italia rassegnata a convivere con la pochezza della sua classe dirigente.