Speranza si scansa e Conte rinvia e annuncia: ora la rissa con le Regioni

Prima i dubbi e perplessità, poi la fretta. Di chiudere questo ennesimo capitolo sulle ristrettezze a cui dovranno andare incontro milioni di italiani.

La delega per una informazione precisa e dettagliata il premier Giuseppe Conte l’aveva demandata al ministro dells Salute Roberto Speranza. Quando si è reso conto che il ministro della salute temporeggiava rimandando di ora in ora la conferenza stampa, ha preso il coraggio a due mani. E si è presentato lui a Palazzo Chigi per spiegare i motivi del nuovo Dpcm. “Dobbiamo rallentare la circolazione del virus”, ha spiegato, “vorremmo tutti organizzare il cenone di Natale insieme con parenti e amici”.

Speranza tace. Come si spiega tanto decisionismo in un uomo che era stato sempre accusato di rimandare all’infinito i provvedimenti? Giuseppe Conte, da persona scaltra quale egli è, ha capito che la terra gli stava tremando sotto i piedi. Che forse era in corso una manovra sotterranea non per cacciarlo, ma almeno per diminuirne il suo potere.

I sondaggi per la sua popolarità scemavano e allora ha ritenuto di prendersi lui tutta la responsabilità del problema. Motivo principale? Il titolare di Palazzo Chigi teme non solo una congiura poco probabile in un simile momento. Ma soprattutto ha paura di quel che si chiama rimpasto di governo.

Da tempo, non solo le opposizioni, ma anche alcuni esponenti della maggioranza (leggi Matteo Renzi) nella speranza di non arrivare alle elezioni e quindi al “redde rationem” con i problemi non risolti che gravano sul Paese, chiedevano (e continuano a chiedere) un “rinnovo. Tra i ministri che formano l’attuale Gabinetto.

Per quale motivo il presidente del consiglio non gradirebbe affatto una situazione del genere? Perché al suo fianco i sostenitori di questa manovra vorrebbero chiamare al capezzale dell’esecutivo nomi importanti delle forze politiche. Prima fra tutti Nicola Zingaretti o Andrea Orlando, segretario e numero due del Pd. E allora? Con questi personaggi al suo fianco, perderebbe la possibilità di agire come meglio crede. Insomma di essere un uomo solo al comando. Colpa che non in pochi gli attribuiscono.

Quindi, meglio fare in fretta e comunicare di persona i provvedimenti presi dall’ultimo Dpcm. Che entreranno in vigore da domani, con ventiquattr’ore di ritardo. Non ci sono grandi novità rispetto a quelle comunicate dal premier in Parlamento.

Le zone rosse sono quattro (Lombardia. Piemonte, Calabria e Val d’Aosta). Quelle arancioni due (Puglia e Sicilia). Le altre rientrano nella categoria delle meno rischiose. Pur dovendo rispettare i principi generali del decreto presidenziale.

In primis, un coprifuoco che varrà per tutti dalle dieci di sera alle cinque del mattino. Gli unici a salvarsi da queste drastiche decisioni sono i parrucchieri e le librerie. Oltre ai negozi di prima necessità come gli alimentari e le farmacie. Per il resto, nessuna eccezione.

Anche il teatro alla Scala, monumento dell’opera lirica, dovrà fare a meno del pubblico nel giorno di S. Ambrogio. Una data molto significativa nel calendario ambrosiano. D’altronde, le cifre non danno sicurezza. Anche ieri, la curva ha continuato la sua ascesa con 30550 casi e 352 decessi.

Tutti a casa il più possibile. Tranne il campionato di calcio che non subirà alcuno stop. Anche se la Lazio, ad esempio, deve giocare in Champions con tre riserve e molte squadre si presentano in campo dimezzate se non più. Che scudetto sarà quello che si assegnerà al termine della primavera?

 

 

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