Stefania Giannini misura il lungo viaggio di Scelta Civica dal loden di Monti

Stefania Giannini misura il lungo viaggio di Scelta Civica dal lodern di Monti
Stefania Giannini: il lungo viaggio dal loden di Monti al topless di spaggia

Massimo Donelli ha pubblicato questo articolo anche sul sito della Tv Svizzera col titolo “Dal loden al topless, ascesa e caduta del mitico governo tecnico”.

Ci voleva un topless per riportare a galla quel pezzo di storia d’Italia che tutti hanno dimenticato presto e volentieri: il Governo dei tecnici.

I 529 giorni (dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013) in cui il Paese fu guidato dal professor Mario Monti erano ormai sepolti nella memoria collettiva insieme con l’illusione che l’amministrazione della cosa pubblica possa fare a meno della politica.

Erano sepolti e certo non rimpianti. Rimossi, semmai.

Finchè il monokini del ministro della Pubblica Istruzione, Stefania Giannini, immortalato sulla copertina del settimanale gossip Chi, riesumando di colpo Scelta civica (di cui la Giannini è leader dopo le irrevocabili dimissioni di Monti) da un lato ha riacceso i ricordi e, dall’altro, ha spazzato via anche l’ultimo rimasuglio di quel tempo andato: il mito della sobrietà e compostezza che aveva accompagnato i tecnici nell’insediamento a Palazzo Chigi.

Ricordate il leggendario loden di Mario Monti contrapposto alla bandana di Berlusconi?

Bene, dal loden al topless il cerchio si è chiuso, inesorabilmente. E dentro al cerchio, oggi, ci sono solo veleni.

Corrado Passera, ministro dello Sviluppo e delle Infrastrutture di quel Governo e neo fondatore di Italia Unica, con cui vuole correre alle prossime elezioni politiche, in una intervista a Vanity Fair ha attaccato frontalmente Monti:

«Era partito bene con l’opera di salvataggio, ma non ha avuto lo stesso coraggio nella fase dello sviluppo e delle riforme. Ha ceduto alle vecchie regole della politica, ha iniziato a incontrare i capi di partito. Bastava reggere ancora sei mesi, si sarebbero potute fare tante cose».

Monti, intervistato a In onda, ha replicato, gelidamente, intingendo le parole nel curaro:

«Corrado Passera? Lui giudica me, sono contento che mi ritenga meritevole di giudizio. Io non mi permetto di giudicarlo. Ricordo solo che ha avuto una concentrazione di poteri che mai nessun ministro dello Sviluppo ha avuto in Italia. Sono sicuro che Passera fa prima di tutto un’analisi autocritica, se rivela determinate lacune nella politica per lo sviluppo».

Elsa Fornero, allora ministro del Lavoro (annunciò in lacrime la riforma delle pensioni ed è tra le donne più odiate d’Italia), si è sfogata così con il Fatto Quotidiano:

«Io sanguinavo come San Sebastiano, mi colpivano ovunque, e dovevo stare zitta mentre Mario Monti faceva campagna elettorale».

Giulio Terzi di Sant’Agata, allora ministro degli Esteri, ha spiegato, acidissimo, a Il Tempo il pasticciaccio brutto dei due marò puntando il dito:

«(…) le motivazioni che mi vennero vibratamente rappresentate da Monti e Passera per ribaltare la decisione di trattenere i marò in Italia erano fondate su motivazioni di natura economica, dei danni che avrebbero subito le nostre imprese e dalle reazioni indiane».

Insomma, tecnicamente sono volati gli stracci.

E uno straccio in meno sul corpo della Giannini è servito per misurare la distanza abissale tra l’estate del 2011 e l’estate del 2014. Allora la lettera di Jean-Claude Trichet e Mario Draghi (datata 5 agosto) spezzò le gambe al governo Berlusconi.

Allora lo spread cominciò a ballare il ballo di san Vito.

Allora i tecnici vennero invocati come l’ultima spiaggia.

Oggi sotto gli ombrelloni di tutte le spiagge italiane, nonostante il nervosismo palpabile sui conti pubblici esull’autunno che sarà, nessuno è minimamente sfiorato dall’idea che un tecnico possa essere meglio di un politico nel tirare il Paese fuori dai guai. No, non c’è loden (o topless) che tenga…

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