ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su “Uomini & Business” con il titolo “la mano ferma della Fed”.
Col rialzo dei tassi la Fed si è tolta dall’angolo, ma può essere necessario un nuovo aggiustamento L’Output del Fomc è meno dovish delle aspettative di mercato
Fatto. In sintesi l’output del Federal Open Market Commettee (Fomc), organismo della Federal Reserve è stato:
-rialzo di 25 BP dei Fed Fund (ora a 0,25-0,50 per i reverse repo e i depositi) deciso all’unanimità
– conferma del sentiero previsto per la crescita dei tassi (dot plots) nel 2016 (4 rialzi) e nel lungo periodo (3,50%), con una minima riduzione di 25bp per il 2017 e il 2018
– conferma di un approccio ai futuri rialzi graduale e guidato dai dati, con enfasi posta non solo sulle attese ma anche (novità) sul livello corrente dell’inflazione nella convinzione che la politica monetaria resti espansiva e cambierà solo gradualmente accompagnando la crescita dell’economia
– conferma di una crescita moderata (stime Pil e inflazione quasi invariate rispetto a settembre con riduzione del rischio dagli emergenti ma livello delle nuove costruzioni di case che deve ancora aumentare) ma di un mercato del lavoro migliorato apprezzabilmente
– dichiarazione di ragionevole fiducia che l’inflazione torni all’obiettivo del 2% con la consapevolezza che, dati i tempi di reazione degli interventi monetari, la loro azione deve iniziare anticipatamente. La Fed ritiene che nel lungo termine le aspettative di inflazione globalmente sono stabili poiché i fattori di debolezza attuali sono transitori (apprezzamento del dollaro e riduzione dei costi dell’energia).
Commento. Si tratta del primo rialzo dal lontano giugno 2006 e pone fine alla permanenza dei tassi ai livelli minimi che durava da dicembre 2008. L’intervento era atteso. La Fed lo aveva adeguatamente preparato. La decisione ha infatti mostrato coerenza con i propositi di intervento sui tassi entro fine anno più volte manifestati in precedenza dal Fomc. Inoltre l’intervento è pienamente giustificabile anche in base alla distanza dagli obiettivi del Fomc (misurabili con formula di James Bullard presidente della Fed St. Louis). Infine l’intervento era anche opportuno per permettere alla Fed di togliersi dall’angolo, cioè dalla posizione estrema di tassi a zero, prima che arrivi un nuovo rallentamento o una recessione che trovi la Banca centrale quasi senza leve d’azione.
Nonostante tutto ciò, e a prescindere dalla misura minima dell’incremento dei tassi, l’output del Fomc si può definire un po’ meno dovish delle aspettative del mercato perché gli estremi della curva dei dot plots non si sono abbassati per avvicinarsi alla curva dei tassi implicita nei prezzi di mercato. In altre parole, anche se la Fed ha ribadito che seguirà un approccio molto graduale al rialzo dei tassi, attualmente le stime del mercato sono ancora più graduali e quindi un aggiustamento potrebbe rendersi necessario.
Lo scenario di crescita accompagnata dal permanere di una politica monetaria gradualmente meno espansiva solo quando il ciclo potrà permetterselo, è di moderato supporto per l’azionario. Il dollaro dovrebbe beneficiare leggermente dal fatto che la gradualità degli interventi possa essere più rapida delle attuali attese, oltre che della conferma della crescita. Gli stessi elementi dovrebbero invece incidere leggermente negativamente sul tratto breve della curva dei tassi americani.