Stupore alla stazione è il titolo assegnato al video. Video di cosa, che si vede nel video? Un treno che passa. Un treno fatto di vagoni su ciascuno dei quali un blindato, artiglieria semovente. Un treno che passa diretto in Ucraina. Un video fatto (oltre che titolato) all’insegna, sotto il segno dello stupore. Stupore genuino. Ma stupore di che? Stupiti, stupirsi del fatto che sono armi, armi vere e non solo parole da talk-show? Stupiti, stupirsi del noto, assodato, conosciuto, comunicato? E’ da più di un anno che l’Italia, sia quella di Draghi che quella di Meloni, manda armi all’Ucraina. Stupirsi che le armi sono fatte di ferro, acciaio, hanno forma, peso, fanno rumore, cingoli e cannone? Eppur ci si stupisce. E lo stupore del tutto improprio ma del tutto vivo segnala come il cittadino comune ami vivere nel tempo e nella sfera del “che, davvero?”.
Intorno a lui ruotano vorticosamente miriadi di brandelli di informazioni, suggestioni, impressioni. Che tutte però evaporano a fronte e contatto del cuore caldo della sua consapevolezza. Consapevolezza cui non è dato di andare oltre il suo vissuto, suo del cittadino comune. E quel che c’è oltre il suo vissuto, anche se con il suo tempo e il suo spazio convive, merita stupore. Stupore fratello minore della negazione, stessa famiglia. Per cui ci si può stupire che, essendoci una guerra, passi un treno che trasporta armi per la guerra. Stupore che stupisce. Anzi no: non è una inconsapevolezza ingenua quella che porta all’immaginare e reclamare una guerra e una pace sempre e comunque “gratis”.
Il video riportato dal canale YouTube del Corriere della Sera: