Triora. Fantasmi di Isotta Stella e altre “streghe” nella Salem d’Italia

Triora. Fantasmi di Isotta Stella e altre "streghe" nella Salem d'Italia
Triora (Imperia). Quattro secoli fa diventò la Salem d’Italia

GENOVA – Triora, in provincia di Imperia, viene conosciuta anche come la Salem italiana. In questo paese, alla fine del Cinquecento, si assistette a uno dei più famosi processi alle streghe in Italia.

Moltissime furono le donne accusate di praticare la magia nera, di avere rapporti con il diavolo e di uccidere bambini, soprattutto in alcuni luoghi particolari come il Lagodegnù, un lago appena fuori dal paese, e la Cabotina, la zona più povera di Triora, dove le streghe averebbero giocato a palla con i bambini in fasce.

La storia viene raccontata da Ippolito Edmondo Ferrario nel sito Instoria.it:

“Sul finire dell’estate del 1587 a Triora, millenario borgo di montagna del Ponente ligure, tirava una brutta aria; da circa due anni la gente non aveva più di che sfamarsi e nel giro di pochi giorni alcune donne che abitavano alla periferia del paese furono ritenute responsabili di questa presunta carestia. L’accusa? Essere streghe, o meglio bagiué, secondo il dialetto locale.

“Nell’ottobre del 1587 il Parlamento locale, composto per lo più da persone rozze e ignoranti, con il beneplacito del Consiglio degli Anziani e del Podestà, stanziò cinquecento scudi per imbastire un processo; una cifra enorme in relazione alla condizione economica del borgo stesso. L’autorità ecclesiastica non tardò a intervenire; giunsero infatti il vicario dell’Inquisitore di Genova e il vicario dell’Inquisitore di Albenga, Gerolamo Del Pozzo.

“La prassi del tempo consisteva nel celebrare Messa nella chiesa parrocchiale, invitando il popolo alla delazione.Il Consiglio degli Anziani, essenzialmente composto dai proprietari terrieri, mostrò le sue perplessità verso il processo quando le prime “matrone” di Triora furono incarcerate. La delazione, gli odi e le invidie personali stavano dilagando a tal punto da mettere sullo stesso piano, di fronte alla macchina della giustizia, le nobildonne come le prostitute e le emarginate che “sopravvivevano” alla Cabotina, un quartiere composto da misere abitazioni, vista precipizio, che si ergeva all’esterno delle mura del paese.

“I due inquisitori non riuscirono a concludere il processo causa il repentino allargamento delle accuse a tutto il tessuto sociale”.

Nel frattempo però alcune donne imprigionate furono torturate e un paio addirittura morirono come la nobile Isotta Stella. Alla fine il tribunale fu sciolto e non si sa bene che fine fecero le donne incarcerate.

Si dice che ancora oggi i fantasmi delle streghe di Triora si diano convegno attorno ai luoghi che le hanno viste protagoniste secoli fa.

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