Tsipras: governo appoggiato dai neonazisti, referendum da repubblica delle banane

 

Tsipras: governo appoggiato dai neonazisti, referendum da repubblica delle banane
Apostolos Doxiadis: Tsipras, governo appoggiato dai neonazisti, referendum da repubblica delle banane

ROMA – Promemoria per tutti i sostenitori di Alexis Tsipras e della sua follia. Il referendum in Grecia è

“un referendum in stile Repubblica delle banane, che il governo di sinistra e di estrema destra, con l’appoggio dei neonazisti,  ha voluto imporre”

ai greci.  Sono parole pesanti queste di Apostolos Doxladis, matematico e scrittore di successo anche in Italia (editore Bompiani). Sono parole che valgono quale che sia il risultato del referendum.

Fa impressione l’assenza di riferimenti precisi nella retorica di Alexis Tsipras: non un numero, non un obiettivo se non “la vittoria della democrazia” della quale si autoproclama garante non si sa a che titolo. Parla di dignità, di onore come in un duello rusticano. Ma è il potere che vuole, soggiogando i greci, non il loro benessere.

Sta trascinando il proletariato greco alla rovina. Il partito di Tsipras, “Syriza”,

sta uccidendo l’economia greca”

ha scritto un giornalista di Atene, Yannis Palaiologos e questo già ai primi di maggio, non per la sciagurata conduzione delle trattative con l’Europa ma per le iniziative assunte in patria.

Pezzi di sinistra e di borghesia intellettuale italiani hanno subito, senza alcun approfondimento né alcuna verifica, già nel recente passato il fascino di posizioni estreme, belle come in un melodramma, pessime nella realtà. Le simpatie per il maoismo, l’indulgenza verso le motivazioni del terrorismo. Il mito della P38 ha abbagliato nomi importanti nel primo cerchio della società italiana.

Tsipras non  parla di armi, parla di democrazia e finora si è servito dello strumento democratico per eccellenza, il voto. Se i greci opteranno per un suicidio collettivo, come certe comunità di animali, sarà giusto non impedirlo loro, la democrazia vuol dire anche questo.

Ma in Italia, per favore, no: abbiamo già dato e ci siamo fermati in tempo.

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