Un nuovo “Codice da Vinci” a Napoli

Un nuovo “Codice da Vinci” a Napoli
Un nuovo “Codice da Vinci” a Napoli

ROMA – Non è più solo il quadro di Leonardo, la Gioconda, a nascondere un segreto.

Un nuovo codice è stato trovato nel dipinto “Ritratto di Luca Pacioli con allievo”, attribuito a Jacopo de’Barberi e custodito nel museo di Capodimonte a Napoli.

Pare che, se risolto correttamente, questo codice permetta di risolvere il giallo della morte di Gian Galeazzo Sforza.

Lo racconta Claudia Migliore, nel sito di Gialli.it.

“ Il “Ritratto di Luca Pacioli con allievo” è un dipinto misterioso, misteriosa è la costruzione della scena, gli oggetti raffigurati. Nella sua immobilità si percepisce tensione, negli oggetti dipinti sembra nascondersi un codice segreto, un linguaggio non comprensibile anche al più attento osservatore. Tutto sembra raccontare qualcosa di diverso da quello che si vede. Tutti i protagonisti sembrano essere li per mostrare qualcosa. Qualcosa di invisibile.

E dietro delle lettere, banali, riportate nel cartiglio che compare nel dipinto e che fino a poco tempo fa si riteneva rappresentasse semplicemente la firma di Jacopo de’ Barberi. IACO.BAR.VIGEN/NIS P.1495.

Poche lettere che oggi si scopre contengono un grande significato, tanti significati. Oltre 200. La critica d’arte Carla Gori non ha dubbi. Quelle poche lettere rappresentano una vera e propria macchina alfabetica che grazie all’interazione con una “chiave” sviluppa domande e risposte di enorme significato. Un crittogramma, insomma.

La cui chiave pubblica Carla Gori ha individuato nella piccola mosca raffigurata sul cartiglio. Musca, in latino, identificata dalle decifrazioni come Ludovico il Moro.

Le duecento frasi, decrittate dalla filologa tra il 2010 e il 2013 estratte utilizzando le stesse lettere del cartiglio, sono firmate Vinci. Tutte. E raccontano di storie, fatti, personaggi realmente esistiti e viventi alla data del 1495 ,data in cui sarebbe stato dipinto il quadro, confermando la loro autenticità e l’attribuzione a Leonardo.

Ma perché un codice? Per raccontare quale segreto?

Leonardo è un agente segreto alla corte degli Sforza, opera a contatto con il potere ne conosce le debolezze. Così costruisce un vero e proprio “dossier” che salvaguarda nascondendolo nelle pieghe del dipinto.

Il dossier restituisce informazioni precise sui personaggi del quadro e sulla storia degli Sforza”.

Lo Sforza è morto nell’ottobre del 1494 in circostanze misteriose. Ed è qui che si inserisce il quadro, come chiude Migliore:

“Gian Galeazzo Sforza viene avvelenato con l’arsenico da un mago, Ambrogio da Rosate, con la complicità di Galeazzo Sanseverino (il giovane allievo del dipinto) e su mandato di Ludovico il Moro. Lo dicono le lettere, lo dicono i codici. La maggior parte delle scene descritte e decrittate si concentra sul funerale di Gian Galeazzo Sforza e sui suoi famigliari in lutto”

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