Circa il 61 per cento degli italiani in un anno intero non legge neanche un libro, neanche uno. E al 39 per cento di italiani lettori di qualcosa si arriva sommando i lettori di libri di cucina, viaggi, hobbystica varia, testi scolastici. Il libro, questo alieno nella vita quotidiana della gran parte della gente, del paese cosiddetto reale. dato cui fa da contrasto (mica tanto a ben guardare) l’altro dato: 80 mila l’anno i libri scritti e in qualche modo pubblicati, un po’ più di duecento al giorno.
Popolo di proclamatori, affabulatori, popolo di anime ardenti dalla voglia di dire. Ma anche popolo di menti e cuori che non hanno tempo e voglia di studiare, leggere, ascoltare, imparare. Quindi io scrivo, anche se non leggo. A questo standard nazionale si attiene il libro del generale Vannacci. Libro che sta ridestando il popolo altrimenti lettore del nulla e del niente. Libro che ha toccato l’ebbrezza delle diecimila copie vendute in un giorno. Il libro che il popolo lettore del nulla aveva in pectore. Un libro che ci voleva e che il popolo lettore del nulla voleva: prima ancora, molto prima di quel che c’è scritto nel libro di Vannacci il tutto è scritto coi piedi. Il migliore in questa specialità, il più compiuto in questa poetica.