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Vannacci può togliere voti a Meloni e fratelli? il fastidio c’è, e i numeri? analisi: quadro politico cambiato

Il caso Vannacci ha confermato quel che già si sapeva. In Italia esiste e persiste un sentimento d’affetto verso una destra più radicale che potrebbe organizzarsi alla destra dei Fratelli d’Italia. 

Non è una novità, c’è sempre stato questo ardore destroide, è che prima lo si viveva a bassa voce, quasi masticando le parole, adesso invece, approfittando delle condizioni politiche favorevoli createsi con il Governo Meloni, scrivono libri, rilasciano interviste, fanno comunicati.

Una cosa è certa, sui temi dell’uguaglianza, del rispetto e della parità di diritti c’è ancora molta strada da fare. Ma tant’è. In Italia, come anche in altri Paesi, questi impulsi esistono e la politica deve farci i conti. 

Lo sa bene la Presidente del Consiglio che alla sua destra potrebbe aprirsi uno spazio politico, ma la Meloni sa altrettanto bene che non è il tempo per lei di intervenire in questo dibattito. Lo lascia fare però al Ministro Crosetto che rimuove Vannacci dal suo incarico e dichiara “non sono come chi mi attacca, da una parte e dall’altra”. Il messaggio è tra le righe: noi siamo una destra conservatrice dentro al perimetro delle regole e delle responsabilità, loro invece sono un’altra cosa.

Dunque segnare i confini, evidenziare le diversità e mettere i paletti per delimitare il campo dentro al quale c’è la legittimazione politica. E del resto è l’unica cosa da fare adesso. La Presidente del Consiglio non si può permettere scivoloni, è pure Presidente del Partito dei conservatori e riformisti europei e sa benissimo che sarebbe nocivo per il Governo e per il suo riconoscimento internazionale. Meglio avere calma e sangue freddo.

Però, non si può negare la realtà. Politicamente parlando la questione  è aperta o quasi. Si tratta di capire quanto peserebbe elettoralmente questa destra più estrema e se i numeri giustificherebbero la formazione di una nuova forza politica. 

I segnali di un certo ribollire di emozioni ci sono tutti. Vannacci è solo l’ultimo in ordine di tempo. Non dimentichiamoci le recentissime dure dichiarazioni di Marcello De Angelis portavoce di Francesco Rocca, Presidente della Regione Lazio, sulla Strage di Bologna. Non c’è dubbio che in alcuni ambienti della destra italiana, esistono idee e prospettive ultra conservatrici e forse anche qualcosa di più. Ma hanno un seguito nella nostra società?   

La sinistra è debolissima, il centro-destra governa il Paese, in Europa fischia il vento dei nazionalismi, non ci sarebbe momento migliore di questo per provarci, ma, e il ma è grande come una casa, stentano nella società a realizzarsi quelle condizioni essenziali per far attecchire e germogliare copiosamente queste idee di estrema destra.

Se vogliamo fare un passo in avanti nel ragionamento, si può affermare che forse, le suddette condizioni, saranno difficili a venire. Ed il perché è semplice: c’è una frattura profondissima tra alcune generazioni che fa da spartiacque, molto di ciò che sta da una parte non sarà trasmesso all’altra. 

Ormai le scorribande ideologiche sono le ultime vibrazioni di un mondo che sta per scomparire, appartengono a precise generazioni, e scemeranno con quest’ultime, verranno sostituite da altro; oppure siamo veramente convinti che ai nostri giovani interessi il colore della pelle di Paola Egonu? O che considerino anormali gay e lesbiche?

La gioventù che stiamo vedendo crescere ha altre centralità, nuovi problemi dei quali abbiamo triste testimonianza nelle cronache quotidiane. Non è un caso se i giovani si disinteressano totalmente della politica: nella fascia 18-34 anni l’astensionismo registra il 42,7 %. 

Forse alcune idee potranno anche trovare del consenso, ma sarà come guardare il sole che tramonta, solo pochi minuti di luce prima del buio. Le nuove generazioni hanno altro a cui pensare, figuriamoci se sono interessati ai rimasugli stantii del ‘900 che qualcuno continua a masticare. E su questo la politica è ancora una volta in colpevole ritardo.

Tuttavia la destra più destra c’è, ed anche se con poco futuro nelle mani, potrebbe giocare comunque un ruolo nell’immediato, e forse diventare anche un problema per questo Governo ed un’opportunità per la sinistra. Ammesso che quest’ultima sappia uscire dalla disperazione nella quale si trova.

L’effetto Schlein è finito senza grandi benefici, Conte sembra inchiodato nei sondaggi tra il 15 ed il 16 per cento a livello nazionale, più in là, verso sinistra, percentuali ad una cifra, quindi, un scontro tra una destra conservatrice ed una radicale sarebbe un regalo gradito, della serie, si spera nelle disgrazie altrui. 

Intanto però le questioni da risolvere per il Governo si sommano: la scelta da fare sulla Via della Seta, le Elezioni europee alle porte, l’incerto conflitto militare tra Ucraina e Russia, la riconfigurazione in atto dello scenario geopolitico mondiale, l’ascesa dell’Africa a Stato chiave del futuro nel bene e nel male, le dirimenti problematiche ambientali, i nodi da sciogliere di un’economia che stenta a ripartire.

Insomma la Presidente Meloni non si annoia, e sicuramente non vorrebbe dover anche governare il venir meno di una coesione a destra. 

Un tempo si diceva “sono stati superati a sinistra”: adesso potremmo cominciare a dire “sono stati superati a destra”. 

Quando si governa cambia tutto, sono molteplici le variabili da considerare, ed inevitabilmente si modifica la rotta, ed è per questo motivo che sarebbe saggio mantenere sempre un certo equilibrio, anche quando si è all’opposizione. Ruoli diversi, certo, ma il rischio di fare brutte figure e perdere credibilità è il medesimo.

Cosa rischiano la Meloni e Fratelli d’Italia? Mal che vada pochissimi punti percentuali. Semmai è l’Italia a pagare il conto più alto, perché dimostriamo ancora una volta di non essere stati capaci di fare i conti con il passato.

La lunga scia della Storia deforma il presente, avvelena ancora qualche pozzo, confonde folklore con atti politici, è il problema delle generazioni che non passano, di chi dovrebbe abdicare ma non lo fa e di chi dovrebbe ascendere ma se ne disinteressa completamente. Il cuoco cucina con gli ingredienti che ha: dobbiamo accontentarci di un pasto caldo, sperando che nello scontrino, non ci sia la beffa finale. 

 

 

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