Vaticano dietro le quinte, le lagnanze postume di padre George all’attacco di Papa Francesco, patisce la Chiesa
Vaticano dietro le quinte. Due o tre cose bisogna pur dirle sulle lagnanze postume del segretario del Papa emerito Benedetto, cioè Georg Gaenswein, 66 anni, tedesco, arcivescovo, Prefetto della Casa Pontificia.
Personaggio indubbiamente eclettico: teologo, ex calciatore, maestro di sci (abituale frequentatore delle piste del Terminillo). E di bell’ aspetto, tanto da meritarsi – alla sua prima uscita, nel 2005 – l’appellativo di “Georg Clooney del Vaticano” .
Immediatato e inevitabile il paragone col Padre Ralph di “Uccelli di rovo”. Un successone, tanto che Donatella Versace gli ha dedicato una collezione uomo e sono nati addirittura siti web e fan club su Facebook.
Appena morto Benedetto, padre Georg ha messo la quinta. Tre le sue lagnanze. 1) Ha ricordato il “ motu proprio” di Papa Francesco con cui nel 2021 il Pontefice ha posto un veto sulla messa in latino. Per lui una doccia fredda. 2) Ha citato il dissidio fra i due Papi sulla “propaganda gender”; dissidio che, francamente, poteva risparmiarsi di rivelare. Ma tant’è. 3) Forse la lagnanza più dolorosa: quando il Papa lo ha defenestrato da prefetto della Casa Pontificia.
Accuse queste contenute nel libro “Nient’altro che la Verità “ ( edizione Piemme) scritto con il giornalista Saverio Gaeta.
La bufera di questi giorni è figlia della continua faida tra progressisti e tradizionalisti. La morte di Benedetto XVI ha portato a galla antichi dissapori. Di più: padre Georg ha addirittura paventato l’ipotesi che Francesco, che ha ben 86 anni, possa dimettersi. E scrive: ”Ho visto la difficoltà, il fatto che non celebra, sono tutti elementi di un lavoro pastorale normale che mancano”. Una disgustosa gufata. Bergoglio non molla. E lo ha anche detto bollando l’ala conservatrice del clero che, da tempo, cavalca le incomprensioni. Altro che mollare: a fine mese Papa Bergoglio andrà in Congo e Sud Sudan.
Ora si attende la decisione di Francesco per capire il futuro di Monsignor Georg. Come scrive Aldo Grasso: ”Sono lontani i giorni in cui padre Georg godeva della confidenza di principesse romane, giocava a tennis, era imitato da Fiorello e veniva elevato dai rotocalchi a “George Clooney della Curia”, il simbolo della Grande Bellezza Ratzingeriana. Adesso sembra un loquace personaggio di Italo Calvino, quello del Visconte Dimezzato”. Il match certo non finisce qui.
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