Suicidio assistito. Ovvero morire con dignità. Tutti (o quasi) sono d’accordo, pur con dei distinguo.
Ma non c’è ancora una legge che preveda la possibilità di un aiuto medico alla morte volontaria per le persone che “non dipendono più da trattamenti di sostegno vitale “ come recita una sentenza della Corte Costituzionale . Cioè persone che sono in vita artificialmente solo grazie alle tecnologie.
Dunque il cosiddetto “fine vita” vaga, smarrito, nella giungla dei diritti e delle battaglie legali. Eppure qualcosa si sta muovendo. La campagna elettorale in corso ha riportato a galla la tribolata e dolorosa questione.
LETTA E CALENDA VOGLIONO LA LEGGE. LA DESTRA FRENA
Sinistra e Terzo Polo si battono perché ci sia una legge che faccia chiarezza su un ginepraio di posizioni che bloccano l’iter legislativo doveroso. Di più: improcrastinabile.
Dopo la sentenza della Corte, lo Stato è sparito benché da più parti sollecitato. Mesi e mesi di silenzio pur davanti a casi clamorosi, a ripetute diffide, denunce di tortura, omissioni di atti di ufficio. Niente.
Ora il tema viene rilanciato dal Pd e dal tandem Calenda-Renzi seppure con misurate cautele. Il Centrodestra non ci sta , coerente con il no pronunciato in marzo alla Camera (117 voti contrari) quando il fine vita ha incassato il primo sì (253 voti a favore di un testo comunque annacquato).
QUATTRO CONDIZIONI PER IL SUICIDIO ASSISTITO
In Italia è possibile richiedere il suicidio medicalmente assistito, cioè con l’aiuto indiretto di un medico. C’è una sentenza della Cassazione del 2019 che lo consente. Occorrono però quattro condizioni.
1) La persona deve essere pienamente capace di intendere e volere
2) Deve avere una patologia irreversibile.
3) Questa patologia deve essere portatrice di gravi sofferenze fisiche o psichiche
4) Vive solo artificialmente, cioè legato ad una macchina.
SOLO IL 9 FEBBRAIO 2022 IL VIA LIBERA
La scelta di dire basta non è facile e chi aspetta ha una tortura in più. Assurdo. Barbaro. Scandaloso. Tempi di attesa lunghissimi. Il primo italiano che ce la fatta (un marchigiano di 44 anni) ha dovuto attendere due anni prima che l’azienda sanitaria desse il via libera al farmaco e alle modalità di auto somministrazione.
Le macchine che lo tenevano in vita sono state staccate il 13 giugno. Una data storica per il nostro Paese. Una data rimossa in frettissima, forse perché lo Stato, in un sussulto umanitario, si è vergognato di pretendere un pagamento. Gratis niente. Morire con dignità ha un prezzo. Esentasse?