I giornali muoiono, la soluzione dei politici è una bella bicamerale: Vincenzo Vita, vox clamans in deserto

I giornali muoiono, la par condicio sta finendo, di querele si muore ma tutto quello che i politici riescono a pensare è una bicamerale.

È una sentenza inappellabile quella di Vincenzo Vita in questo articolo a conclusione della campagna elettorale pubblicato anche sul Manifesto.

Le tabelle pubblicate dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sul tempo di parola attribuito alle varie forze politiche riguardano, quelle più recenti, il periodo che va dal 5 al 20 settembre.

In verità, non ci sono clamorose novità. Lega e Fratelli d’Italia hanno sempre un certo vantaggio. Calenda e Renzi godono di un vento deciso a tavolino, il partito democratico vaga senza infamia e senza lode. Le formazioni collocate alla sinistra sono fortemente sottodimensionate. Fino alla censura vera e propria. Naturalmente, Forza Italia si vede e si sente sulle reti padronali di riferimento. Mediaset mantiene sempre vivo il tema del conflitto di interessi. Che non è morto, checche’ se ne dica.

Insomma, un primo giudizio di insieme è possibile. E non è positivo.

È come se si sia sancita una serie A è una serie B. L’Agcom in queste ore dovrebbe intervenire con decisione. Dal 26 settembre sarà indispensabile una riflessione precisa su un’istituzione cui si guardava con tante speranze. È che sta proprio deludendo. Arrivano diverse segnalazioni dai Comitati regionali radiotelevisivi, sulla mancanza di risorse per i messaggi autogestiti, strumento che la legge 28 del 2000 immaginò proprio per i soggetti meno forti.

Lasciamo stare, poi, il caso imbarazzante della Sicilia, di cui hanno parlato i giornali locali: è stato nominato per la presidenza un collaboratore (cd Spin Doctor) del candidato (Presidente in pectore) Renato Schifani, a lungo senatore. Il quale oltretutto non parrebbe avere le alte competenze specifiche del settore della regolazione delle comunicazioni come richiesto dalla stessa AGCCOM a tutte le regioni.

Non solo. Che ne è della co-regolazione tra Autorità e social

Dovevano mirare al rispetto -almeno- del silenzio elettorale così prezioso per far sedimentare nell’elettore la necessaria consapevolezza dell’importanza del voto.

Per non dire del capitolo dell’utilizzo dei dati personali, ormai diffusi come forma di impropria costruzione del consenso. La televisione sta rapidamente cambiando e Sky Glass ci ammonisce sull’imminente aggiramento della privacy delle persone.

Allarme crisi dei giornali

Lo scorso mercoledì 14 settembre la Federazione nazionale della stampa, l’Ordine dei giornalisti e gli enti di categoria hanno lanciato l’allarme sullo stato dell’informazione. Nella passata legislatura nulla è accaduto: né sulla riforma della Rai, né sulle querele temerarie, né sul precariato, né sul controllo democratico degli algoritmi .

Walter Verini del Pd ha proposto la formazione di una commissione bicamerale. Nicola Fratoianni per l’Alleanza Verdi-Sinistra italiana ha pubblicato su la Repubblica di venerdì 16 un articolo sulla materia. Articolo21 ha raccolto sul suo sito numerosi contributi. Una parola in più, però, ci vorrebbe. La materia è derubricata.

Questa campagna elettorale verrà ricordata come quella della transizione ad altre modalità di comunicazione politica. È stata ed è ancora una campagna elettorale dove prevale solo la comunicazione dei leader e, le proposta contenute all’interno di un programma elettorale sono secondarie.

Vince chi alza i toni chi comunica entro i limiti dei pochissimi secondi (16) invalicabili dei reel dei social network. L’Agcom, cui non possiamo non ascrivere una grave colpa per non aver con forza preteso l’effettiva definizione di tavoli con Google, Facebook e co, ha il diritto-dovere di occuparsene e di segnalare con urgenza tale questione al nuovo parlamento, già all’indomani del suo insediamento. Occorre, inoltre, ripensare ad un modello nuovo di monitoraggio. Quest’ultimo  non può svolto da soggetti terzi e, soprattutto, va dotato di strumenti non solo tecnologici, bensì anche e soprattutto di analisi qualitative.

PS. È stata rilanciata con grande spolvero da Fratelli d’Italia una proposta sulla rete unica delle telecomunicazioni. In un recente convegno cui hanno partecipato il ministro Colao e i gestori, si respirava già la corsa al carro dei vincitori. Tuttavia è emerso che non c’è una vera proposta, bensì qualche ipotesi assai vaga. Il tema è troppo delicato per diventare oggetto di battage elettorale o un fiore all’occhiello.

 

 

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