MILANO – Oggi è la diciassettesima Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, istituita dalle Nazioni Unite nel 1999. E la cosa è nota. Ne parlano i giornali, ne parlano i telegiornali, la Rai ha realizzato uno spot istituzionale (molto discusso, ma quella ormai è quasi una consuetudine). Sui social network impazzano hashtag e immagini ad hoc, e molti si indignano, come si indignano quando sentono che una donna è stata uccisa. Già meno quando una donna viene violentata, perché in quel caso resta il dubbio atavico che se la sia cercata. E ancora meno quando una donna cammina per strada e diventa oggetto di attenzioni tutt’altro che gradite, o magari, peggio ancora, qualcuno, sull’autobus, lascia andare una mano sul suo corpo, o qualcun altro (perché succede anche questo) si masturba davanti a lei. E tutti restano lì fermi, senza fare o dire nulla.
E’ facile indignarsi davanti ad un femminicidio. Chi non si indigna? Molto più difficile accettare che la violenza sulle donne sia qualcosa di molto più diffuso e subdolo, qualcosa che avviene quotidianamente sulla metropolitana, in strada, sul posto di lavoro, in famiglia.
Quando una donna fa lo stesso lavoro di un uomo e viene pagata meno, anche quella è violenza. Quando una donna diventa oggetto di insulti o frasi sessiste, anche quella è violenza. Quando una donna sul posto di lavoro viene guardata e trattata con superiorità dai colleghi maschi in quanto donna, anche quella è violenza. Quando ad una donna, ad un colloquio di lavoro, viene chiesto se è sposata, se ha figli o se intende averne, anche quella è violenza. Quando una donna che aspetta un figlio viene “invitata”, in un modo o nell’altro, a lasciare il lavoro, anche quella è violenza. Quando una donna partorisce e in ospedale si pensa solo al benessere del bambino e non al suo, anche quella è violenza. Quando ad una donna viene negata la pillola del giorno dopo, anche quella è violenza. Quando una donna viene ostacolata nella sua richiesta di abortire, anche quella è violenza.
E adesso potete domandarvi: siete davvero contro la violenza sulle donne?