
La locandina, il consiglio cinematografico di oggi: A History of Violence, di David Cronenberg - Blitz Quotidiano
La scorsa settimana è uscito il trailer italiano del nuovo film di David Cronenberg, The Shrouds, in arrivo nelle sale il 3 aprile. Ispirandosi ad alcune vicende personali, su tutte la dolorosa perdita della moglie, il visionario regista di Videodrome (1983), La mosca (1986) e Cosmopolis (2012) procede inarrestabile nel raccontare quei confini sempre più sottili e intrecciati che dividono corpo e tecnologia.
Presentato al Festival di Cannes 2024, il film vanta la presenza nel cast di attori di alto profilo come Vincent Cassel, Diane Kruger e Guy Pearce. Nell’attesa di mettere mani, e occhi, sull’ultima opera di Cronenberg, già divisiva nei territori della critica internazionale e italiana, oggi vi consigliamo uno dei suoi film di maggior spessore tra quelli usciti negli anni Duemila, ovvero A History of Violence, con protagonista Viggo Mortensen.
A History of Violence, di David Cronenberg
Tom Stall (Viggo Mortensen), proprietario di un piccolo ristorante di Millbrook, nell’Indiana, trascorre una vita tranquilla e serena con la moglie Edie (Maria Bello), brillante avvocato, e i figli Jack e Sarah. Tutto sembra andare per il verso giusto, fino a quando un giorno il ristorante di Tom viene preso d’assalto da due rapinatori. Con insospettabile destrezza, il proprietario riesce abilmente a ucciderli entrambi. La vicenda, com’è ovvio, fa scalpore e i media glorificano Tom presentandolo al pubblico come un eroe.
La notizia, però, arriva anche a Philadelphia, dove Carl Fogarty (Ed Harris), spietato membro della mafia irlandese locale, inizia ad associare il volto di Tom a quello di Joey Cusack, che molti anni prima faceva parte della banda criminale. Fogarty decide così di mettersi in viaggio per Millbrook, entrando rapidamente in contatto con Tom, la cui vita, un tempo quieta e serena, non sarà più la stessa.
Da mestro indiscusso del body horror, David Cronenberg nel corso della sua carriera ha indagato ogni più piccola cellula alla base del concetto di mutazione, esplorandone evoluzioni, o involuzioni, di natura corporea e psicologica. Al centro di tutto c’è sempre un terrore intrinseco all’esperienza umana, quando questa è testimone o viene messa di fronte all’alterazione, allo scomponimento, alla disintegrazione o alla contaminazione della carne. Com’è ovvio, il cinema di Cronenberg ha trovato la propria naturale collocazione nell’horror e nella fantascienza, talvolta bypassati in favore di un’esposizione più marcatamente drammatica.
Questo è il caso di A History of Violence, un film solo all’apparenza classico, che al di sotto dello strato superficiale nasconde in realtà molte delle caratteristiche del cinema di Cronenberg. Dirigendo con maestria metafore e simbolismi, di rimando soprattutto alla rappresentazione dello sgretolamento del sogno americano, Cronenberg torna a parlare di mutazioni, attraverso la storia di un uomo la cui vita è segnata da una profonda metamorfosi. Questa deflagra in un conflitto interiore, nel contrasto identitario tra ciò che è reale e ciò che è solo apparente. Sacrificando l’esplicito, così come il gore e la rappresentazione della mostruosità, il racconto di Cronenberg si fa più asciutto ma non meno interessante, sostenuto sempre da un senso di ambiguità affascinante che rimane tale fino alla fine.