Cinema

La locandina, il consiglio cinematografico di oggi: Acqua e sapone, di Carlo Verdone

All’interno del Santuario di Pompei, un uomo di 44 anni confessava un gran numero di fedeli, impartendo loro il sacramento della penitenza. È quello che di norma fa un prete. L’uomo, però, era un operatore sociosanitario, fintosi parroco forse per soddisfare la propria vocazione religiosa. Quando i carabinieri sono intervenuti sul posto, l’uomo si trovava in uno dei confessionali intento ad ascoltare le storie dei fedeli, assegnando ad ognuno un certo numero di preghiere per alleviare il peso dei loro peccati. È stato prima allontanato e poi denunciato, in un clima comprensibilmente di sconcerto e di incredulità generale tra i devoti presenti.

Questo particolare episodio, che ha dalla sua una certa comicità, ricorda molto, con le dovute e romanzate differenze, la trama di un film di Carlo Verdone, ovvero quello in cui interpretava un uomo che si fingeva padre Spinetti per assicurarsi un’enorme quantità di soldi e per trascorrere del tempo con la bellissima modella americana Sandy Walsh. Oggi, infatti, vi consigliamo Acqua e sapone, il quarto film da regista di Verdone.

Acqua e sapone, di Carlo Verdone

Il trentenne Rolando Ferrazza (Carlo Verdone), laureatosi a pieni voti, aspira a diventare insegnante. Si ritrova però ancora costretto a vivere con la nonna Ines (Lella Fabrizi), accontentandosi di lavorare come bidello presso una scuola privata religiosa. Intanto a Roma atterra Sandy (Natasha Hovey), una giovane modella americana impegnata in alcuni servizi fotografici, sempre accompagnata dagli esigenti genitori. La madre vorrebbe che Sandy si assicuri una certa istruzione durante la sua permanenza in Italia. Per questo decide di contattare padre Spinelli, un teologo di fama mondiale che la madre vorrebbe assumere come insegnante privato per la figlia. Alla telefonata, però, risponde Rolando, che lavora nell’istituto dove Spinelli insegna. Una volta ascoltata la cifra spropositata offerta per l’insegnamento, a Rolando viene in mente una malsana idea: fingersi padre Spinelli per “guadagnarsi” quei soldi.

Acqua e sapone è spesso considerata come un’opera minore di Carlo Verdone. In realtà, nonostante la freschezza dei primi film rimanga per certi versi irraggiungibile, Verdone riesce a equilibrare la propria comicità, dosandola con precisione servendosi della complicità situazionale, quella tipica degli equivoci, per affrontare temi piuttosto scottanti, tra cui la disoccupazione giovanile. Come lui stesso ci ha abituati, anche con i suoi film successivi, il regista ha la capacità per nulla scontata di muoversi nella complessità tematica con una leggerezza eccezionale, strappandoci una fragorosa risata che allo stesso tempo si smorza perché segnata da una certa amarezza di sottofondo, universale e nel suo senso più profondo collettiva, tipica del suo cinema.

Nonostante la formula adottata, quella della commedia degli equivoci particolarmente congeniale a Verdone almeno nella prima parte della sua carriera, non manca la ricerca di una struttura narrativa solida, sostenuta dalla competenza dello stesso Verdone e da quella dei suoi compagni di sceneggiatura, ossia Franco Ferrini ed Enrico Oldoini.

Impossibile poi non citare la partecipazione dell’iconica Elena Fabrizi, meglio conosciuta come Sora Lella, fuoriclasse genuina e spontanea di un cinema in cui la battuta si fa protagonista, resistendo alla prova del tempo perché ben radicata nella memoria collettiva. Menzione speciale anche per l’attrice Natasha Hovey, che interpreta la modella Sandy Walsh, e per Florinda Bolkan, il cui fascino sullo schermo si infiamma a ogni inquadratura.

Published by
Giuseppe Avico