FX ha pubblicato di recente il nuovo teaser trailer di Alien: Pianeta Terra, la serie tv del celebre franchise che arriverà quest’estate in streaming su Disney+. Il trailer mostra un particolare tipo di xenomorfo che si dimena all’interno di una navicella spaziale, prossima alla rotta di collisione con il pianeta Terra. Questa serie, annunciata nel 2020, è stata pubblicizzata come “la prima storia di Alien ambientata sulla Terra”.
Nell’anno 2120 (due anni prima degli eventi del primo capitolo della saga) una misteriosa nave spaziale precipita sulla Terra, liberando una minaccia terribile, ovviamente quella rappresentata dagli xenomorfi. Il destino dell’umanità sarà nelle mani di una giovane donna, interpretata da Sydney Chandler, e in quelle di un manipolo di soldati. Nonostante la semplicità di questo plot, e un trailer che sembra identificarsi fin troppo in un videogioco, una caratteristica che si spera possa appartenere solo al teaser, la produzione pare puntare molto su questo progetto. La serie, infatti, si avvale della collaborazione tra Noah Hawley (noto per le serie tv Fargo e Legion) e lo stesso Ridley Scott, più impegnato ora che allora, quando di idee valide ne sfornava a iosa.
Se nello spazio nessuno può sentirti urlare, qui sulla Terra i fan di vecchia data potrebbero farsi sentire eccome. Si spera, come sempre, che possa rivelarsi un progetto valido, perché di delusioni questo franchise, violentato su più fronti, ne ha subite davvero tante. Risalendo il corso degli anni del franchise, film dopo film, arriviamo al 1979, l’anno in cui il mondo dell’horror fantascientifico sarebbe cambiato per sempre. Oggi, infatti, vi consigliamo Alien, di Ridley Scott, il primo storico e irraggiungibile capitolo della saga.
L’equipaggio dell’astronave commerciale Nostromo, in viaggio verso la Terra, viene risvegliato dall’ipersonno da un misterioso segnale radio intercettato dal computer di bordo. Giunti su un pianeta desolato, alcuni membri, tra cui il capitano Dallas (Tom Skerritt), il vice Kane (John Hurt) e la navigatrice Lambert (Veronica Cartwright), decidono di esplorare cercando l’origine del segnale. Si scopre che quest’ultimo proviene da un particolare relitto di un’astronave aliena, all’interno della quale l’equipaggio fa la conoscenza di strane e inquietanti uova. Una di queste si schiude, rilasciando un particolare organismo che attacca immediatamente Kane.
Nonostante le proteste dell’ufficiale Ellen Ripley (Sigourney Weaver), la quale vorrebbe applicare il protocollo di quarantena, l’ufficiale scientifico Ash (Ian Holm) infrange le regole e apre i portelloni della Nostromo, facendo rientrare i membri dell’equipaggio, incluso Kane. Quest’ultimo viene sottoposto a diversi controlli e analisi, i cui esiti suscitano più domande (inquietanti) che risposte. Da quel momento il viaggio di ritorno della Nostromo si trasforma in un vero e proprio incubo. I membri dell’equipaggio saranno infatti costretti a lottare per la loro sopravvivenza contro qualcosa di mai visto prima.
Se Star Wars aveva ridefinito i canoni della fantascienza nella sua forma più fantasy, Ridley Scott con Alien catapulta lo spettatore in una dimensione completamente nuova, quella fantascientifica più horror possibile. In sintesi, rivoluzionava definitivamente i caratteri di questo genere, gli stessi con i quali ogni film, fumetto o videogioco di questo tipo da quel momento in poi avrebbe dovuto confrontarsi.
Sono moltissimi gli elementi che rendono Alien un autentico capolavoro, uno spartiacque tra la fantascienza classica e quella che abbiamo imparato ad apprezzare nella sua connotazione più horror. Da un lato abbiamo la creazione dello xenomorfo, la cui ideazione risponde al nome di un certo H.G. Giger e la realizzazione in scena a quello di Carlo Rambaldi. Questo alieno è entrato di diritto nell’immaginario collettivo, spinto dalla tendenza vincente tipicamente anni Ottanta di rappresentare sullo schermo la mostruosità anziché celarne la forma. Dall’altro è impossibile dimenticare un personaggio come quello di Ellen Ripley, una figura eroica femminile la cui caratterizzazione sovrasta e rinnega il principio classico attraverso cui l’uomo si fa unico prode salvatore.
In mezzo c’è tanta, tantissima (squisita) carne al fuoco: la suggestiva scenografia, dagli inquietanti e geometrici interni dell’astronave a quella misteriosa e affascinante del pianeta sconosciuto; la regia magistrale di Ridley Scott, che esalta un’atmosfera tanto cupa quanto claustrofobica (una combinazione micidiale); le meravigliose musiche di Jerry Goldsmith, che rappresentano più di un semplice tappeto sonoro e si elevano a elemento chiave che contribuisce alla tensione; intuizioni di scena geniali, in seguito iconiche, come quella dell’alieno che “sboccia” dal petto di uno dei membri dell’equipaggio; la rielaborazione di tante suggestioni filmiche che lo sceneggiatore Dan O’Bannon racchiude nello script, solo all’apparenza poco originale ma in definitiva sviluppato per sottrazione, compattezza e con un’accurata attenzione al crescendo tensivo. Per questi e per altri mille elementi, qui non citati per la spietata accortezza alla sintesi, rimandiamo a un’imprescindibile prima visione o a un doveroso e sempreverde rewatch.