Oggi esce in sala Babygirl, il thriller a tinte erotiche del momento diretto da Halina Reijn, con protagonisti Nicole Kidman e Harris Dickinson. Presentato alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, il film ha già riscosso un buon successo di pubblico e critica. Quest’ultima ha celebrato soprattutto la prova attoriale di Nicole Kidman, vincitrice della Coppa Volpi e precedentemente candidata ai Golden Globe nella categoria di migliore attrice in un film drammatico. Il film ripercorre la storia di Romy, importante e autorevole amministratrice delegata che mette a repentaglio la propria carriera e la sua famiglia quando decide di lanciarsi in una relazione con uno stagista, Samuel, molto più giovane di lei. Nel cast troviamo anche Antonio Banderas e Sophie Wilde.
Thriller erotico, che passione!
Quello del thriller erotico è un sottogenere che pare sia tornato di moda, in una veste piuttosto ripulita rispetto ai classici del passato, decisamente più audaci. Durante la sua “golden age”, si fa riferimento soprattutto agli anni Ottanta e Novanta, questo particolare genere, solitamente legato a determinate controversie e altrettante polemiche, ha prodotto una miriade di pellicole, alcune di queste apprezzabili, entrate perfino nella storia del cinema, e altre decisamente più scadenti e dimenticabili.
L’interesse del pubblico per questo tipo di film si ricollega forse al desiderio, e alla ricerca, di quelle situazioni cinematografiche più sordide, per certi versi clandestine, che mettono in risalto il binomio sesso-morte attraverso la connotazione più sessuale ed esplicita possibile. In fondo, parliamo di thriller e alla fine qualcosa di terribile, in mondo o nell’altro, accade sempre. Tra i film più rappresentativi del genere citiamo: A Venezia… un dicembre rosso shocking (1973), L’amore infedele – Unfaithful (2003), Seduzione pericolosa (1989), Omicidio a luci rosse (1984), Vestito per uccidere (1980), Basic Instinct (1992), Brivido caldo (1981) e Eyes Wide Shut (1999). Oggi, però, vogliamo consigliare quello che probabilmente più di altri, verso la fine degli anni Ottanta, ha avuto il maggior impatto nell’immaginario collettivo, consegnandosi alla storia del cinema come pietra miliare del genere e non solo: Attrazione fatale, di Adrian Lyne.
Attrazione fatale, di Andrian Lyne
Dan Gallagher (Michael Douglas), uno stimato avvocato di Manhattan, vive senza intoppi la propria vita con la moglie Beth (Anne Archer) e la figlia di sei anni Ellen. Il suo mondo, quotidiano, per certi versi monotono ma sereno, viene però ribaltato da un semplice e all’apparenza banale incontro, quello con una seducente donna, Alex Forrest (Glenn Close). Infatuatisi a vicenda, i due trascorrono insieme un intero fine settimana di passione, mentre la moglie Beth è in visita dai genitori. Archiviato il weekend e raffreddati i bollori, Dan torna alla propria quotidianità come se niente fosse successo ma per Alex, al contrario, quelle ore trascorse insieme hanno significato molto, anzi moltissimo. La donna manifesta fin da subito una pericolosa e inquietante ossessione per Dan, che inizia a temere il peggio per la propria vita e per l’incolumità della sua famiglia.
Attento a ciò che desideri
Il film, diventato poi un cult, è un vero e proprio simbolo della Hollywood anni Ottanta. Il regista Adrian Lyne, con una carriera di piccoli gioielli e vertiginose cadute di stile, qui realizza uno dei suoi film più rappresentativi, privo tra le altre cose di quel gusto un po’ artefatto e posticcio che ha contraddistinto le sue prime produzioni, e che in seguito ha comunque riabbracciato senza particolari esitazioni.
Affrontando direttamente un certo tipo di moralismo e di puritanesimo propri della società americana, Lyne mette in scena i suoi protagonisti sovversivi, li muove catapultandoli in una dimensione in cui le antiche certezze crollano inesorabili sotto il peso del desiderio e di una passione piegata ai più primordiali istinti. Il protagonista, per esempio, risulta incapace di sottrarsi a determinate tentazioni, scivolando in un vortice malato all’interno del quale è incapace allo stesso modo di affrontare le conseguenze. In questo senso, il volto un po’ imbambolato di Douglas risulta essere perfetto, così come quello di Glenn Close, attraente e respingente in egual misura. Non a caso è proprio il personaggio di Alex ad essere diventato iconico negli anni, impresso nella mente degli spettatori con una potenza tale da sovrastare perfino il protagonista, in effetti forse un po’ troppo monocorde. Nota a margine: l’attrice ha spesso dichiarato che avrebbe voluto partecipare a un remake del film, con il quale veniva raccontata tutta la storia dal punto di vista del suo personaggio.