
La locandina, il consiglio cinematografico di oggi: Cloverfield, di Matt Reeves - Blitz Quotidiano
Di recente si è tornati a parlare di un progetto annunciato nel 2021 ma mai realizzato. Si fa riferimento al sequel diretto del monster movie Cloverfield, girato da Matt Reeves (Apes Revolution, The Batman). Nel 2008, quando uscì in sala, il film si rivelò un successo: con un budget di 25 milioni di dollari ne incassò oltre 170. Seguirono naturalmente dei film legati all’universo del Cloverfield originale, ovvero 10 Cloverfield Lane (2016) e lo spin-off The Cloverfield Paradox (2018). Ma il progetto di un sequel, in cantiere da tempo, non ha mai visto la luce. Oggi, però, qualcosa sembra muoversi, considerando soprattutto le parole, ancora piuttosto criptiche, del regista che dirigerà il film, Babak Anvar: “Mi dispiace moltissimo non poterne parlare, ma tutti i membri del team ci tengono molto alla segretezza, ed è una cosa che comprendo. Qualunque cosa accada, comunque, sappiate semplicemente che riceverete qualcosa di fantastico”.
Nulla di certo, dunque, ma almeno qualcuno ne è tornato a parlare, considerando un annuncio ormai invecchiato di quattro anni e la giustificata speranza di molti fan. Cloverfield, quando uscì, fu davvero un fulmine al ciel sereno, di certo non un capolavoro ma un monster movie capace di esaltare la forma a quel tempo inflazionata del found foutage in maniera intelligente e con buonissima tecnica, distinguendosi per originalità e coraggio. Oggi, com’è ovvio, ve lo consigliamo.
Cloverfield, di Matt Reeves
A New York, prima di partire per il Giappone, Rob decide di organizzare una festa di addio con i suoi amici. Quella sera, però, accade qualcosa di strano: un forte boato fa tremare le pareti del loro palazzo, mentre il cielo, a causa di alcune esplosioni, si illumina improvvisamente. La televisione annuncia un terremoto, qualcun’altro parla di terrorismo, ma quello che sta devastando la città è qualcosa di molto più spaventoso e inquietante. I ragazzi della festa, in preda al panico, si riversano in strada. Da quel momento la loro vita, e quella di tutti gli altri, è in pericolo, minacciata da qualcosa di colossale e mai visto prima.
In un periodo storico super affollato, ovvero quello in cui si assisteva al proliferare fuori controllo di film horror in stile falso documentario, uscirono una quantità spropositata di film un po’ tutti uguali, alcuni dei quali mediocri e altri ancora pessimi, che sfruttavano al massimo, ma molto male, questa tendenza estremamente popolare. Per fortuna, però, uscirono anche diverse pellicole in grado di impiegare in modo intelligente le tecniche tipiche di questo sottogenere, raccontando qualcosa di interessante attraverso l’uso consapevole, convincente e soprattutto giustificato della macchina da presa. Tra questi, oltre a Rec (2007), Diary of the dead (2007) e The Visit (2015), spicca senza dubbio Cloverfield, diretto da Matt Reeves sotto l’ala produttiva di J. J. Abrams.
Il film, scritto da Drew Goddard (Quella casa nel bosco, The Martian), fa della veridicità espositiva il suo vero punto di forza. Per quanto possa essere oggettivamente poco realistico l’attacco improvviso di una creatura colossale per le strade di New York, sono invece convincenti e credibili le premesse di una registrazione continua degli eventi, così come le reazioni dei diversi protagonisti e più in generale il susseguirsi di situazioni catastrofiche introdotte panoramicamente e poi convogliate, in presa diretta, nella claustrofobia più inquietante e disorientante.
Complice anche il budget, lontano dagli standard dei blockbuster hollywoodiani, si è preferito giocare con il senso percettivo del pericolo, celando in più punti la mastodontica creatura che viene mostrata col contagocce. Un punto a favore, non c’è dubbio, che alimenta ulteriormente la sensazione di ritrovarsi smarriti, in balia degli eventi e minacciati da qualcosa di mai visto prima che sfugge al controllo. Ad accentuare questa sensazione c’è poi la macchina da presa, legittimamente manovrata con una profonda amatorialità, che è realistica ma che allo stesso tempo non compromette lo spettacolo visivo proposto. Una piccola perla da riscoprire assolutamente, in attesa di un sequel.