Il 2 marzo andrà in scena la cerimonia degli Oscar in diretta dallo storico Dolby Theatre di Los Angeles, presentata per la prima volta dal noto conduttore Conan O’Brien. Lo scorso 23 gennaio, in ritardo di qualche giorno a causa degli incendi che hanno colpito la California, sono state annunciate tutte le nomination. Tra i film che hanno fatto incetta di candidature, accompagnati dalle immancabili polemiche, ci sono anche quelli che concorrono per la statuetta al miglior film d’animazione, una categoria che esiste solo dal 2002. Da qual momento, il mondo dell’animazione ne ha fatta di strada, sdoganando il concetto di film per bambini grazie a determinati linguaggi, sempre più evoluti, che stimolano anche la sensibilità degli adulti.
Quest’anno, per il miglior film d’animazione, gareggiano alcune opere di un certo spessore, come Il robot selvaggio, Memoir of a Snail, Wallace e Gromit – Le piume della vendetta e Inside Out 2, il film più visto del 2024 e quello d’animazione con il maggior incasso di sempre. Numeri a parte, ce n’è uno che quest’anno ha attirato l’attenzione di critica e pubblico più di chiunque altro, candidato sia nella categoria dei film d’animazione che in quella del miglior film internazionale. Oggi, infatti, vi consigliamo Flow – Un mondo da salvare, di Gints Zilbalodis.
In un contesto in cui gli esseri umani sembrano essere scomparsi, un alluvione terribile e improvvisa devasta il mondo intero. Il protagonista di questa storia è un gatto nero, riservato e ormai abituato a godersi la propria solitudine. Con l’arrivo del disastro, però, dovrà mettere da parte le proprie abitudini, ritrovandosi a combattere con tutte le sue forze per sopravvivere. Riparatosi su una barca a vela, il gatto dovrà condividere il proprio rifugio con altri animali, tra cui un labrador sempre allegro, un capibara pigro, un lemure cleptomane e un uccello ferito. Durante la loro traversata, cercando di sopravvivere al meglio delle loro potenzialità, il gruppo impara lentamente a collaborare, nonostante le difficoltà iniziali nell’approcciarsi a vicenda. Il viaggio li metterà di fronte a diversi pericoli, imprevisti come i paesaggi che si ritroveranno ad esplorare, bellissimi e suggestivi.
In apertura abbiamo citato l’evoluzione dei linguaggi del cinema d’animazione. In effetti, ormai il limite è ancora una volta quello imposto dall’immaginazione, in un momento storico in cui i mezzi a disposizione risultano pressoché illimitati. La bellezza estetica del film di Gints Zilbalodis, giovane regista lettone, sta nella scelta di aver utilizzato una grafica computerizzata in 3D dalla quale però emergono con straordinaria potenza tutte le peculiarità genuine del lavoro svolto a mano. In più punti, infatti, si ha la sensazione che lo scorrere delle immagini sia dettato dallo scivolare della matita su un foglio di carta, mentre si assiste al movimento perpetuo delle straordinarie sequenze, affascinanti e magnetiche.
La forma si incastra perfettamente nei contenuti che il film propone, quelli che hanno la forza espressiva di stimolare la sensibilità dei più piccoli così come quella degli adulti. Flow, infatti, rimanda a un coinvolgimento emotivo universale, che lo spettatore sviluppa nei confronti del piccolo protagonista. Ci immergiamo in ogni sua più minuscola o macroscopica emozione, che sia la paura, il coraggio mostrato, il timore di confrontarsi o la crescente consapevolezza di dover collaborare per sopravvivere. In questo senso, tutto ciò che bagna ogni gesto, così come fa il fluire incessante e perenne dell’acqua nel film, risulta dominato dalla vivacità di un messaggio universale, una sorta di ode creativa e mai banale alla solidarietà.