A novembre di quest’anno uscirà su Netflix una nuova versione di Frankenstein, firmata dal premio Oscar Guillermo Del Toro. L’attesa per questo film cresce mese dopo mese, dopo essere stato annunciato per la prima volta nel 2023. Il film, un nuovo adattamento cinematografico tratto dal romanzo di Mary Shelley scritto tra il 1816 e il 1817, ha come protagonisti gli attori Oscar Isaac, nei panni del dottor Frankenstein, Jacob Elordi, in quelli della creatura, Mia Goth e Christoph Waltz.
La creatura concepita da Shelley è entrata nell’immaginario collettivo grazie soprattutto alle rappresentazioni cinematografiche. Di film su questo universo, che rimanda alle più eccellenti prerogative dell’horror gotico, ne sono usciti davvero molti nel corso della storia, ma ce n’è uno in particolare che ha stabilito determinati canoni estetici, una visione unica e innovativa per l’epoca che oggi riconduciamo immediatamente all’immaginario di Frankenstein. Vi consigliamo Frankenstein (1931), di James Whale.
Frankenstein, di James Whale
Quella di Frankenstein è universalmente riconosciuta come una delle storie più famose del cinema. Un giovane scienziato, Henry Frankenstein, ha in mente di innestare un nuovo cervello all’interno del corpo di un uomo morto. A causa di un tremendo errore da parte del suo assistente, lo scienziato inserisce nel cadavere il cervello di un criminale. Il risultato non è esattamente quello sperato e la creatura, dall’aspetto mostruoso, prende vita, liberandosi e iniziando a seminare il terrore.
Il regista James Whale, scritturato dalla Universal, realizzò un film davvero eccezionale, storicamente significativo e visivamente terrificante per l’epoca. La leggenda narra che la visione della creatura provocò perfino diversi svenimenti nelle sale. L’ambientazione e la storia stessa, qui ampliata e adattata al contesto storico e sociale degli anni Trenta, appaiono decisamente differenti da quelli del romanzo di Shelley. Il film raccoglieva comunque diversi aspetti tematici dell’opera, rappresentati nella maniera più efficacie e disturbante possibile. Si pensi, per esempio, alle caratteristiche del cosiddetto “scienziato pazzo”, quelle che oggi potremmo guardare pensando a tutti i cliché del caso, ricordando però che fu questo il film che ispirò questo specifico immaginario per tutte le pellicole successive.
Naturalmente la creatura è il fulcro di tutta la storia, e quella ideata da Whale e interpretata dal leggendario Boris Karloff si impose fin da subito per la sua particolarità , diventando una delle rappresentazioni più celebri del secolo scorso. L’immagine della creatura gigantesca dalla testa squadrata, con due bulloni impiantati nel collo, è vivissima nell’immaginario collettivo, così come quei movimenti impacciati, goffi e un po’ patetici riconducibili però a una dimensione sconosciuta e allo stesso tempo spaventosa. L’apporto contenutistico e soprattutto estetico di questo film al cinema dell’orrore fu davvero straordinario, e sono poche le pellicole che ebbero un impatto di questo tipo sul genere e più in generale su tutto il cinema dell’epoca. Doverosa una nuova visione, imprescindibile per tutti quelli che ancora non lo hanno visto e che vorranno approcciarsi alla nuova versione di Del Toro.