
La locandina, il consiglio cinematografico di oggi: Gravity, di Alfonso Cuarón - Blitz Quotidiano
Sessant’anni fa, l’astronauta Alexei Leonov e il collega Pavel Belyayev partirono a bordo della capsula spaziale sovietica Voskhod 2. Leonov si ritrovò a fluttuare nello spazio, muovendosi all’esterno della piccola capsula che lo aveva portato in orbita. La “passeggiata” dell’astronauta russo fu un evento storico fondamentale, un passaggio cruciale nell’esplorazione dello spazio e Leonov fu il primo a compiere una simile (e rischiosa) impresa.
L’evento non fu casuale, considerando soprattutto il contesto storico, ovvero un periodo in cui l’Unione Sovietica confermava il proprio status di principale potenza tecnologica nell’esplorazione spaziale, superando anche gli Stati Uniti, i diretti rivali. La missione di Leonov, infatti, fu portata a termine a pochi anni di distanza dal primo viaggio spaziale della storia di Yuri Gagarin e dal lancio dello Sputnik I, il primo satellite artificiale in orbita intorno alla Terra. L’impresa dell’astronauta russo, all’epoca in bilico tra la realtà dei fatti e i territori visionari della fantascienza, può ricordare qualcosa della trama di un film che nel 2013 conquistò pubblico e critica. Parliamo naturalmente di Gravity, di Alfonso Cuarón.
Approcciandosi a un film come Gravity, avendo nella testa i meccanismi causa-effetto della fantascienza americana, il rischio è quello di percepirlo come un’opera blockbuster classica, puro sci-fi naturalmente al servizio della maestosità visiva. La realtà, però, è ben diversa. Se è pur vero che il cinema di Alfonso Cuarón gravita attorno al fascino indiscutibile della spettacolarità proposta, è anche vero che al suo interno orbita un gusto autoriale altrettanto marcato, figlio dell’inclinazione del regista messicano (la stessa di Del Toro e di Iñárritu, per esempio) a volersi ancorare con grande consapevolezza a un cinema di concetti e di metafore. Un mondo allusivo tutto da scoprire, quello di Gravity, votato a una concezione narrativa tra le più umaniste.
Abbandonando i territori meravigliosamente ermetici di 2001 – Odissea nello spazio, punto di riferimento perpetuo e irraggiungibile del genere, Gravity abbraccia una dimensione più classica e “accessibile”, arricchita da un comparto tecnico di altissimo livello segnato da un travolgente realismo, che si fa teatro spaziale delle più profonde e congenite inquietudini dell’animo umano.
Gravity, trama e trailer
La dottoressa Ryan Stone (Sandra Bullock) è un ingegnere biomedico di grande esperienza. A bordo dello Space Shuttle Explorer, la donna si ritroverà coinvolta nella sua prima missione spaziale, affiancata dall’esperto astronauta Matt Kowalsky (George Clooney), prossimo alla pensione. Durante quella che doveva essere una normale missione di riparazione di una stazione orbitante nello spazio, accade qualcosa di imprevisto che costringerà i due a dover lottare duramente per sopravvivere. Una tempesta di detriti, infatti, distrugge la loro navicella, provocando la morte di tutti gli altri membri dell’equipaggio. Kowalsky e Stone, agganciati l’uno all’altra, si ritrovano da soli alla deriva nello spazio, senza alcuna possibilità di poter comunicare con la Terra.
Per gli amanti dei premi. Gravity ha ricevuto 10 candidature ai premi Oscar, ottenendo sette statuette: miglior regia ad Alfonso Cuarón, migliori effetti speciali, migliore fotografia a Emmanuel Lubezki, miglior montaggio, miglior colonna sonora, miglior sonoro e miglior montaggio sonoro.