
La locandina, il consiglio cinematografico di oggi: Heat - La sfida, di Michael Mann - Blitz Quotidiano
Nei giorni scorsi, il regista e sceneggiatore Michael Mann (L’ultimo dei Mohicani, Collateral, Nemico Pubblico) ha annunciato importanti novità riguardo a un progetto ufficializzato nel 2023. Si tratta di Heat 2, l’attesissimo nuovo film del regista americano basato sull’omonimo romanzo scritto dallo stesso Mann, una sorta di prequel e sequel del suo capolavoro uscito nel 1995. Il regista ha confermato di aver concluso anche lo script del film, dichiarando: “Ho appena finito la sceneggiatura e consegnato la prima bozza. In questo caso, era per la Warner Bros. Più di così non posso dire. Ma è un progetto entusiasmante”.
In un periodo storico in cui molti progetti cinematografici e televisivi saltano a causa dei più disparati motivi, talvolta ai limiti dell’incomprensibile, quello targato Michael Mann prosegue nella tranquillità di una lavorazione che il regista stesso, informando i media, ritiene essere stimolante e in linea con il suo modo di fare cinema. In cabina di regia, dunque, ritroviamo quella mente che nel 1995 realizzò uno dei più affascinanti thriller polizieschi della storia: un concentrato di azione e riflessione psicologica sullo sfondo di un dramma metropolitano tra i più avvincenti di sempre. Oggi, nella speranza di assistere a un sequel degno di quel capolavoro, vi consigliamo proprio Heat – La sfida, di Michael Mann.
Heat – La sfida, di Michael Mann
Dopo una rapina avvenuta ai danni di un furgone portavalori, il tenente della polizia di Los Angeles Vincent Hanna (Al Pacino) si rende subito conto di avere a che fare con un gruppo di criminali professionisti. Decide così, insieme alla sua squadra, di occuparsi personalmente delle indagini. Il capo della banda che ha eseguito il colpo è Neil McCauley (Robert De Niro). Quest’ultimo, con un gruppo di amici e colleghi fidati, sta organizzando una serie di colpi importanti.
Da qui inizia un inseguimento continuo tra la banda di McCauley e la squadra di Hanna a colpi di intelletto, appostamenti infruttuosi e piani strategici accurati. Charlene (Ashley Judd), la moglie di Chris Shiherlis (Val Kilmer), uno degli uomini più fidati di Neil, rimane invischiata in una relazione con Alan Marciano (Hank Azaria). Il tenente Hanna decide di sfruttare la cosa nel tentativo di arrivare a Chris e quindi allo stesso McCauley. La sfida tra il criminale e l’agente di polizia si fa sempre più avvincente e ricca di capovolgimenti di fronte, fino a condurre entrambe la parti a un confronto diretto.
Uno contro l’altro
Nel gioco della parti, tipico del cinema di Michael Mann, Heat rappresenta la punta di diamante di un’intera filmografia. Mann, infatti, si è spesso interessato al concetto di confronto, dal quale emergono con forza contraddizioni, differenze radicate ma anche similitudini identitarie che costituiscono la base di quelle narrazioni, da Manhunter (1986) a Collateral (2004), sempre avvincenti e mai banali. Nel confronto, e attraverso di esso, le due parti in gioco comprendono sfaccettature e realtà personali che possono essere tanto rivelatrici in senso positivo quanto molto più spesso esemplificative di una condizione di malessere profondo, in definitiva irreparabile.
Nel capolavoro del 1995, Michael Mann contrappone due figure storiche della mitologia poliziesca, il ladro e il poliziotto di turno sulle sue tracce, rispettivamente interpretati da due pesi massimi come Robert De Niro e Al Pacino. Senza mai adagiarsi sui canoni narrativi ed estetici di questo genere, il regista ne sperimenta le derivazioni più interessanti, rinnovandole. Dal punto di vista prettamente drammatico, infatti, si ha un confronto tra le due parti basato su una riflessione psicologica inedita, attraverso la quale emerge l’universo intimo dell’una e dell’altra.
I mondi contrapposti, quello criminale di McCauley e quello votato alla giustizia di Hanna, si compenetrano costantemente mostrando a entrambi, in misura differente, quanto in realtà risultino simili e allo stesso modo distanti, incarnazioni di due universi opposti e paralleli di cui entrambi i personaggi, sull’orlo di un fallimento emotivo, faticano a sopportare il peso storico. Sia McCauley che Hanna, infatti, si ritrovano alla fine del mondo, nella zona neutrale di un diner, a rapportarsi l’uno all’altro con profondo rispetto ma anche con una consapevolezza sempre maggiore di quanto le loro vite, le loro scelte e le loro azioni siano state consumate dai rispettivi ruoli.
Sull’onda lunga dell’approfondimento psicologico, dal quale entrambi i protagonisti escono ugualmente sconfitti, anche dal punto di vista estetico l’opera di Mann si fa sfaccettata nella forma, comunque in costante dialogo con i linguaggi di un cinema d’azione al cardiopalma. Sono innumerevoli le sequenze che Mann compone con la maestria di un direttore d’orchestra. Si parte dall’ouverture, ossia la rapina iniziale, e si arriva alla mastodontica suite di una guerriglia urbana e di una sparatoria iconica per le strade di Los Angeles: una macro-sequenza da brividi. Poi il climax della resa dei conti tra i due protagonisti, fino all’atto conclusivo in un duello evidentemente in debito con le suggestioni del cinema western. La componente action, e qui sta la forza smisurata di Heat, comunica sempre con la partitura dei dialoghi e delle parole attraverso una corrispondenza perpetua mai sbilanciata da un lato o dall’altro. Una perfetta integrazione di generi e suggestioni attraverso la quale si ha un’esposizione approfondita e allo stesso modo si gode di un’adrenalina purissima.