La locandina, il consiglio cinematografico di oggi: I Goonies, di Richard Donner - Blitz Quotidiano
Di recente, la Warner Bros. ha annunciato di aver scritturato lo sceneggiatore Potsy Ponciroli per la scrittura di un film, e non uno qualunque. Si parla infatti del sequel di uno dei film più iconici e rappresentativi del cinema anni Ottanta, ovvero I Goonies. L’ambizioso progetto, che al momento non ha ancora un regista, vede la partecipazione delle personalità che nel 1985 realizzarono il film, ovvero Steven Spielberg in veste di produttore (già ideatore della storia originale), Kristie Macosko Krieger e Holly Bario per Amblin Entertainment e Chris Columbus, che aveva scritto la sceneggiatura.
Non si hanno però ancora informazioni riguardo alla trama di questo sequel e al cast. La notizia, a seconda dei punti di vista, potrebbe essere percepita dal pubblico in diverse maniere: dalla trepidante attesa, alimentata dalla nostalgia di chi quegli anni li ha vissuti innamorandosi perdutamente del film, oggi un cult pop assoluto, alla presa di coscienza che Hollywood oramai debba tornare ai successi di un tempo per rivendicare il proprio status, quello di un’industria ancora in grado di far sognare.
Al di là delle teorie e dei pregiudizi su un mercato cinematografico americano effettivamente da tempo in crisi creativa, l’idea di riaffacciarsi con rinnovato slancio (ce lo si augura) sulle avventure di Mikey Walsh e compagni appare davvero affascinante. Come sempre, staremo a vedere, nell’attesa che arrivino ufficialità sul cast e sul regista al timone di un progetto di questa portata. Oggi, com’è naturale che sia, vi consigliamo proprio I Goonies, di Richard Donner.
Astoria, Oregon. Un gruppo di ragazzi, che si definiscono “i Goonies”, si riuniscono per un ultimo fine settimana insieme. Sono tutti preoccupati per l’imminente sfratto, a causa di due imprenditori che intendono comprare l’intera area, quella del quartiere di Goon Docks, per costruire un campo da golf. Fanno parte del gruppo il timido Mikey Walsh (Sean Astin), suo fratello maggiore Brandon (Josh Brolin), l’inventivo Data (Jonathan Ke Quan), patito di 007, il loquace Mouth (Corey Feldman) e il maldestro Chunk (Jeff Cohen), con la sua iconica camicia hawaiana.
Nella soffitta di Mikey, i ragazzi si imbattono in una vecchia mappa in spagnolo che sembra condurre al tesoro del famoso pirata Willy l’Orbo, situato da qualche parte nelle vicinanze di Goon Docks. Il gruppo decide così di provare a rintracciare il tesoro, dirigendosi verso un ristorante abbandonato segnato sulla mappa. A loro si uniscono anche Andy (Kerri Green), fidanzata col figlio di uno dei due imprenditori, e Stef (Martha Plimpton), una sua amica. Nel ristorante, però, si imbattono nella banda Fratelli, una famiglia di criminali impegnata anch’essa nella ricerca del tesoro. Trovato un tunnel sotterraneo, i ragazzi decidono di percorrerlo, ma Chunk viene catturato dai Fratelli, che partono all’inseguimento degli altri membri del gruppo. I ragazzi affronteranno le loro paure e diverse terribili prove, cercando di fare affidamento sulle proprie abilità e sul loro coraggio, oltre che su un aiuto totalmente inatteso.
Parlando del film, Steven Spielberg disse: “Quello che stiamo facendo qui è ordinary fantasy. Non succede niente di impossibile in questo film. Questi ragazzi sono amici. Sono tutti emarginati e hanno bisogno l’uno dell’altro perché i ragazzi popolari non vogliono avere a che fare con loro. Un giorno vivono l’avventura più straordinaria che un adulto possa immaginare”. Le avventure dei cosiddetti Goonies, in effetti, si ricollegano a una dimensione che nell’apparire così straordinaria ne cela un’altra ben più radicata nell’immaginario realistico dei protagonisti e del pubblico stesso (anche da cui nasce il coinvolgimento), in una sorta di celebrazione di certi valori, su tutti l’amicizia, sperimentati attraverso il senso d’appartenenza. I ragazzi protagonisti sono messi nelle condizioni di superare i propri limiti e le proprie paure grazie al coraggio, alla cooperazione e alla scoperta delle loro specifiche abilità, attraversando tutti quegli inevitabili ostacoli che fanno crescere e diventare grandi.
Il film esalta tutte le più eccezionali peculiarità del cinema d’avventura, capace di unire tanti generi e suggestioni differenti viaggiando anche su toni più macabri e percorrendo sempre in grande stile le vie della commedia. Un cinema di ragazzi che parla ai ragazzi, certo, ma che in fondo si rivolge anche alla sensibilità di chi giovane non lo è più. Eppure, anche questa volta il mondo degli adulti nel film è lasciato ai margini periferici di una narrazione che non li vede in alcun modo cattivi o severi, ma più semplicemente impossibilitati a fare di più, incapaci di guardare oltre la propria indeformabile maturità, la stessa che li inchioda nel loro mondo.
Ricorda qualcosa? Il film, quarant’anni fa, ha canonizzato per sempre tutti quelli che sono i connotati di questo genere di produzioni, che siano d’avventura o perfino horror: ragazzi e ragazze in lotta contro le proprie paure, contro i bulli di scuola, contro il mondo degli adulti, contro qualsiasi cosa purché alla fine ottengano la loro rivincita. Uno standard che il film di Donner ha rimodellato ispirando a valanga cinema e televisione negli anni successivi.
In questo senso, è impossibile non trovare analogie tra il mondo dei Goonies e quello della serie tv Stranger Things, solo per citare la più arcinota. Allo stesso modo, perché vale sempre la pena sottolineare che niente nasce dal nulla cosmico, anche il film di Donner ha attinto a determinate suggestioni filmiche, molte delle quali riconducibili perfino alla classicità intramontabile del cinema anni Trenta, un po’ come fatto dallo stesso Spielberg per il suo Indiana Jones. Attendendo il sequel, augurandoci spassionatamente che possa rivelarsi qualcosa di più di una mera operazione commerciale o del più banale richiamo alla nostalgia, consigliamo di far ritorno ad Astoria, con un rewatch che potrebbe far di nuovo battere i cuori di ognuno di noi.