Alcuni misteriosi droni sorvolano i cieli degli Stati Uniti, avvistati in particolare sul New Jersey, in Pennsylvania e sullo Stato di New York. Cresce la preoccupazione tra i residenti, mentre sono in corso le indagini dell’FBI per identificare la natura, al momento sconosciuta, di questi particolari oggetti volanti.
In questo contesto fumoso, nel quale ogni speculazione vale e può ritenersi perfino “attendibile”, molti si stanno interrogando sulla questione. Oggetti non identificati in cielo, ondeggianti e luminosi: c’è già chi parla di apparecchiature aliene. E non potrebbe essere altrimenti, data la mole di “notizie” su entità extraterrestri che spesso finiscono nella sezione scienza di diverse testate online. Questo non fa altro che alimentare una certa dose di curiosità, seguita forse dall’inquietudine e da quel desiderio di “voler provare a crederci”.
Quanti film hanno trattato l’argomento uomo-alieno? Fidatevi, forse troppi. Alcuni si sono rivelati degli autentici capolavori, altri più semplicemente delle mediocrità e altri ancora, e sono tanti, delle inevitabili oscenità. Steven Spielberg, per quanto ancorato a un’idea di fantascienza tipicamente americana, ha saputo produrre negli anni delle pellicole di questo genere davvero affascinanti, anche se inevitabilmente (e volontariamente) derivative. Oggi, infatti, vi consigliamo La guerra dei mondi, uscito nel 2005, con Tom Cruise, Dakota Fanning e Tim Robbins.
Ray Ferrier (Tom Cruise) è un operaio portuale residente in un piccolo borgo del New Jersey. In seguito al divorzio, l’uomo si ritrova a doversi dividere tra il proprio lavoro e i suoi due figli, Rachel (Dakota Fanning) e Robbie (Justin Chatwin). Nel corso di uno di quei fine settimana nei quali trascorre il tempo con loro, Ray sospetta che stia succedendo qualcosa.
In cielo, infatti, si è formata una misteriosa nube, dalla quale fuoriescono improvvisi e devastanti fulmini che colpiscono il suolo. Apparentemente non sembrano causare danni, ma le cose cambiano quando Ray, i suoi figli e praticamente tutta la gente del posto, si radunano nel centro della piccola città. Dal sottosuolo iniziano ad emergere degli strani congegni, la cui forma misteriosa mette in allarme la popolazione. La situazione è destinata a peggiorare, quando questi strani oggetti extraterrestri cominciano ad attaccare le persone in quella che sembra essere una vera e propria invasione aliena. I disperati tentativi dell’esercito di arginarla appaiono fin da subito piuttosto inutili, mentre Ray cerca di proteggere Rachel e Robbie.
Il film di Spielberg si basa sull’omonimo romanzo del 1897 scritto da H. G. Wells. Nel 1953 il regista Byron Haskin realizzava un film tratto dalla narrazione di Wells, e quello di Spielberg è da considerarsi una sorta di remake. Certo, in cinquant’anni le cose cambiano e soprattutto la narrazione può modellarsi in maniera completamente diversa, sviluppando l’esigenza di voler raccontare l’attualità. Spielberg, infatti, adatta la storia alla modernità, concentrandosi non tanto sull’invasione, sul contrattacco militare, o sullo scontro uomo-alieno, ma piuttosto sugli aspetti individuali di un uomo che cerca di salvare la propria famiglia.
Partendo da un pretesto tra i più classici della storia del cinema, e della letteratura, ossia quello dell’invasione aliena, Spielberg sposta sapientemente il proprio focus. Si focalizza, infatti, sulla dura lotta per la sopravvivenza, evidenziando aspetti molto più umani e relazionali, altrimenti invisibili o solo abbozzati nella messinscena totalizzante (e banale) di uno scontro a fuoco. Inoltre, questa base narrativa, che risulta essere cruciale nel film, stabilisce l’inefficacia della sottolineatura bellica. Questo aspetto, infatti, viene quasi del tutto rimpiazzato dall’enfasi narrativa attorno alla figura del suo protagonista, che da uomo, e non da soldato scelto, dovrà sopravvivere e proteggere, facendo affidamento solo alle sue più umane e naturali emozioni.