
La locandina, il consiglio cinematografico di oggi: La stanza accanto, di Pedro Almodóvar - Blitz Quotidiano
In questi giorni si sta discutendo di un argomento estremamente delicato, ossia quello del fine vita. La Toscana, con l’approvazione della sua legge, bloccata prima dell’iter in aula in altre 15 Regioni, è diventata la prima Regione italiana a garantire ai malati tempi e modalità certi per l’accesso al suicidio medicalmente assistito. Si tratta di un intervento sostanziale che potrebbe aprire una strada percorribile da altre realtà regionali e che più in generale riaccende un dibattito attuale e complesso anche al livello nazionale. Non sono mancate le critiche, come quelle dei Pro Vita, che hanno bollato la legge come “barbara e disumana”, o quelle di diversi parlamentari di Fratelli d’Italia, che l’hanno etichettata come incostituzionale.
Riguardo alla delicatezza di questo tema, il cinema ne ha esplorato sfaccettature e punti di vista differenti, ricorrendo a una drammatizzazione, intrinseca alla drammaturgia stessa, che allo stesso modo fa riferimento all’attualità dei fatti. È quello che hanno fatto film straordinariamente emozionanti, talvolta strazianti, come Mare dentro (2004), Million Dollar Baby (2004) e Le invasioni barbariche (2003). Oggi, però, ve ne proponiamo uno uscito nelle sale lo scorso dicembre, un’opera capace di toccare un tema come quello del fine vita spalancandone altri mille, tutti riconducibili alla fragilità dell’esperienza umana che, messa di fronte alla fatalità di una morte annunciata, si riappropria della sua più luminosa vitalità. Vi consigliamo La stanza accanto, di Pedro Almodóvar.
La stanza accanto, di Pedro Almodóvar
Il film racconta la storia di due donne, Ingrid (Julianne Moore) e Martha (Tilda Swinton), che condividono da diversi anni una particolare amicizia. Ingrid è una scrittrice di successo, la cui ultima opera racconta la propria incapacità di comprendere e accettare la morte. Martha, invece, è una corrispondente di guerra affetta da un cancro in fase terminale, curabile forse con una terapia sperimentale. Intanto, però, la donna si è abituata all’idea di dover morire ricorrendo al suicidio assistito. Martha, non potendo fare affidamento sul rapporto con la figlia, che le appare irrimediabilmente compromesso, decide di coinvolgere l’amica Ingrid, chiedendole di poter soggiornare nella stanza accanto alla sua durante questo periodo complicato.
Il primo film in lingua inglese di Pedro Almodóvar è un adattamento del romanzo Attraverso la vita di Sigrid Nunez. Sul tema dell’eutanasia, il regista spagnolo realizza un’opera che per certi versi oltrepassa, in linea con la sua recente filmografia, quello spirito di vivacità esuberante che da sempre lo caratterizza. Spogliando il proprio linguaggio, sottraendo senza mai semplificarlo, Almodóvar raggiunge una forma misurata e splendidamente centrata conforme forse a una più ampia e rinnovata consapevolezza, stabilita nel corso di una oramai lunga e autorevole carriera. Probabilmente questo processo nasce in concomitanza con il trapianto del proprio cinema oltreoceano, laddove ci si lascia indietro un po’ di quei colori, quelle suggestioni e quell’intensità propri della Spagna almodovariana. Questione di abitudine e di adattamento, e siamo già immersi nella New York delle due protagoniste, interpretate dalle attrici Tilda Swinton e Julianne Moore, evidentemente entrambe fuori scala per i parametri e le direttive di sua altezza Academy.
La tematica portante è quella già citata, eppure il film di Almodóvar si apre a un ventaglio di suggestioni e argomenti molto più ampio, che trova il punto di congiunzione nella fragilità umana al confine tra la vita e la morte, nel punto esatto di una libertà riaffermata, vivida e luminosa, e la piena coscienza di ciò che sta accadendo, o sta per accadere. Il peso emotivo della storia, come solo Almodóvar riesce ad architettare mitigandone brillantemente le punte melodrammatiche, si adagia con delicatezza anche su tonalità più ironiche e graffianti, mai isolate e sempre inserite in un preciso contesto sociale, naturalmente quello più attuale possibile.