Cinema

La locandina, il consiglio cinematografico di oggi: Lei, di Spike Jonze

In Texas, Ayrin, una donna di 28 anni, ha creato il suo compagno ideale, chiamato Leo, sfruttando l’intelligenza artificiale. La cosa è nata come un esperimento divertente, ma col passare del tempo Ayrin si è affezionata e infine ha cominciato a sentirsi emotivamente coinvolta. La donna è sposata dal 2018, eppure suo marito l’ha presa piuttosto bene, considerando la questione circoscritta a una semplice chat vocale, lontana dall’essere una persona reale e quindi distante allo stesso modo dal concetto di tradimento.

Sbarazzandosi della versione gratuita di ChatGPT, la donna ha deciso di sottoscrivere un abbonamento da 20 dollari al mese, che le garantisce un rapporto più autentico e la possibilità di inviare al suo compagno virtuale circa 30 messaggi ogni ora. Con i nuovi mezzi a disposizione, Ayrin ha iniziato a dedicare molto tempo a questo particolare rapporto, trascorrendo oltre 20 ore alla settimana sull’app di ChatGPT. Alla fine del 2024, OpenAI ha annunciato un piano premium da 200 dollari al mese, per garantire un accesso pressoché illimitato alle proprie funzioni. Ayrin ha deciso di sottoscriverlo, portando la sua relazione a un livello successivo, decisamente più costoso ma allo stesso modo più stretto.

Oltre a infiammare un dibattito sempre più attuale come quello delle relazioni con la tecnologia e con l’IA, la storia di Ayrin riporta la mente indietro di qualche anno, quando il regista Spike Jonze (Essere John Malkovich, Il ladro di orchidee) realizzò un film dai temi estremamente simili. Oggi, infatti, vi consigliamo Lei, con Joaquin Phoenix.

Lei, di Spike Jonze

Theodore Twombly (Joaquin Phoenix) è un uomo solo e dal carattere particolarmente introverso. Twombly, così come la società intorno a lui, si ritrova immerso in un mondo, quello di un futuro prossimo, in cui la tecnologia ha raggiunto un ruolo di primissimo piano nella vita quotidiana delle persone. Cercando di allontanarsi il più possibile dalla sua solitudine, l’uomo decide di acquistare un nuovo sistema operativo ‘OS 1’, che si basa su un’intelligenza artificiale in grado di adattarsi alle esigenze di ognuno. Avviato il sistema, Twombly sceglie una voce femminile (Scarlett Johansson), che automaticamente prende il nome di Samantha.

In momento molto critico della sua vita, determinato anche dal divorzio con la moglie Catherine (Rooney Mara), Twombly ritrova nella voce di Samantha una compagna molto preziosa, una confidente pressoché fondamentale che inizia a sviluppare sentimenti sempre più complessi. Quest’ultima spinge l’uomo ad affrontare un appuntamento al buio con Amy (Amy Adams), ma l’attrazione emotiva che Twombly prova nei confronti di Samantha ostacola ogni altra possibile relazione.

Il romanticismo nell’epoca dell’IA

Una delle principali abilità di Spike Jonze, dal punto di vista narrativo, è quella di aver creato nel corso della sua carriera personaggi la cui più grande spinta drammaturgica, piuttosto simile da film a film, è quella dettata dalla ricerca della felicità, dunque da una sorta di evasione da una realtà quotidiana deludente dominata dall’anonimato più assoluto e sconfortante. Il risultato, che qualcuno contesterebbe relegandolo al girotondo dell’autocompiacimento, in realtà nasconde una forma di romanticismo estremamente autentica e attuale, esaltata dalla poetica di Jonze che ne mette in evidenza i caratteri più profondi e sfaccettati.

Con Lei, Jonze prosegue in questa precisa direzione, servendosi però della tematica basata sul rapporto tra uomo e intelligenza artificiale. L’errore più grande sarebbe quello di considerare il tema scelto come una riflessione analitica che ne approfondisce i diversi aspetti, magari anche propinando giudizi e sentenze di sorta. Jonze, al contrario, fa uso di questa tematica come strumento per veicolare contenuti ben più radicati nella dimensione umana: dall’affrontare la fine di un rapporto alla necessità di ritrovarsi, dall’evasione dalla realtà al desiderio di sentirsi apprezzati e infine amati.

Tutto questo passa naturalmente dalla concezione di un mondo piuttosto profetico in cui la comunicazione tra gli individui avviene sempre per vie traverse (lettere ed email personali scritte da altri, sistemi operativi intelligenti che comunicano per noi). Jonze ricorre agli espedienti della fantascienza più classica, sfruttandone tutte le potenzialità drammatiche e visive liberandosi inoltre dai rischi tipici che caratterizzano un film-trattato. Il risultato è decisamente buono, nonostante qualche difficoltà di sceneggiatura. Emerge, infatti, un pizzico di lungaggine espositiva che rallenta il ritmo e sfianca i temi presentati, che ci mettono un po’ ad arrivare al loro naturale compimento narrativo.

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Giuseppe Avico