Cinema

La locandina, il consiglio cinematografico di oggi: Scarface, di Brian De Palma

Di recente, il presidente colombiano Gustavo Petro è intervenuto discutendo riguardo alla problematica del narcotraffico e come contrastarla, lanciandosi in una dichiarazione a dir poco discutibile: “La cocaina fa male quanto il whisky”. Petro ha poi suggerito che la legalizzazione della cocaina in tutto il mondo potrebbe rappresentare una valida soluzione per smantellare il business illecito che sostiene le organizzazioni criminali. Al di là di certe affermazioni, inappropriate e dettate dal perverso gioco dei sensazionalismi, quello del narcotraffico è un problema di una certa rilevanza che affonda le proprie radici nel passato, coinvolgendo realtà di tutto il mondo.

Sul tema, la cui rappresentazione spesso e volentieri si ricollega al mondo delle organizzazioni criminali, il cinema ne ha stabilito i canoni per un vero e proprio sottogenere, estremamente prolifico e stracolmo di film cult e autentici capolavori. Oggi ve ne consigliamo uno di grande successo, perfettamente incastonato nei linguaggi cinematografici tipici degli anni Ottanta, spinti al limite dalla maestria tecnica del suo regista, e adeguatamente inserito, seppur in modo radicale, in un contesto sociale dominato dagli orrori e dal potere del narcotraffico. Stiamo parlando naturalmente di Scarface, di Brian De Palma.

Scarface, di Brian De Palma

Miami, 1980. Tony Montana (Al Pacino) e l’amico Manny Ribera (Steven Bauer), due rifugiati cubani nonché piccoli criminali, raggiungono le spendenti coste della Florida per realizzare il loro “sogno americano”, ovvero quello di scalare le vette gerarchiche del narcotraffico. Prima si mettono in affari con il boss Frank Lopez (Robert Loggia), poi l’intraprendenza di Tony e un atteggiamento senza scrupoli lo portano a sradicare il boss dal suo trono, avviando così un enorme impero criminale tutto suo. Lungo il cammino, dettato dai principi di una violenza inaudita, Tony si lega all’ex compagna di Lopez, la bellissima Elvira (Michelle Pfeiffer). Ma come la storia insegna, ogni impero, prima o poi, è destinato a crollare. Così quello di Tony, il cui carattere esuberante, scandito dalla gelosia, dalla dipendenza e da una profonda paranoia, lo porterà all’autodistruzione.

Brian De Palma e Oliver Stone, quest’ultimo in veste di sceneggiatore, realizzano un remake di Scarface – Lo sfregiato, il capolavoro anni Trenta di Howard Hawks. Mentre il film originale racconta i complessi anni del proibizionismo a Chicago, De Palma decide invece di spostare l’attenzione sulla Miami degli anni Ottanta, colpita duramente, segnata dalla follia e dal potere del narcotraffico. Lo sguardo di De Palma, rispetto a quello di Haks, altri tempi in fondo, risponde a un approccio che indaga più attentamente sulle logiche perverse del potere stesso, sulle condizioni pressoché patologiche che infettano le persone che ne fanno parte, con un focus naturalmente centralizzato attorno alla figura del protagonista, Tony Montana. A questo si aggiunge poi un pensiero allegorico intrinseco alla narrazione, un teatro di vittime e carnefici sullo sfondo del capitalismo americano, ammaliante e profondamente corrotto.

Il regista segue da un lato la via dell’estremizzazione visiva, dettata dal principio di una spettacolarità perfettamente in linea con il cinema di quegli anni, dall’altro quella che risponde alle più indiscutibili peculiarità del suo stile, basato su una maestria tecnica di altissimo livello. La violenza viene enfatizzata, perfino esasperata, combinata però a una dimensione più intima che regola la dilatazione del ritmo, quello di un film che nonostante tutto sa perfettamente come bilanciarsi. Il clamoroso successo di Scarface si lega naturalmente alle caratteristiche sopracitate, ma anche e soprattutto alla potenza e alla teatralità mitizzata del suo protagonista, quel Tony Montana interpretato da uno straordinario Al Pacino.

Published by
Giuseppe Avico