Cinema

La locandina, il consiglio cinematografico di oggi: School of Rock, di Richard Linklater

Di recente, il ministro Giuseppe Valditara ha presentato i nuovi programmi scolastici. Diverse sono le novità in merito, tra cui l’inserimento opzionale del latino alle medie, l’approfondimento della storia dell’Italia e la lettura della Bibbia. Naturalmente sono state molte le reazioni contrastanti sulla questione: studenti e opposizioni sostengono che i programmi sono dettati da un’impronta tradizionalista, conservatrice e reazionaria troppo marcata, altri invece evidenziano come il rafforzamento dello studio della storia possa risultare un elemento molto positivo.

Una delle esperienze che un po’ tutto il mondo si ritrova a condividere è sicuramente quella della scuola. È un periodo piuttosto lungo della nostra vita in cui si forma il carattere, si stringono amicizie, si va incontro ai primi amori, alle primissime delusioni, si cade e si impara come rialzarsi. In sintesi, un periodo delicatissimo la cui natura universale ha ispirato il mondo del cinema arrivando dritto al cuore e alle emozioni di ognuno di noi.

L’attimo fuggente (1989), La scuola (1985), Elephant (2003), La classe (2008): questi sono solo alcuni tra i più noti esempi cinematografici, gli stessi che, con profonda ironia o con la drammaticità delle vicende raccontate, ci hanno fatto tornare tra i banchi di scuola. Ce n’è uno in particolare, però, che per ritmo (a tempo di rock) e per l’abilità di sfuggire ai moralismi ha saputo cogliere e riproporre i tratti più genuini della commedia. Oggi, infatti, vi consigliamo School of Rock, di Richard Linklater.

School of Rock, di Richard Linklater

Dewey Finn (Jack Black) ha una sola e sconfinata passione, quella per la musica e per il rock in particolare, una vera e propria ragione di vita. Il problema, però, è che la sua passione non è supportata dal denaro. Dewey è al verde e viene anche escluso dal suo gruppo, a poche settimane da quella che per lui è un’occasione fondamentale: la gara tra band.

Per caso, o forse per uno strano scherzo del destino, il suo coinquilino Ned (Mike White) riceve un’offerta di lavoro, quella di lavorare come supplente in una prestigiosa scuola privata. Dewey decide di sfruttare quest’occasione per ingannare tutti, assumendo l’identità del coinquilino e amico nel tentativo di racimolare qualche soldo utile per pagare l’affitto di casa. Una volta giunto in classe, e intuito che il gioco potrebbe perfino funzionare, Dewey, che non ha alcuna abilità nell’insegnamento, si ritrova a dover fare i conti con una classe in cui vige la rigidità e il buon comportamento. Per Dewey la soluzione è tanto semplice, si fa per dire, quanto immediata: trasformare la classe in una vera e propria sala prove, iniziare gli alunni alla nobile arte del rock e farli sciogliere liberando il loro lato più esuberante e creativo. L’obiettivo finale è quello di farli gareggiare come gruppo nella decisiva battaglia tra band.

Diretto, sincero e divertente

L’ingarbugliarsi su sé stessi, soprattutto quando l’obiettivo primario sarebbe quello di far divertire, è un difetto di molte commedie, le stesse che aggiungono elementi a vuoto nel tentativo di centrare il proprio obiettivo mascherando spesso la mediocrità di base delle loro trame. Il film di Linklater, che in realtà nulla inventa che possa considerarsi davvero rivoluzionario, sfrutta però un certo numero di elementi, in fondo pochi ma quelli giusti, creando una commedia che in primis fa quello che deve fare, ovvero intrattenere divertendo, e solo poi rivela le peculiarità che sono quelle riconducibili al romanzo di formazione. Il film, inoltre, schiva con precisione ogni forma di moralismo, manifestando al contrario una sincera leggerezza senza ulteriori fini se non quelli sopracitati, sprigionando il lato più diretto e genuino della produzione.

Menzione a parte per lo straordinario Jack Black, vero mattatore del film. Su di lui poggia il peso di buona parte del divertimento e dell’attenzione generale, concentrate su un personaggio, sfrenato, vivace e brillante, che l’attore pare vestire come una seconda pelle. Ma trattandosi in fin dei conti anche di una commedia nella quale la musica ricopre un ruolo primario, la colonna sonora del film risulta essere particolarmente azzeccata, sulla stessa linea d’onda, scatenata e in chiave rock, del suo indimenticabile protagonista.

Published by
Giuseppe Avico